Un ‘Italia che si odia ed una targa commemorativa che divide.
Una ragazzina seviziata ed uccisa da alcuni partigiani e che ancora divide fascisti ed antifascisti. Perché per gli oscurantisti boldriniani è una bestemmia ricordare i loro crimini mentre FIANO rimarca solo quelli fascisti.
La storia di Giuseppina Ghersi è terribile. L’ha raccontata Gianpaolo Pansa in uno dei suoi libri sul dopoguerra e sulle follie antifasciste: «I rapitori di Giuseppina decisero che lei aveva fatto la spia per i fascisti o per i tedeschi. Le tagliarono i capelli a zero. Le cosparsero la testa di vernice rossa. La condussero al campo di raccolta dei fascisti a Legino, sempre nel comune di Savona. Qui la pestarono e violentarono. Una parente che era riuscita a rintracciarla a Legino la trovò ridotta allo stremo. La ragazzina piangeva. Implorava: Aiutatemi! Mi vogliono uccidere. Non ci fu il tempo di salvarla perché venne presto freddata con una raffica di mitra, vicino al cimitero di Zinola. Chi ne vide il cadavere, lo trovò in condizioni pietose».
Esiste per caso una gerarchia ed un’importanza di un crimine? Esiste un tipo d’odio che è più legittimo degli altri? No, non credo affatto.
Patrizia Stabile
Targa per Giuseppina Ghersi, la ragazzina violentata e uccisa dai partigiani: scoppia la polemica
A Noli, in Liguria, l’Iniziativa di un consigliere di centro destra. Opinioni contrapposte anche all’interno dell’Anpi
di Erika Dellacasa
La tomba di Giuseppina Ghersi
Il capogruppo di Forza Italia in Regione Liguria, Angelo Vaccarezza ci sarà (“come uomo e come padre”), la sindaca della giunta di centrodestra di Savona, Ilaria Caprioglio no: la posa di una targa a ricordo dell’atroce uccisione di una ragazzina savonese di tredici anni, Giuseppina Ghersi, ad opera di un gruppo di partigiani nel 1945 sta creando grande scompiglio a destra e a sinistra. La decisione di mettere una lapide il 30 settembre è stata assunta dal Comune di Noli su proposta di un consigliere e accolta dal sindaco di centrodestra. L’ Anpi di Savona si è opposta alla cerimonia: “Giuseppina Ghersi al di là dell’età era una fascista – ha detto il presidente Samuele Rago – Eravamo alla fine della guerra è ovvio che ci fossero condizioni che oggi ci appaiono incomprensibili. Era una ragazzina ma rappresentava quella parte là. Una iniziativa del genere ha un valore strumentale protesteremo”.
Divisi anche i partigiani
Contro l’opinione di Rago si sono espresse alcune sezioni liguri della Liguria, altri invece come “Fischia il vento” l’hanno sostenuta annunciando che si presenteranno alla cerimonia con le foto dei giovanissimi partigiani uccisi. Mentre si sta sollevando un polverone la sindaca di Savona Caprioglio invita a fare un passo indietro: “Non si deve rischiare di strumentalizzare un fatto accaduto settant’anni fa e dai contorni ancora oscuri. Quello che sappiamo è che si è trattato di una violenza terribile e di un abuso nei confronti di una bambina. Al netto dell’era fascista e di quello che significò allora, c’è stata una vita innocente spezzata, davanti alla quale credo si debba provare rispetto e silenzio. Basta urlarsi addosso l’uno con l’altro e giocare a chi si infanga di più. Non voglio parlare né di destra né di sinistra, invito a guardare alle nostre coscienze. Quello che importa è che questa violenza non si ripeta mai più, è su quello che accade oggi, sulle violenze e le emergenze di oggi, che ci dobbiamo impegnare e non usare episodi del passato come una clava da qualunque parti questo avvenga. La vicenda di Giuseppina Ghersi ci dice fino a che punto la ferocia dell’uomo può spingersi, oggi come allora. Riflettiamo”.
«Era una spia», ma aveva 13 anni
Quello che accade in quei giorni è stato sepolto nella memoria savonese per anni ma una ricostruzione è contenuta nell’esposto di sei pagine che il padre di Giuseppina consegnò alla Procura di Savona qualche anno dopo chiedendo un’indagine. Giuseppina, tredicenne, fu prelevata da tre partigiani, picchiata e seviziata, forse violentata, davanti alla madre e al padre che scrisse come gli uomini la presero a calci ”giocando a pallone con lei” fino a ridurla in stato comatoso. La raparono a zero, le dipinsero la testa di rosso, la sfigurarono a botte. Poi la giustiziarono con un colpo alla nuca, il corpo fu gettato davanti al cimitero di Zinola. Studentessa, Giuseppina aveva vinto un concorso a tema e aveva ricevuto una lettera di encomio da Benito Mussolini: questo uno dei più gravi indizi contro di lei accusata di essere una spia delle Brigate Nere. La foto del suo arresto la ritrae, il volto imbrattato di scritte, le mani legate dietro la schiena, prigioniera fra uomini adulti armati e sorridenti.
15 settembre 2017
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Da: http://www.corriere.it/cronache/17_settembre_15/targa-giuseppina-ghersi-ragazzina-violentata-uccisa-partigiani-scoppia-polemica-d2af15b0-99da-11e7-9e2a-6c2939e9493e.shtml
La storia di Giuseppina Ghersi, la 13enne stuprata dai partigiani garibaldini
La sconosciuta storia di Giuseppina Ghersi, la ragazzina violentata e uccisa dai partigiani garibaldini perché accusata di “collaborazionismo” ricordata dal Movimento Autonomo Alternativo
27 aprile 2015 Giulia Galletta
Una delle storie meno conosciute riguardante gli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale in Italia è quella di Giuseppina Ghersi, una 13enne che fu violentata e uccisa perché si trovava sul “lato sbagliato” della storia, ma non per questo non deve essere ricordata. La vicenda incominciò il pomeriggio del 25 aprile 1945 quando un gruppo di partigiani si presentarono a casa della famiglia Ghersi, proprietaria di un piccolo negozio di frutta e non avente simpatie per il regime fascista, per chiedergli del materiale di medicazione che viene dato senza problemi. Il 26 aprile, però i coniugi Ghersi vennero fermati da due partigiani armati, che li portarono al campo di concentramento di Legino, uno dei sette campi di concentramento istituiti dai partigiani durante la fine della guerra. In seguito vennero arrestati gli altri componenti della famiglia tranne la piccola Giuseppina, che in quel periodo si trovava ospite di amici.
I due coniugi chiesero ai partigiani i motivi della detenzione e gli venne detto che si trattava di un semplice controllo, visto che avevano bisogno di interrogare la loro figlia visto che,anni prima, a seguito della vincita di un concorso nazionale scolastico aveva ricevuto una lettera dall’entourage di Mussolini per complimentarsi di ciò, come accadeva normalmente. Per questo innocuo episodio i partigiani garibaldini sospettarono che la bambina era una spia del regime fascista. Quindi, dopo aver manipolato i coniugi Ghersi per convincerli della loro buona fede, si fecero accompagnare dagli stessi per prendere la piccola. Ma, quando tornarono al campo di concentramento con la bambina, la stessa Giuseppina e la madre vennero stuprate e ripetutamente picchiate ed il padre della bambina fu costretto ad assistere agli atti di femminicidio commessi, e nel mentre venne torturato sadicamente.
Durante gli abusi, i partigiani, non contenti di quello che avevano già rubato, chiesero più volte all’uomo di rivelare il nascondiglio dove era contenuto il denaro e altri beni preziosi. Dopo le violenze, i coniugi Ghersi vennero portati al Comando partigiano locale che li rinchiuse in carcere, mentre per Giuseppina si consumarono altri giorni di atroci sofferenze. Infine, il 30 aprile 1945, la bambina venne uccisa con un colpo di pistola e gettata su un mucchio di altri cadaveri davanti alle mura del Cimitero di Zinola.Un signore che passava nei dintorni testimoniò che: “Era un cadavere di donna molto giovane ed erano terribili le condizioni in cui l’avevano ridotta. Evidentemente avevano infierito in maniera brutale su di lei. L’orrore era rimasto impresso sul suo viso, una maschera di sangue con un occhio bluastro tumefatto e l’altro spalancato sull’inferno”. La storia di Giuseppina Ghersi è stata ricostruita nel dopoguerra grazie al padre, che il 29 aprile 1949 presentò al Procuratore della Repubblica di Savona un esposto di sei pagine.
Per approfondire http://www.strettoweb.com/2015/04/storia-giuseppina-ghersi-13enne-stuprata-dai-partigiani-garibaldini-foto/272936/#KwtXmJXoS11RcPvS.99