Censimento della popolazione dal 31/12/ 1861 al 1/1/ 1862

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Tratto da :La Prima Legislatura del Regno d’Italia- di Leopoldo Galeotti- Firenze 1865

Pag. da 46 a52

CAPITOLO X.
Il Censimento.
Prima ed indispensabilee condizione delle moltiplici riforme che attendevansi dal Parlamento, era il conoscere la popolazione del Regno, ed il modo col quale distribuivasi nelle sue diverse provincie.
Questa condizione elementare mancava affatto, ed erronei per conseguenza erano i dati che potevano ricavarsi, sia dai libri, sia dai registri governativi, comecchè potesse affermarsi che quello che si chiama stato civile fosse più o meno ignoto nelle provincie italiane.
Pareva che i cessati Governi avessero praticata ogni opera per distogliere i cittadini perfino dal desiderio, non dico di conoscersi, ma di numerarsi.
Nelle provincie napoletane nessun censimento arasi fatto dopo il 1824, e nelle siciliane dopo il 1831. In Toscana dopo il censimento nominale del 1841, che pur doveva rinnuovarsi ogni dieci anni, nulla di più era stato fatto. Nelle provincie pontificie non vi era che il censimento del 1853, ma scarso negli elementi suoi ed incertissimo nei resultati. Nel Modenese non vi erano che i registri dei parrochi. Migliori lavori statistici si avevano nelle provincie parmensi e lombarde per i censimenti del 1857, ma questi pure difettosi, sia rispetto alle norme generali, sia rispetto ai modi coi quali vennero eseguiti.
La migliore applicazione del sistema inglese si ottenne nelle antiche provincie colla legge del 4 luglio 1857, che sanzionava i quattro principii fondamentali di quel sislema, cioè la popolazione di fatto, il censimento contemporaneo, la cooperazione dei cittadini, il Criterio locale, in sostituzione della popolazione di diritto, del censimento successivo, dell’opera degli ufficiali del Censo e del criterio giuridico, coi quali eransi effettuati tutti i censimenti antichi.
Tale è il sistema che prima fu adottato col reale decreto degli 8 settembre 1861 e poi fu sanzionato colla legge del 20 febbraio 1862 (pubblicata dopo il fatto), in ordine alla quale, fu stabilito, che « i capi di famiglia, i capi dei corpi e degli stabilimenti che riuniscono più persone in convivenza, non che gli individui che vivono soli, dovessero iscrivere nelle schede che sarebbero distribuite a domicilio per il censimento della popolazione dal 31 decembre 1861 al 1 gennaio 1862, tutte le annotazioni corrispondenti alle categorie di dette schede, che saranno tenuti di Consegnare riempite ai commessi comunitativi che recherebbonsi a tale uopo nelle respettive case dopo il 1° gennaio 1862. »
Quella contemporaneità assoluta, che fondavasi esclusivamente sul concorso stesso delle popolazioni, e che giustamente venne qualificata come nuovo plebiscito, riusci perfetta mente, talchè si ebbero tutti i dati e tutte le notizie occorrenti, per accertare quale fosse realmente la popolazione di fatto del Regno d’Italia dal 31 dicembre 1861 al 1° gennaio 1862, e di quali elementi si componesse.
Tali elementi, per cura del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, sono stati ordinati e classati in una importantissima pubblicazione che offre copiosissimi argomenti di studi e di esame.
Questa pubblicazione ci fa conoscere il numero delle case, delle famiglie e il quadro degli abitanti per Comune, distinguendo 1′ aggregazione comunale in centri, casali e case sparse. Ci fa conoscere distinta la popolazione per età, per sesso, per istruzione: ci dà gli abitanti classificati per professione, per età, per sesso, per relazioni, domestiche: ce li fa vedere nelle loro origini e nelle loro emigrazioni periodiche: ce gli distingue per lingua, per religione, per condizioni di salute. Insomma il lavoro è riuscito veramente compiuto, talchè per questo lato non abbiamo nulla da invidiare alle altre nazioni.
Così l’accertamento della popolazione di fatto, ha fornito anche gli elementi per conoscere ad ogni richiesta la popolazione di diritto. Così l’anagrafe della popolazione serve a meglio determinare, a rispettare, a garantire tanto le obbligazioni quanto i diritti dei cittadini, per la costituzione dei collegi elettorali, per la composizione dei consigli comunali e provinciali, per la iscrizione sulle liste elettorali e sulle matricole della Guardia Nazionale, per l’applicazione delle leggi d’imposta, per la esatta applicazione di tutte le classificazioni stabilite dalla legge, in tutte le parti della pubblica amministrazione.(Tutto il censimento, compresa la pubblicazione dei resultati, è costato la spesa di lire 640 mila, che ragguaglia a lire 29,38 per ogni 1000 abitanti)
I limiti che mi sono imposti in questo mio povero lavoro, non mi consentono di entrare in troppi minuti particolari. Mi restringo adunque a notare le resultanze generali.
La popolazione del Regno al 1° gennaio 1862, era di 21 777 334 abitanti, che vivono in 59 provincie, scompartite in 7720 comunità.
La popolazione dell’ Italia geografica ascenderebbe a 27 milioni.

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Così il comune conta fra noi in media 2824 abitanti, tre volte più popoloso che in Francia dove la media è di 978 abitanti, meno popoloso che in Prussia dove la media sale fino a 17 847 abitanti.
La popolazione considerata secondo le ubicazioni dove vive si repartisce

In 11 014 centri. ..14 810 838 abitanti.
In 13 369 casali. . . 1849 701 »
In case sparse. . . . 5116 795 »

Quindi considerando come urbane le popolazioni accolte in centri non minori di 6000 abitanti, può dirsi che la popolazione urbana ragguagli a 5 492 267 abitanti, e la popolazione rurale a 16 285 067 abitanti. E mentre in Francia la popolazione agglomerata nei centri maggiori di 2000 abitanti, raggiunge appena i 9 457 675, fra noi ascende a 9 268 196. Questo fatto che si ricongiunge e si spiega colla nostra storia, spiega del pari come l’Italia abondi di città, e di grandi città, e come la supreniazia delle città sia fatto antico fra noi, che prende sempre nuova consistenza.

La popolazione considerata secondo il sesso si distribuisce in 10 897 236 maschi, e 10 880 098 femmine e quindi il sesso maschile, supera il femminile nella tenue proporzione di 50,04 a 49,96, con queste circostanze però che tale proporzione scende a più basso livello nelle provincie meridionali e che la superiorità numerica degli uomini alle donne cresce per tutto il Regno nelle case sparse, mentre, scema nei casali e nei centri di popolazione.
Rispetto allo stato civile ed alla condizione domestica i 21 777 334 abitanti del Regno d’Italia si dividono in 12 671 751 celibi, 7 673 425 coniugati, 1 432 158 vedovi repartiti come appresso.
tabella 51
così i celibi maschi prevalgono alle femmine in ragione di 52,45 a 47,55 per ogni 100; i due sessi si equilibrano fra i coniugati: nei vedovi invece il numero delle femmine è più che doppio di quello dei maschi.
Rispetto alle famiglie, noi ne abbiamo in Italia 4 674 371, ragguagliando ciascuna una media di 4,66 al cui ricovero stanno 3 693 172 case, delle quali 3 313 470 abitate e 379 702 vuote.
Dividendo finalmente la popolazione pei chilometri, che rappresentano l’estensione complessiva della sua superficie (259 320,31), noi troviamo che essa corrisponde ad una densità media di 83,98, lo che ragguaglia il termine medio di 84 abitanti per ogni chilometro quadrato, media che è sempre superiore alla media francese, ove la popolazione ragguaglia invece a 69 abitanti per ogni chilometro quadrato.
Dal confronto istituito tra le resultanze dell’ultimo censimento e i censimenti anteriori, comunque tanto più difettosi e imperfetti, si giunge a costatare che la popolazione oggi di 21 777 334 era nel decennio precedente di 19 996 639 abitanti, e quindi da questo aumento comparativo di 1 780 695 abitanti, potrebbe dedursene che l’aumento medio corrisponda a 113 522 per anno.
A questo punto credo bene di fermarmi, bastando le notizie sopra esposte a mettere in rilievo la importanza grandissima che un più perfetto censimento può avere sul complesso delle previdenze legislative, tanto rispetto alle condizioni economiche delle diverse provincie del regno, quanto rispetto alle differenze notabilissime che si riscontrano in fatto di popolazione tra il nostro paese e gli altri, che spesso si citano e si prendono a modello.