Il Vittorione? Figlio di un macellaio
di Antonio Ciano
I Savoia potrebbero incazzarsi nel leggere i nostri resoconti di una storia finalmente diversa da quella propinataci dai vari regimi; di una cosa però possono andare orgogliosi: Vittorio Emanuele II non era un Savoia ma, come ci fa sapere Massimo D’Azeglio “… il suo vero padre era un macellaio di Porta Romana a Firenze …” .
Infatti Vittorio Emanuele II era figlio spurio sostituito al vero Vittorio Emanuele quando il vero erede subì ustioni mortali a Poggio Imperiale nel Settembre 1822 .
A Napoli, Vittorio Emanuele II sarebbe stato chiamato “ figlie ‘e zoccola”.
A pag. 11 del libro “Vittorio Emanuele II” di Pier Francesco Gasparetto leggiamo quanto segue: “Proprio a Poggio Imperiale il piccolo Vittorio corre il primo rischio serio della sua vita. Rischia di finire bruciato vivo nella culla. I fatti, secondo il rapporto del caporale Minutti, vivacizzato da un uso personalissimo della lingua e della punteggiatura e indirizzato ‘All’Illustrissimo Signor Commissario del Quartiere Santo Spirito’, si svolsero in questo modo: “La sera del sedici stante verso le undici e mezzo, la Baglia di Sua Altezza Imperiale e Reale il Principe di Carignano, essendo nel suo appartamento, e volendo con il lume ammazzare le zanzare gli prese fuoco lo zanzariere; ed il vestito che aveva ancora indosso, volendo salvare il Bambino che era in letto accese ancora il medesimo alle grida della medesima accorse delle Cameriste, e altre persone di servizio, e spensero il fuoco, essendo rimasto nel letto mezzo materasso, e la Baglia si dice che stia in pericolo ti vita, stante di essersi bruciata sotto. Che è quanto”.
A Firenze, e non solo a Firenze, all’indomani di questo episodio si comincia subito a fantasticare. A molti appare miracoloso (troppo miracoloso) che il bambino, che pur si è trovato nella culla in fiamme ( tanto che non ne è rimasto che <<mezza materassa>>), pochi giorni dopo l’incidente sia sano e vispo come prima, mentre la nutrice, che si è trovata solamente “ accanto “ alla culla, pochi giorni dopo muoia a causa delle bruciature. Chi vi legge la mano del destino, chi della Provvidenza, chi, invece sussurra che il bambino morto tra le fiamme è stato sostituito a tamburo battente con un altro della stessa età. Non lo si dice solo in quei giorni, ma si continuerà a dirlo per tempo ancora, quando, miracolato, crescendo, dimostrerà diversità sempre più appariscenti con il padre, con il fratello, e con gli antenati in blocco. Fisiche, di stile, di comportamento, di gusti, di tutto[…] lo stesso Massimo D’Azeglio sosterrà sempre che era un “ figlio di un macellaio di Porta Romana a Firenze” e ne specificherà persino il nome: “ certo Tanaca”. (Pier Francesco Gasparetto, Vittorio Emanuele II, Rusconi Libri s.r.l., Milano, 1994, pag. 11-12).
«Vittorio Emanuele II di Savoia (Vittorio Emanuele Maria Alberto Eugenio Ferdinando Tommaso di Savoia, nato a Torino, 14 marzo 1820 e morto a Roma, 9 gennaio 1878) è stato l’ultimo re di Sardegna (dal 1849 al 1861) e il primo re d’Italia (dal 1861 al 1878).
Dal 1849 al 1861 fu inoltre Principe di Piemonte, Duca di Savoia e Duca di Genova. Per non aver abrogato lo Statuto Albertino gli venne dato l’appellativo di Re galantuomo o Re gentiluomo, appellativo con cui è ricordato tutt’oggi.
Egli, coadiuvato dal primo ministro Camillo Benso, conte di Cavour, portò infatti a compimento il Risorgimento nazionale e il processo di unificazione italiana. Per questi avvenimenti viene indicato come “Padre della Patria”.
A lui è dedicato il monumento nazionale eponimo del Vittoriano, sito a Roma, in piazza Venezia.»
Note bibliografiche
Prima Edizione del 1983, a copertina rigida in tela rossa con sovracoperta illustrata e fotografie in B/N e a colori, anche a tutta pagina, all’interno.