CAP II PAG 27 -30
II.IMPOSIZIONE E TASSE
1. Il raffinamento per sovraimposte daziarie inspira alministro la proposta di una tassa su diverse concessioni del governo ( Questo carico ha dato luogo a scandalose polemiche nei giornali, anche dopo la nomina del Conforti a ministro guardasigi11i in Torino.), 50 mila lire pel íitolo di principe; 40 mila pel duca; 30 mila pel inarchese; 20 mila pel conte; 15 mila pel visconte; 10 mila pel barone; mille per un’aggiunta al cognome; mille gli per gli stemmi
de’municipi; e 500 per quelli de’ privati; -la metà della rendita nella collezione de’beneficcii ecclesiastici, e cappelanie-; – cento lire per potersi fegiare d’una decorazione cavalleresca – estera; da 100 sino a 900 lire per la Concessione delle fere, e, mercati a’ varii paesi , secondo il numero degli abitanti,il 3 per cento su le pensioni vitalizie d’impiegati civili e militari, eloro vedove; – da 25 fino a mille lire per l’approvazione delle società commerciali, secondo il loro capitale; – 100 lire per la conferma di lauree universitarie estere, o per autorizzare un estero all’esercizio d’una professione nello stato , o per esservi naturalizzato; – lire 50 per la dispensa matrimoniale tra congiunti.
E nella tornata de’17 gennaro taluni deputati presentano il progetto di legge « di far pagare una tassa di ,cinque centesimi per qualunque persona ammessa ne’teatri di prosa e di musica , circoli di equitazione , acrobatici balli ed ogni altro spettacolo, dove si raduna il pubblico ».
2. Grave agitazione produce nel foro, e nell’ordine degli avvocati la nuova tassa sul registro, e bollo, che era pur troppo mite e tenue sotto il cessato governo.
Accadono, disordini, ed il pubblico protesta con dimostrazioni minacciose ne’tribunali:- a’2 gìugno, allo aprirsi della udienza in Napoli si levano furibondi clamori, urli, e fischi, che fanno tremare i magistrati: sono chiamate le cause, ma gli avvocati, benchè presenti, si astengono dal rispondere, e le fanno decadere : accorre la guardia nazionale; ma il tumulto non cessa, e si ripete, ne’giorni susseguenti, non solo in Napoli, ma anche nelle altre, provincie , e se ne inviano pressanti telegrammi a Torino ( Nomade , giornale napolitano, 2 giugno). – Contemporaneamente più minaccioso è il contegno degli avvocati di Sicilia, dove indignatissimo è il popolo per le vie di Palermo, e minaccia nuovi torbidi per gli 11 giugno: il governo intimidito si mostra condiscendente verso i Siciliani prorogando la riscossione delle nuove imposte ; non così verso i Napoletani, contro i quali aumenta soldati e cannoni ne’castelli. – La opposizione alle oppressive tasse e’l malumore popolare si sfoga con petizioni al parlamentò di Torino, e quivi si accendono le discussioni. Il deputato, Mancini nella tornata del 21 luglio espone il quadro comparativo delle anzidette tasse :
Per cui il medesimo deputato osserva-: -« mentre con le leggi anteriori nelle provincie meridionali si pagavano sei milioni dl lire per registro e bollo, oggi le tasse medesime imposte con le nuove leggi (fa ribrezzo a pronunciarne la cifra, che sembra incredibile ) toccano circa i 39 milioni; e così in un istante vengono ad aumentarsi quasi sette volte di più ! » E nell’altra tornata de’ 15 dicembre il deputato Ricciardi afferma « che la odiosa legge novella sul registro e bollo, anzichè aumentare le risorse dello erario ha portata una diminuzione di 33 milioni».
Ma come rimedio propinato della nuova politica governativa, da Torino partono riservatissime circolari a tutti i prefetti del Napoletano; insinuandosi loro di far presto redigere deliberazioni municipali a favore delle nuove tasse; cercando così, al solito; d’ingannare la pubblica opinione su le vere tendenze, ed i veri desiderii delle popolazioni !
3. E non ostante il disquilibrio finanziario il governo propone di aumentare la lista civile del re a circa 18 milioni annui, che una legge dei 1860 ( prima delte annessioni ) fissava a 10 milioni e 750 mila lire. Approvatasi nella tornata parlamentar,e de’2 agosto, il deputato napoletano Ricciardi opponendovisi, osserva :
« finchè siamo così aggravati d’imposte, io non credo conveniente di accordarsi questo aumento al re; siccome lodo la commessione del parlamento, che ha respinto l` articolo proposto, per gravissima inavvertenza del ministero; col quale, s’intendeva gravare l’erario delle ottocentomila lire spese pel viaggio del re in Napoli ».
Ed al proposito l’altro deputato napoletano de Cesare soggiunge: « dalla unità d’Italia i popoli si aspettavano campi vigne, e felicità. Non crediate, che essi sieno disposti a tollerare nuovi balzelli. Bisogna provvedere al poreggio « delle entrate e delle spese, senza ricorrere nè a nuove tasse; né a prestiti ».
– E quindi passa a deplorare il numero strabocchevole d’impiegati straordinarii, o inutili, massime i tanti ingegneri, cui il ministro dei lavori pubblici assegna una indennità pe’lavori a favore dello stato; ed accenna a mille altre inutili spese che si fanno nell’ amministrazione interna de’varii ministeri.
La Ricerca effettuata dal Prof.Renato Rinaldi verrà pubblicata in sei Puntate in considerazione della dettagliata analisi sociale, economica, militare, della Giustizia e della politica nel Reame delle Due Sicilie all’indomani della travagliata Unità d’Italia.
CAP III PAG 48 -52
IV ESORBITANZE DEI PROVVEDIMENTI
1. a 3 Ottobre il Tribunale militare di Torino si è radunato per giudicare gli anzidetti uffiziali, che si ricusarono di combattere, e di obbedire a’superiori ordini, e li condanna alla destituzione; questa senteuza è confermata dal Re. (l’Italia militare, giornale de’4 ottobre).
Ma, ben diversa era stata la sorte di altri militari per la stessa colpa. L’Opinione di Torino riferisce, che due sergenti de’bersaglieri sardi trovati fra i volontarii di Garibaldi, dopo che costui fu ferito, e fatto prigioniero, vennero immediatatnente fucilati; come lo furono altri 27 loro commilitoni trovatisi nello stesso caso, in Catania, e d’ordine di Cialdini.
Un telegramma dell’Agenzia Stefani, da Messina 4 settembre annunzia, che una colonna di garibaldini, comandata dal Trasellì è battuta da un battaglione piemontese, e lascia 90 prigionieri, fra cui un maggiore, un capitano, e dieci ufficiali: sono fucilati immediatamente sei militari disertori, che si trovano fra i prigionieri.
2. Per la notevole disparità delle pene, i giornali di Genova narrano di un soldato napoletano, che per prima e semplice diserzione erasi ritirato in famiglia (villaggio Garofali di Roccamonfina, presso Gaeta) dove viveva tranquillo ed innocuo: scoverto,è trascinato su la piazza di Roccamonfina, ed immantinenti fucilato; accorsa la madre ad implorare pietà, è ligata e tradotta carcere, da cui cancelli poté vedere la morte del figlio. – Contemporaneamente, ad altri disertori condannati a morte da un consiglio di guerra, il Re fa la grazia della vita. (Gazzetta ufficiale de’14 ottobre) Garibaldi, ed i suoi sono pienamente amnistiati.
3. I1 deputato napoletano de Cesare nella tornata de’22 novembre accenna allo stato deplorabile, a cui sono ridotte le truppe per la esorbitanza ne’provvedimenti delle continue marce, delle malattie, e morte incontrata negli scontri frequenti con le bande reazionarie, e ne dà questo esempio: – « In Capitanata vi sono tre reggimenti : ve ne é uno di cavalleria, che non ha più di 70 cavalli! Ve ne sono due di fanteria , che dovrebbeco avere le compagnie secondo le leggi e i regolamenti militari, di 80 a 120 uomini : invece una compagnia è composta di 45 a 50 uomini. Or dicendosi, che nelle provincie meridionali le milizie son tenute sul piede di guerra, il vederle ridotte à cosi tenui proporzioni, non può esser effetto di vizioso organamento; ma delle perdite patite ».
4. A provvedere poi su le tante diserzioni il giornalismo reclama severe misure. – « Il presente codice militare (scrive la Gazzetta del Popolo 23 aprile 1862 n. 113) è di una insufficienza deplorabile: pare immaginato da una commessione di pietosi avvocati, anzichè compilato da persone pratiche del mestiere: le autorità militari vorrebbero fare, ma si sentono le braccia tagliate ». Al che fa eco la Monarchia Nazionale nel suo foglio del 24 aprile:- « conveniamo che il nostro codice militare era dettato per un esercito, che fu modello di disciplina, e di onore militare; ma in mezzo alle circostanze eccezionali , in cui versiamo, non può ora riescire efficace ».
Anzicchè attribuire le cause della diserzione alla demoralizzazione rivoluzioniaria elevata a governo, si crede ripararvi con la esorbitanza delle sanzioni penali. – Invano i ministri della guerra, e dello interno scrivono circolari veementi sul proposito; fino a pretendere il secondo di essi, che « le guardie nazionali con l’attivo loro concorso abbiano a sopravegliare l’esercito regolare! ».
Si sospetta, che il clero possa essere una delle cause influenti alla diserzione! Il governo di Torino, e il parlamento se ne impienseriscono tanto, che creano una nuova legge per la punizione de’disertori, e loro complici, la cui mercè con pene straordinarie sono presi precipuamente di mira gli ecclesiastici. Per definire il merito di codesto provvedimento giova seguire le fasi della proposta, della discussione, delle opposizioni fattevi da varii deputati, e dell’approvazione.
A’3 giugno il ministro della guerra propone lo schema di cotal legge, con la ragionata sua relazione.- Lo spirito, che la informa è oltremodo severo, ed arbitrario, parziale, inosservante delle essenziali norme legislative su la eguaglianza delle pene, e sul foro ordinario giurisdizíonale.
La discussione dell’anzidetto progetto di legge occupa varie tornate del parlamento. -In quella de’2 luglio il deputato Massari propone, e svolge il seguente emendamento all’articolo 5. « In ogni caso, quando si tratti, che la provocazione; o il consiglio alla diserzione provenga da’ ministri de’culti, la pena sarà aumentata di due gradi più di quella stabilita per la diserzione » .
Insomma per incrudelire contro il clero si approva tra le grida di bene benissimo questo aggravio penale, mentrecchè nel progetto della commessione del parlamento erasi detto: – « – chiunque , o militare, o estraneo alla milizia avrà provocato, o consigliato ad un reato di diserzione, soggiacerà alle pene stabilite per la diserzione. = Qualora la provocazione, o il consiglio a disertare provenga da pubblici funzionari, o da ministri de’culti, la pena come sopra stabilita pe’provocatori, sarà aumentata di un grado ».
Nella, stessa tornata si legge l’articolo 9 dello stesso Progetto di legge così concepito:
– « Saranno sottoposte alla giurisdizione militare anche le persone estranee alla milizia, le quali abbiano provocato, consigliato, o in qualunque altro modo concorso ad un reato di diserzione, ovvero abbiano prestato assistenza, alloggio, o ricovero a’disertori».
Si oppongono a questo articolo i deputati Crispi, e Dondes, e con energiche, e giuste osservazioni dimostrano, che esso sia evidentemente contrario ali’ art. 71 dello Statuto costituzionale sul diritto di ogni cittadino di non esser privato del suo giudice territoriale; e che l’articolo stesso distrugga uno de’principii fondamentali di ogni libcttà. Il deputato Brofferio nella susseguente tornata del 3 luglio oppugna vivamente questo articolo, che egli definisce violatore de’principii della giustizia, e della umanità. E volgendosi ai ministro Pepoli, che gli è di fronte, domanda « se egli avrebbe cuore di chiudere la porta in faccia ad un povero giovane disertore, che stanco, affamato e febbricitante gli chiedesse ricovero per una sola notte? – No , certamente.
Eppure nel domani il ministro Pepoli, in virtù dell’art. 9 della presente legge, sarebbe sottoposto al tribunale militare! »- L’oratore ricorda in seguito il fatto di Danton, che dopo aver votata una legge simile, in virtù della quale andò poi a morte, benchè, innocente, prima di morire gridò: – “Questa legge l’ho votata ancor io; – la morte che ora mi si dà, me la sono meritata ». Conchiude « che egli non voterà mai una legge così ingiusta, e scellerata, come la presente, e la Camera votando questo articolo 9 crederà un giorno, come Pilato davanti ad un Giusto, di lavarsi le mani nell’acqua; – ma si accorgerà di averle grondanti di sangue innanzi a molti giusti iniquamente condannati”.
Ma la legge, che un Brofferío chiama ingiusta e scellerata, su la quale votano, 218 deputati, è approvata da 184 voti, avendo votato in contrario 34; ed uno si è astenuto.
Ma tra i 184 votanti facilmente si trovò il deputato Mordini, sul conto del quale è utile ricordare la relazione dell’altro deputato generale Lamarmora prefetto di Napoli, letta nella tornata del parlamento di Torino de’26 novembre 1862. In essa è detto di averlo fatto arrestare con gli altri due deputati Fabrizi e Calvino “per la parte attivíssiina presa alla ribellione di Garibaldi, che cominciò in Sicilia, e finì sconfitta nella estrema Calabria. – Ma vi ha di più (soggiunge il Lamarmora): mi risultava, e mi venne poi confermato da’rapporti del prefetto di Catania, del generale Mella, e del maggiore Pozzolini essersi tentato da’medesimi Fabrizi, e Calvìno , e massime dal deputato Mordiní di subornare la truppa a tradire il proprio dovere !!,.. lo arrossisco di avere colleghi, che si servirono del sacro mandato di deputato per meglio tradire il prestato giuramento ». ( Atti ufficiali della camera de’deputati n.912 pag.3546).
La Ricerca effettuata dal Prof.Renato Rinaldi verrà pubblicata in sei Puntate in considerazione della dettagliata analisi sociale, economica, militare, della Giustizia e della politica nel Reame delle Due Sicilie all’indomani della travagliata Unità d’Italia.