CENNI STORICI
Origini e Sviluppo dell’insediamento
Pontelandolfo sorge oggi su uno sperone roccioso che sovrasta la sottostante valle del Tammaro, lungo le vie di comunicazione con il Molise e l’Abruzzo.
Mattoni, embrici, monete d’età romana da sempre testimoniano la presenza di un insediamento in età romana alla località Sorgenza, lontano dall’attuale centro abitato, ove ancora oggi è uno tra i borghi più antichi dell’area.
Più di recente, invece, il rinvenimento di reperti pre-italici (anni 1998-2002) alle località San Giovanni, Coste Chiavarine (settembre 2002) e Coste dell’Avellana (settembre 2002) a margine della viabilità secondaria che si congiungeva con il Tratturo Regio (Via Numicia),confermerebbe la presenza nel territorio di Pontelandolfo di uno degli Oppidi Sanniti,lungo l’asse di comunicazione tra i Caudini e i Pentri.
Data la consistenza dei reperti rinvenuti, le località Coste Chiavarine e Coste dell’Avellana sono già vincolate quali aree d’interesse archeologico, mentre, più di recente, alla luce di recenti indagini svolte dalla competente Soprintendenza Archeologica, è in corso di apposizione un nuovo vincolo alla località Ponte Sorgenza.
Circa le origini dell’insediamento giunto fino ai nostri giorni, il cronista Falcone narra che un primo nucleo abitato sorse in maniera spontanea in epoca longobarda nei pressi di un ponte fatto costruire dal Principe Landolfo, prima del mille, a cui fu dato il suo nome.
Infatti, come osserva Gentile, se Landolfo avesse fondata una città o edificato una semplice fortezza, l’avrebbe chiamata, tutt’al più, Castel-Landolfo.
L’esistenza di un insediamento già prima dell’anno mille, inoltre, è stata di recente confermata dal ritrovamento avvenuto nella Biblioteca Capitolare di Benevento di una pergamena datata all’anno 1064. In quest’atto, che si riferisce ad una permuta di proprietà fra Alferio e l’Abate Giovanni dell’abbazia di Santa Teodora di Pontelandolfo, infatti, si precisa che Ponte Landolfi viene rogato “in castello”.
Nell’anno 1138, secondo quanto tramanda il cronista Falcone, il re Ruggiero il Normanno s’impadronì dell’abitato che ricadeva nella Contea di Ariano e poi lo incendiò per vendicarsi del Conte di Ariano.
Ancora in periodo normanno il territorio divenne Feudo dei Sanframondo, e poi degli Svevi. Successivamente, conquistato dai D’Angiò, il territorio entra a far parte del Principato Ultra, divenendo possedimento degli Aragona e poi dei Carafa all’interno del Regno di Napoli. Con decreto reale del 4 Maggio 1811, poi, Pontelandolfo passò al Molise, dei cui territori fece parte fino al 1861 quando passo alla nuova Provincia di Benevento.
Con l’Unità d’Italia Pontelandolfo fu teatro e vittima di alcuni dei più tragici episodi di brigantaggio politico.
A fronte della difficoltà oggettive in cui versava tanta parte della popolazione italiana, e di fronte all’unificazione forzata perseguita dall’esercito piemontese, il fenomeno del brigantaggio, diffusosi già nel XVIII secolo, acquistò un nuovo rilievo quale manifestazione del malcontento generale delle popolazioni locali, soprattutto quelle del Mezzogiorno, nei confronti del nuovo Regno dell’Italia Unita.
Numerose furono le resistenze e le reazioni all’unificazione forzata e tra queste quella armata fu il fenomeno più evidente, che coinvolse non soltanto il mondo contadino ma tutta la società del tempo nelle sue strutture e nei gruppi che la componevano, come risulta dagli atti dei tribunali militari e dai processi celebrati a Napoli dalle corti civili.
All’indomani dell’unificazione, il territorio di Pontelandolfo, in particolare, fu teatro di numerosi scontri tra briganti e bande insurrezionali borboniche, da una parte, ed esercito piemontese, dall’altra. Dopo le continue disfatte dell’esercito italiano ad opera delle bande insurrezionali borboniche, il 14 agosto 1861, per rappresaglia il paese fu dato alle fiamme dalle truppe del nuovo Regno che procedettero a fucilazioni e ad arresti di massa.
Articolazione dell’espansione del centro antico
Un recente studio del Prof. Mario Coletta, della Facoltà di Architettura dell’Università di Napoli Federico II, ha evidenziato che lo sviluppo dell’insediamento di Pontelandolfo è avvento per cerchi concentrici, secondo la consuetudine propria degli insediamenti di origine medioevale.
Tre cerchi, dunque, per tre fasi, che corrispondono a tre epoche successive di insediamenti,nell’arco temporale che va dal 1100 al 1900.
Lo sviluppo di un primo insediamento, nel 1100, fu legato alla posizione strategica lungo le vie di collegamento con l’Abruzzo e il Molise dalla Capitanata, dal Beneventano e dalla Terra di Lavoro e ai conseguenti traffici economici.
L’insediamento originario si sviluppò attorno al castello.
Considerato il ruolo strategico dell’area lungo importanti assi di comunicazione dell’Appennino centro meridionale, a seguito dei continui passaggi di eserciti quali quelli di Carlo D’Angiò nel 1266 e quello di Luigi d’Ungheria nel 1348, il nucleo originario venne fortificato. All’interno della nuova cinta di fortificazione -dotata di quattro porte:
Porta Nova ad oriente, Porta del Castello a nord-ovest, Porta dell’Annunziata a Settentrione- sulla sommità del colle era il castello che fu allora dotato di una nuova torre, tutt’oggi visibile, mentre l’antico borgo sorto lungo le pendici del colle cominciò a svilupparsi verso valle secondo lo schema dell’impianto più antico.
Nelle epoche successive, considerato lo spazio limitato all’interno del circuito murario, a seguito dell’aumento della popolazione residente, la maglia originaria dell’impianto finisce col frazionarsi in un dedalo di vie, vicoli, piazzette corti ed orti.
Al XIX e XX secolo risale, invece, l’espansione al di fuori del antica cinta muraria e, in epoca più recente, lungo la S.P. ex S.S. n.88 Sannitica.
All’interno del tessuto antico, la casa tipo si compone di un primo piano adibito a funzioni commerciali, laboratori artigianali oppure a taverne e locande, i piani superiori, invece, sono destinati a residenza, mentre nella parte retrostante sono orti o cortili comuni. In genere, infine, la morfologia delle case varia a seconda del tipo di proprietario: semplici e con un ridotto numero di vani fruibili quelle dei poveri, più rifinite e spaziose quelle delle classi agiate.