Recensione di Angela De Leo
“Filomena, la regina delle selve” di Valentino Romano
Valentino Romano, saggista di chiara fama e accurato, attento, appassionato ricercatore storico del brigantaggio del Sud postunitario, nonché paziente e solerte archivista, è stato sempre e lo è ancora studioso del ribellismo dei contadini meridionali, avendo al suo attivo numerosi saggi, ricchi di storie diverse legate ai vari briganti del passato, pubblicati con numerose e accreditate Case editrici non solo del Sud ma anche del Centro-Nord d’Italia. Carocci editore, Casa editrice di spicco a Roma, ne è un esempio. Con Carocci Valentino Romano ha ultimamente pubblicato il saggio storico Filomena, la regina delle selve – Storia e storie delle donne del brigantaggio -.
Una storia, quella di Filomena, che ha catturato pure me per la complessità anche romantica e avventurosa della vita di questa ragazza del popolo del Sud che Enzo Ciconte, famoso politico e saggista, studioso di numerosi personaggi storici, della mafia del brigantaggio e non solo, nella sua Prefazione al libro, definisce: “una giovane meridionale avvenente che aveva popolato i sogni e le nottate di tanti; di quelli che l’avevano ammirata, che l’avevano trasformata in mito, che erano stati affascinati dal suo coraggio e di quelli che avevano avuto incubi, terrore e paure ancestrali al solo sentire il suo nome. Era stata amata e odiata; visceralmente”.
Valentino Romano, dopo anni di studi e di ricerche in tutti gli Archivi possibili nei diversi luoghi della nostra Penisola, ce la consegna nella sua connotazione più vera perché legata alle sue “vicende umane”, “principale filo conduttore di questo libro”. L’Autore, infatti, parlando anche delle altre brigantesse, afferma che furono “Donne che balzarono alla ribalta della cronaca solo per il solo darsi alla macchia e delle quali si è trascurato quasi sempre il loro vissuto, il ‘prima’ e il ‘dopo’ della breve stagione del bosco.
E sì che, se si indaga su quel ‘prima’ e su quel ‘dopo’, soprattutto su quest’ultimo, si può andare incontro a scoperte sorprendenti, restituendo loro quella normalità esistenziale negata dalla vita”.
È il caso di Filomena Pennacchio, che si sposò e visse tranquillamente a lungo con un brav’uomo del Nord (Torino), dopo varie vicissitudini che la portarono fino al processo presso il Tribunale straordinario di guerra di Avellino, dove sedevano sette imputati, “accusati di brigantaggio e manutengolismo” e tre donne tra cui proprio lei, Filomena. E qui la sua storia si diversifica in tante altre storie di donne dalla comune matrice popolana alle stesse, più o meno, conclusioni esistenziali. Si dipanano così numerose storie di brigantesse, cadute sotto la lente d’ingrandimento di Valentino che ne ha fatto un “cesello” (Ciconte) di vite uguali e diverse nella consonanza dei molteplici momenti vissuti alla macchia, perché armate e vestite quasi fossero uomini, e dissonanti per condanne subite, torture, lavori forzati, stupri, violenze di ogni genere, tradimenti dei loro uomini ripagati da altrettanti tradimenti d’altro genere: delazioni, denunce, fughe, subendone spesso atroci conseguenze con fierezza, dignità e coraggio. È il caso proprio di Filomena.
Alcune si arresero alla sorte crudele persino della condanna a morte, altre si salvarono, facendo finalmente scelte diverse che decretarono una “svolta” perché, al di là dei miti e delle leggende, del disprezzo e degli odi feroci, si connotassero finalmente come: “Donne! Semplicemente, teneramente, ostinatamente, disperatamente donne; con tutte le coerenze e contraddizioni, le fragilità e la determinazione, il coraggio e le debolezze, gli slanci e gli abbandoni, le generosità e le crudeltà del loro essere”. (…).
La vicenda umana di Filomena e delle sue compagne è, a un tempo, sussurro e grido, singhiozzo soffocato e risata sguaiata, lamento e sorriso, tenerezza e crudeltà, rabbia e serenità, vendetta e perdono, irriducibilità e pentimento; è, insomma, tutto ciò che contraddistingue l’essere umano nelle sue molteplici sfaccettature.
Per questo, solo per questo, oggi, dovremmo ricordare queste donne, testimonianza di genere di un’umanità dolente che contribuì – oggi non importa più se dalla parte giusta o da quella sbagliata – alla costruzione della Nuova Italia”…
Grazie, Valentino Romano, conoscitore profondo dell’animo femminile! Non potevo concludere se non con queste tue tenerissime, efficaci, intense, poetiche parole, scevre da ogni tipo di “opposte tifoserie” (Ciconte) su Filomena e le sue compagne di “selve” e di “salvezza” per sé e per tutti noi che abbiamo ereditato proprio attraverso il loro “sangue”, di cui non hanno avuto neppure consapevolezza per mille e più ragioni storico-politico-sociali e culturali, una ITALIA UNITA, almeno fino ai nostri giorni!!! Meritatissimi i consensi e gli applausi di quanti avranno la fortuna di leggere questo libro. Punto!
Angela De Leo
Una bella recensione della mia Poetologa preferita: l’apprezzamento dei miei amici più sinceri e più cari è il miglior premio al quale aspira questo lavoro. Donna Filomena ringrazia. Punto!
Valentino Romano