Cronache dal brigantaggio e dintorni di Valentino Romano (XI)
Posted by altaterradilavoro on Apr 9, 2025
Il fiume della Storia trascina e sommerge le piccole storie individuali, l’onda dell’oblìo le cancella dalla memoria del mondo; scrivere significa anche camminare lungo il fiume, risalire la corrente, ripescare esistenze naufragate, ritrovare relitti impigliati sulle rive e imbarcarli su una precaria Arca di Noè di carta.
Claudio Magris
Centro Benessere “San Maurizio”.
Torino, ottobre del 1861
Ma davvero crediamo che i soldati del disciolto esercito borbonico siano deportati e decimati nei centri di raccolta del Nord?
La verità è che i meridionali si sono fiondati in massa nei centri di benessere predisposti per loro dal governo sabaudo per festeggiare il loro ingresso in famiglia.
Un’inchiesta giornalistica ha fatto finalmente giustizia dei tanti pettegolezzi messi in giro ad arte dai denigratori del Governo di Sua Maestà Vittorio; leggere per credere!
Il 10 ottobre tra le ultime notizie de Il Nazionale abbiamo il piacere di leggere un trafiletto (tratto da un altro giornale, La Gazzetta di Torino) che ci illumina su un’importantissima visita che grossi esponenti del governo (i ministri Ricasoli, Miglietti e De Sanctis, i quali erano accompagnati da Rattazzi, Bianchi Celestino, Scialoia ecc.) compiono a quello che impropriamente è chiamato campo S. Maurizio ma che in effetti è un centro benessere nuovo di zecca, costruito a bella posta per risollevare spirito e corpo dei depressi e malnutriti soldati meridionali. Gli illustri personaggi se ne partirono soddisfattissimi, e con ragione, di quanto videro perché veramente la riuscita di quel Campo supera ogni aspettativa. Il merito va tutto al Direttore dell’Hotel, il generale Decavero e ai suoi dipendenti.
E il giorno appresso, dallo stesso foglio abbiamo modo di sapere che i militari dello sciolto esercito napolitano qui convenuti ascendono già a diecimila duecento, di cui duemila sono già stati avviati a rinforzare i diversi reggimenti. Finora non fu commesso da essi alcun delitto. La Gazzetta però è un giornale serio: deve verificare sul campo – è proprio il caso di dirlo – la notizia: sin dai primi giorni si dissero di quel campo rose e fiori, però andammo guardinghi nel lodare, perché la medaglia poteva ancora avere il suo rovescio. Per questo motivo il giornale manda sul posto un suo inviato e ne viene fuori un lungo ed esaustivo servizio che, innanzi tutto, aggiorna i lettori sulla validità dei servizi offerti dall’hotel: le amorevoli cure hanno dato subito ottimi risultati perché il soldato napoletano non ha più come nei primi giorni quella diffidenza verso ogni faccia nuova, che sotto il regime borbonico pareva naturale ed incurabile in tutte le popolazioni meridionali.
I clienti dell’hotel si sentono trattati con zelo affettuoso, a tal punto che il passaparola dilaga e i vecchi fanno, per così dire, d’introduttori e di guide ai convogli di nuovi arrivati. Questi ultimi, inizialmente, sono un po’ spaesati, titubanti, com’è naturale che sia quando si va per la prima volta in un albergo che non si conosce: vestiti ancora Dio sa come, sono diffidenti e assai tetri al principio; ma l’atmosfera familiare che si respira li mette subito a loro agio e il sentimento reale di benessere che provano al mutar de’ cenci per l’uniforme, e in quella lieta vita del Campo, dileguano le nuvole da ogni fronte. La proprietà della struttura, infatti, ha previsto ogni dettaglio e dota subito i clienti di nuovi abiti: stanchi per il lungo viaggio, sono calorosamente invitati a rinfrescarsi e ad usufruire dei servizi alla persona che offre l’albergo. Il miracolo si compie in poche ore: rasi e ripuliti immediatamente il giorno stesso dell’arrivo, quei medesimi individui che vi parevano ceffi da schivare, e specialmente mancanti di dignità, due giorni dopo voi li vedete veramente rinati a nuova vita.
C’è qualche piccolo neo nell’organizzazione ed il cronista ne conviene: si muovono per altro lagnanze che sembrano fondatissime contro l’imprese dei viveri. Ahia, il vitto lascia a desiderare! Benedetti appalti truccati, tempo ci vorrà ma presto in Italia non se ne sentirà parlare più. E comunque poco male lo stesso, sempre meglio rispetto a quello che gli ospiti sono abituati a mangiare.
Il problema, semmai, è un altro, non si sa se determinato da un frainteso, da un raggiro del fornitore o da un’errata valutazione da parte del consulente scientifico dell’azienda, dott. Lombroso. Riguarda le scarpe che l’albergo mette a disposizione degli ospiti: da quanto pare il magazzino Merci crede che i napoletani siano come i sardi, di membra piccole, e di piedi economici. Questo è un errore. Il soldato napoletano, specialmente l’abruzzese, ha una corporatura molto sviluppata, e i piedi idem, in gran parte anche in causa dell’abitudine di camminare senza scarpe, o tutt’al più con le ciocce.
Ora, anche senza entrare nel merito della conformazione delle membra dei sardi e delle virtù estensive delle ciocce degli abruzzesi, va – per orgoglio di campanile – spezzata una lancia a pro dei piedi terroni: passi per la diffidenza incurabile, passi per quel ceffi da schivare, ma non ci toccate i piedi. Nemmeno quelli si sottraggono al vostro razzismo? Lasciateci almeno l’orgoglio di avere piedi normali come quelli di tutti gli altri bipedi!
Tornando all’hotel, la direzione – scrive il cronista – ha organizzato scrupolosamente la giornata dell’ospite, in modo che nessuno possa annoiarsi. Riporto testualmente:
ore 5½ antimeridiane, sveglia, pulizia delle baracche, e pulizia delle persone; 6½ a 7½. Scuola del bastone, la quale però vien fatta ad una sola squadra al giorno; 8½. Rancio. Alla stessa ora ha pure luogo per gli Ufficiali il rapporto; 9½. Guardia; 10-12. Esercizio; 2-3. Istruzione nei baraccamenti. Questa istruzione abbraccia esercizi di lettura, e la spiegazione dei principali doveri del soldato, la nomenclatura dei pezzi d’armi, il modo di montare e smontare il fucile ecc. Gli uffiziali hanno inoltre espresso incarico di insinuare nei giovani soldati principii consentanei alle nostre politiche istituzioni e il grande dogma dell’unità italiana; 3½. Rancio; 4. Partenza dei malati. I più aggravi raccolti nei Campi dalle ambulanze, gli altri condotti alla guardia del centro; 4½-5½ Esercizi; 7. Chiamata serale; 8. Silenzio.
Come in ogni Centro di Benessere che si rispetti però non si pensa solo all’attività fisica. Anche lo spirito vuole la sua parte e l’ottimo direttore ha pensato anche a questo e ha previsto concerti di musica sinfonica (in pien’aria) e persino lo spettacolo di una compagnia comica, limitandosi a richiedere per sovrapprezzo la ridicola somma di…una moneta di un soldo.
Visti tutti i conforts esistenti, è logico che l’hotel debba registrare sempre il tutto esaurito: anzi, per la gioia della proprietà e del direttore, vi è sempre calca all’ingresso, tanto che – per disciplinare l’entrata – si è dovuto ricorrere ai battaglioni del Genio, due battaglioni di linea e uno squadrone di cavalleria. Gli ospiti possono stare tranquilli, nessuno riuscirà a turbare il loro relax: e se, alla fine del soggiorno, saranno rimasti soddisfatti del trattamento, potranno approfittare di altri centri della stessa catena alberghiera. Per esempio, se amano l’aria pura della montagna, c’è un posto fatto apposta per loro: cose raffinate, da intenditori, un vecchio maniero ristrutturato. L’unica raccomandazione della proprietà è quella di munirsi preventivamente di abiti pesanti. Se ci andranno una volta, vi resteranno il più a lungo possibile. Si chiama Fenestrelle, ma che non lo dicessero in giro, c’è un tizio che ne è follemente entusiasta e lo vorrebbe tutto per sé. Pare addirittura che voglia anche dedicargli un libro!