Cronache dal brigantaggio e dintorni di Valentino Romano (II)

Cronache dal brigantaggio e dintorni di Valentino Romano (II)

Posted by altaterradilavoro on Gen 30, 2025

Il fiume della Storia trascina e sommerge le piccole storie individuali, l’onda dell’oblìo le cancella dalla memoria del mondo; scrivere significa anche camminare lungo il fiume, risalire la corrente, ripescare esistenze naufragate, ritrovare relitti impigliati sulle rive e imbarcarli su una precaria Arca di Noè di carta.

Claudio Magris

E a Pontelandolfo è stato pure poco …

Benevento, ottobre del 1861

Nei primi mesi successivi alla nascita della nuova Italia qualcosa nel comportamento delle truppe liberatrici non appare, diciamo così, consono con quelli che ci si dovrebbe aspettare da parte di un esercito che ha occupato il Sud, sbandierando ai quattro venti intendimenti di fratellanza, unificazione e liberazione dal “despotismo borbonico: repressione manu armata di ogni dissenso, eliminazione fisica dei contadini briganti, rappresaglie feroci, violenze anche gratuite, saccheggi, interi paesi e villaggi bruciati. Una delle zone del Sud nella quale maggiormente si manifestano la prepotenza e la violenza dei militari è il beneventano.

Nonostante il governo faccia ogni sforzo per negare l’evidenza dei fatti, occultando ogni eccesso, le notizie circolano ugualmente e trovano eco nell’opinione pubblica soprattutto estera, suscitando riprovazione e sdegno. Gli alti vertici militari decidono allora di porvi rimedio, almeno dimostrando l’infondatezza delle accuse. Per questo motivo, più che per eliminare concretamente gli eccessi stessi, viene istituita una commissione d’inchiesta che possa esaminare la condotta tenuta dai militari nella provincia di Benevento: tale organismo – manco a dirlo – è  composto da  … tre militari.

Nell’ottobre del ’61, dall’8 al 28, la commissione è a Benevento e raccoglie documenti e testimonianze (sempre e solo militari) sui fatti più eclatanti: al termine dei lavori elabora una relazione dettagliata per ogni località ed episodio oggetto dell’indagine che consegna alle alte sfere militari: vengono esaminati avvenimenti che hanno interessato Cerreto, Colle, Cusano, S. Giorgio La Montagna, S. Marco dei Cavoti, Molinara, Pago, Pescolamazza, Pietraloja, (oggi poco conosciuti e ricordati quasi esclusivamente dalla storiografia locale) e i ben più famosi  Casalduni e Pontelandolfo.

Il documento, a firma del capitano Ernesto Grondoni, meriterebbe – al netto della lettura partigiana delle ragioni dei fatti stessi – ben altri analisi; qui però può essere illuminante darvi una rapida scorsa nella parte che riguarda proprio Casalduni e Pontelandolfo.

L’ufficiale, istruttore del Tribunale Militare, non si sofferma sulla genesi dei fatti, tantomeno si sogna di dare notizia delle atrocità che vi si sono consumate: se la cava con un “sono abbastanza noti per non avermi a ripetere con la  fastidiosa memoria”. Proprio così … massacro, stupri, saccheggio e distruzione sono solo una … “fastidiosa memoria”, una sorta di incidente di percorso, un inciampo da rimuovere dalla memoria. Perché perdere tempo a raccontarli?

E se ricorda il sacrificio dell’intera pattuglia di soldati, episodio questo che ha scatenato la rappresaglia, lo fa soltanto per esprimere la convinzione (non solo sua) che tale carneficina “avrebbe dovuto essere ancor più giustamente vendicata, che nol fu collo incendio della più gran parte delle case di Pontelandolfo e di alcune poche di Casalduni.” Si rammarica per l’accaduto, sì! Ma unicamente perché fu solo  a lamentarsi in quella circostanza che a vece di distruggere le abitazioni di tutti quei scellerati che erano stati autori ed agenti principali di quel misfatto, alcune di queste siano rimaste intatte, ed incendiate  per l’incontro alcune altre appartenenti a persone che veramente non avevano potuto prendere  parte a quel fatto.

Quando si dice la fretta!

L’accorto capitano cerca pure di mettere una pezza su altri dettagli marginali: uno di questi è il saccheggio operato dai soldati: va beh … sono effetti collaterali, naturali conseguenze di ogni guerra! Anche per l’inevitabile saccheggio avvenuto in questi luoghi prima dell’incendio, nulla può essere rimproverato. Non c’è nulla da meravigliarsi: quello sabaudo è un esercito “liberatore”; lo è a tal punto da “liberare” i meridionali perfino dei … propri averi!

Certo, aggiunge Grondoni, non possono dissimularsi alcune riprorevoli conseguenze che vennero dietro a quel saccheggio per parte della truppa che l’aveva eseguito.

E quali siano queste riprovevoli conseguenze ce lo spiega subito nel rapporto: questa truppa ritornata da Pontelandolfo e da Casalduni a Benevento ebbe il mal consigliato pensiero di mettere pubblicamente in vendita e come ad una specie d’incanto, nel quartiere del Gesù a Benevento quegli oggetti  di maggior valore, che aveva seco portati da detti luoghi.

In altri termini i soldati, per ripagarsi delle fatiche del massacro di quei paesi, hanno improvvisato un mercatino dell’usato, una sorta di Porta Portese ante litteram.

La cosa è antipatica ma, a scusante dei soldati, precisa che gli oggetti venduti non erano veramente di gran valore perché consistenti in ornamenti da donne, ed in poca argenteria: bagattelle insomma. Tuttavia, tra i denti è costretto ad ammettere che grande fu la disapprovazione in Benevento per questo sconveniente modo di vendita che i Comandanti ed Ufficiali avrebbero dovuto impedire.

Hai capito il bravo Grondoni! Non giudica sconveniente la depredazione dei pochi beni dei poveracci uccisi ma solo il modo di vendita! Non c’è che dire, l’ufficiale ha proprio uno strano concetto di convenienza.

É alla fine del rapporto, però, che il capitano incastona la perla più preziosa: tra gli oggetti venduti a due orefici di Benevento, era una Pisside ed un Calice, che furono ricuperati dal Parroco di Benevento.

Vale a dire insomma, che Grondoni – inavvertitamente – certifica come gli Unni, ops, scusate intendevo dire i soldati del re galantuomo, abbiano saccheggiato le case di tutti i poveri Cristi di Pontelandolfo, nessuna esclusa e compresa quella del più importante! Vuoi scommettere che volevano fargliela pagare pure a … Lui?

(Da Briganti e galantuomini, soldati e contadini, Laruffa Editore, Reggio Calabria, 2016)

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