FUOCO SUL SANNIO-14 AGOSTO 1861-
Alla memoria della medaglia d’oro don Innocenzo Lazzeri che nello spirito del Vangelo volontariamente si presentò a morire tra i suoi fedeli di S. Anna di Stazzema
COMUNE DI PONTELANDOLFO
IL SINDACO
«Meminisse iuvabit»
Pontelandolfo: primo imbrunire del 20 settembre scorso. Davanti all’oratorio della SS. Annunziata rappresentanti delle Civiche Amministrazioni della Lunigiana (Aulla, Pontremoli,
Villafranca in L.), della Versilia storica (Forte dei Marmi, Pietrasanta, Seravezza, Stazzema) e dell’Alto Tammaro (Campolattaro, Circello, Colle S., Morcone, S. Croce del S.), uniti agli
amministratori e alla cittadinanza tutta di Pontelandolfo, rendono omaggio, in silenzio religiosamente avvertito, alle tredici vittime dei dolorosi fatti del 14 agosto 1861(1). Questa
vicenda postunitaria analoga, per tanti aspetti, alla tragedia che, il 12 agosto 1944, si abbatté su un paesetto dell’Alta Versilia, S. Anna di Stazzema, avvicina e spiritualmente
affratella due popoli che già dagli antichi Liguri, deportati in queste terre del Sannio, traggono motivo di una comune storia.
Attuale e viva l’immane tragedia di S. Anna con le sue 560 vittime di ogni età e condizione trucidate nello spiazzo erboso della pieve e avvolte poi da fiamme che devono solo allontanare e cancellare prove e giudizi…
Attuale ancora la tragedia di Pontelandolfo che, oltre l’indiscriminata rappresaglia e violenza contro inermi cittadini, vede l’intero suo abitato dato alle fiamme in una preordinata metodologia di annientamento e distruzione totale. E perché questo momento di storia del nostro Sud, che per lo scorrere degli anni comincia a sbiadirsi, riviva come motivo di riflessione e di monito, soprattutto per i giovani, la Civica Amministrazione di Pontelandolfo offre ai Comuni della Lunigiana e della Versilia la fotoriproduzione dalla Rivista Storica del Sannio (2) delle pagine scritte, sulla scorta di testimonianze ancora dirette, dalla nostra concittadina Nicolina Valillo intorno a un episodio che ebbe a commuovere l’opinione pubblica italiana(3) e straniera e fu stigmatizzato, con sereno equilibrio politico e umana partecipazione, dall’on. Ferrari alla Camera dei Deputati(4).
Tra i numerosi e pregevoli studi condotti in merito, è stato scelto lo scritto della Valillo per un motivo ben preciso(5): si avvicina, per il sentimento che lo pervade e alcune circostanze che riporta, ai contenuti del saggio «Fuoco sulla Versilia» di Anna Maria Volpe Rinonapoli(6) sull’eccidio di S. Anna. Nelle due narraZioni, staccate da un arco di tempo di oltre quarant’anni, unica la nota dominante: rappresaglie «giustificate» da leggi di guerra, inermi cittadini, e sempre i meno abbienti, sopraffatti, eroismo di semplici madri, morti e incendi…
Da una morale fusione degli episodi del 1861 e 1944, Pontelandolfo e S. Anna di Stazzema, segnate da uno stesso destino di fatiche, di lutti, di sofferenze e di esodi(7), fiere della loro capacità di rinascita, idealmente si incontrano, nel loro paesaggio di monti, ai margini di quel lungo tratturo percorso dagli avi Liguri e, sopita ogni fiamma di risentimento, si abbracciano nel vincolo di un ricordo che vuole essere rinnovato patto di fratellanza tra le genti apuane e sannite e messaggio di pace tra i popoli tutti.
Dalla Casa Comunale-, 20 ottobre 1981 – GIUSEPPE PERUGINI
Villafranca in L.), della Versilia storica (Forte dei Marmi, Pietrasanta, Seravezza, Stazzema) e dell’Alto Tammaro (Campolattaro, Circello, Colle S., Morcone, S. Croce del S.), uniti agli
amministratori e alla cittadinanza tutta di Pontelandolfo, rendono omaggio, in silenzio religiosamente avvertito, alle tredici vittime dei dolorosi fatti del 14 agosto 1861(1). Questa
vicenda postunitaria analoga, per tanti aspetti, alla tragedia che, il 12 agosto 1944, si abbatté su un paesetto dell’Alta Versilia, S. Anna di Stazzema, avvicina e spiritualmente
affratella due popoli che già dagli antichi Liguri, deportati in queste terre del Sannio, traggono motivo di una comune storia.
Attuale e viva l’immane tragedia di S. Anna con le sue 560 vittime di ogni età e condizione trucidate nello spiazzo erboso della pieve e avvolte poi da fiamme che devono solo allontanare e cancellare prove e giudizi…
Attuale ancora la tragedia di Pontelandolfo che, oltre l’indiscriminata rappresaglia e violenza contro inermi cittadini, vede l’intero suo abitato dato alle fiamme in una preordinata metodologia di annientamento e distruzione totale. E perché questo momento di storia del nostro Sud, che per lo scorrere degli anni comincia a sbiadirsi, riviva come motivo di riflessione e di monito, soprattutto per i giovani, la Civica Amministrazione di Pontelandolfo offre ai Comuni della Lunigiana e della Versilia la fotoriproduzione dalla Rivista Storica del Sannio (2) delle pagine scritte, sulla scorta di testimonianze ancora dirette, dalla nostra concittadina Nicolina Valillo intorno a un episodio che ebbe a commuovere l’opinione pubblica italiana(3) e straniera e fu stigmatizzato, con sereno equilibrio politico e umana partecipazione, dall’on. Ferrari alla Camera dei Deputati(4).
Tra i numerosi e pregevoli studi condotti in merito, è stato scelto lo scritto della Valillo per un motivo ben preciso(5): si avvicina, per il sentimento che lo pervade e alcune circostanze che riporta, ai contenuti del saggio «Fuoco sulla Versilia» di Anna Maria Volpe Rinonapoli(6) sull’eccidio di S. Anna. Nelle due narraZioni, staccate da un arco di tempo di oltre quarant’anni, unica la nota dominante: rappresaglie «giustificate» da leggi di guerra, inermi cittadini, e sempre i meno abbienti, sopraffatti, eroismo di semplici madri, morti e incendi…
Da una morale fusione degli episodi del 1861 e 1944, Pontelandolfo e S. Anna di Stazzema, segnate da uno stesso destino di fatiche, di lutti, di sofferenze e di esodi(7), fiere della loro capacità di rinascita, idealmente si incontrano, nel loro paesaggio di monti, ai margini di quel lungo tratturo percorso dagli avi Liguri e, sopita ogni fiamma di risentimento, si abbracciano nel vincolo di un ricordo che vuole essere rinnovato patto di fratellanza tra le genti apuane e sannite e messaggio di pace tra i popoli tutti.
Dalla Casa Comunale-, 20 ottobre 1981 – GIUSEPPE PERUGINI
1 – La rappresaglia, occasionata dall’uccisione da parte dei «briganti» di 44 soldati, fu estesa anche al viciniore comune di Casalduni.
2 – Anno V (1919), numero VI: pp. 213-218.
3 – Il Popolo d’Italia (Anno II; 16 agosto 1861; n. 222) così scriveva: «Pontelandolfo è distrutto. È deplorabile l’estrema misura presa, ma provocata dalla ferocia di quei
reazionari…».
Il quotidiano «Lo cuorpo de Napole e lo Sebbeto» (Anno II, parlata 210, p. 840), dopo aver dato una «sua» versione dei fatti che avevano occasionato la rappresaglia, concludeva con distaccata freddezza: «A st’annunzio tutte le guardie Nazionali e truppa de li paise vecine arrivajeno, e doppo avè fucelate paricchie perzune nfra li quale l’arciprevete di Pontelandolfo [inesatto: don Epifanio De Gregorio non fu fucilato], abbrusciajeno li paise de Pontelandolfo e Casalduni».
4 – Camera dei Deputati – Tornata del 20 nov. 1861, pp. 8-9; Tornata del 2 dic. 1861, pp. 70 Interessante rileggere alcune parole dell’on. Ferrari: «lo ho dovuto intraprendere un viaggio per verificare il fatto cogli occhi miei. Ma io non potrò mai esprimere i sentimenti che mi agitarono in presenza di questa città [di Pontelandolfo] incendiata. Mi
avanzo con pochi amici, e non vedo alcuno; sorprendiamo qualche abitante incatenato alla sua casa rovinata dall’amore della terra, e ci inoltriamo in mezzo a vie abbandonate. A destra, a sinistra le mura erano vuote e annerite, si era dato il fuoco ai mobili ammucchiati nelle stanze e la fiamma aveva divorato il tetto; dalle finestre vedevasi il cielo. Qua e là incontravasi un mucchio di sassi crollati; poi mi fu vietato il progredire; gli edifizi puntellati
2 – Anno V (1919), numero VI: pp. 213-218.
3 – Il Popolo d’Italia (Anno II; 16 agosto 1861; n. 222) così scriveva: «Pontelandolfo è distrutto. È deplorabile l’estrema misura presa, ma provocata dalla ferocia di quei
reazionari…».
Il quotidiano «Lo cuorpo de Napole e lo Sebbeto» (Anno II, parlata 210, p. 840), dopo aver dato una «sua» versione dei fatti che avevano occasionato la rappresaglia, concludeva con distaccata freddezza: «A st’annunzio tutte le guardie Nazionali e truppa de li paise vecine arrivajeno, e doppo avè fucelate paricchie perzune nfra li quale l’arciprevete di Pontelandolfo [inesatto: don Epifanio De Gregorio non fu fucilato], abbrusciajeno li paise de Pontelandolfo e Casalduni».
4 – Camera dei Deputati – Tornata del 20 nov. 1861, pp. 8-9; Tornata del 2 dic. 1861, pp. 70 Interessante rileggere alcune parole dell’on. Ferrari: «lo ho dovuto intraprendere un viaggio per verificare il fatto cogli occhi miei. Ma io non potrò mai esprimere i sentimenti che mi agitarono in presenza di questa città [di Pontelandolfo] incendiata. Mi
avanzo con pochi amici, e non vedo alcuno; sorprendiamo qualche abitante incatenato alla sua casa rovinata dall’amore della terra, e ci inoltriamo in mezzo a vie abbandonate. A destra, a sinistra le mura erano vuote e annerite, si era dato il fuoco ai mobili ammucchiati nelle stanze e la fiamma aveva divorato il tetto; dalle finestre vedevasi il cielo. Qua e là incontravasi un mucchio di sassi crollati; poi mi fu vietato il progredire; gli edifizi puntellati
minacciavano di cadere ad ogni istante…
Quante scene d’orrore! Qui due vecchie periscono nell’incendio; là alcuni sono fucilati, giustamente, se volete, ma sono fucilati; gli orecchini sono strappati alle donne… E da lontano si vede l’incendio di Casalduni, come se l’orizzonte dell’esterminazione non dovesse avere limite alcuno.
Mai non dimenticherò il 14 agosto, mi diceva un garibaldino di Pontelandolfo. Sul limitare di una delle tre case eccettuate dall’incendio, egli gridava ai villici di accorrere, li nascondeva nelle cantine, e, mentre si affannava per sottrarre i conterranei alla morte, vacillante, insanguinata una fanciulla si trascinava da lui, fucilata nella spalla,
perché aveva voluto salvare l’onore, e quando si vedeva sicura, cadeva per terra e vi rimaneva per sempre… (Tornata 2 dic. 1861, p. 84»>.
5 – Rimane anche per noi pienamente valida la premessa dell’illustre storico e politico sannita Antonio Mellusi (1847-1925; cfr. ALFREDO ZAZO, Dizionario biobibliografico del Sannio, F. Fiorentino, Napoli, 1973, voce: Mellusi, pp. 260-262).
6 – Milano, Edizioni Avanti!, 1961; collana omnibus Il Gallo.
7 – Pontelandolfo è uno dei comuni sanniti con una elevata percentuale di emigrati, continuatori di quella «rivolta silenziosa» succeduta, nel Sud, alla fase della sollevazione postunitaria.
Emblematico: la sola città di Waterbury, Connecticut – U.S.A., conta, sugli oltre centomila suoi abitanti, circa dodicimila pontelandolfesi tra vecchi emigrati e loro discendenti (si tenga presente che in base al censimento 1971 Pontelandolfo numerava 4.279 residenti). Una comunità italo-americana omogenea, pienamente integrata con altri gruppi etnici e con posti di rilievo nei settori industriali, commerciali, professionali, e che, nella conservazione gelosa del suo dialetto, suoi usi e tradizioni, trova motivo autentico di ritorno alle sue «radici».
Quante scene d’orrore! Qui due vecchie periscono nell’incendio; là alcuni sono fucilati, giustamente, se volete, ma sono fucilati; gli orecchini sono strappati alle donne… E da lontano si vede l’incendio di Casalduni, come se l’orizzonte dell’esterminazione non dovesse avere limite alcuno.
Mai non dimenticherò il 14 agosto, mi diceva un garibaldino di Pontelandolfo. Sul limitare di una delle tre case eccettuate dall’incendio, egli gridava ai villici di accorrere, li nascondeva nelle cantine, e, mentre si affannava per sottrarre i conterranei alla morte, vacillante, insanguinata una fanciulla si trascinava da lui, fucilata nella spalla,
perché aveva voluto salvare l’onore, e quando si vedeva sicura, cadeva per terra e vi rimaneva per sempre… (Tornata 2 dic. 1861, p. 84»>.
5 – Rimane anche per noi pienamente valida la premessa dell’illustre storico e politico sannita Antonio Mellusi (1847-1925; cfr. ALFREDO ZAZO, Dizionario biobibliografico del Sannio, F. Fiorentino, Napoli, 1973, voce: Mellusi, pp. 260-262).
6 – Milano, Edizioni Avanti!, 1961; collana omnibus Il Gallo.
7 – Pontelandolfo è uno dei comuni sanniti con una elevata percentuale di emigrati, continuatori di quella «rivolta silenziosa» succeduta, nel Sud, alla fase della sollevazione postunitaria.
Emblematico: la sola città di Waterbury, Connecticut – U.S.A., conta, sugli oltre centomila suoi abitanti, circa dodicimila pontelandolfesi tra vecchi emigrati e loro discendenti (si tenga presente che in base al censimento 1971 Pontelandolfo numerava 4.279 residenti). Una comunità italo-americana omogenea, pienamente integrata con altri gruppi etnici e con posti di rilievo nei settori industriali, commerciali, professionali, e che, nella conservazione gelosa del suo dialetto, suoi usi e tradizioni, trova motivo autentico di ritorno alle sue «radici».