Da il Giornale il ROMA pag.VII di Domenica 26 Novembre 1961
Italia,cento anni fa
Come e perché fu rasa al suolo la cittadina di Pontelandolfo
di Antonello Colli
Martedì 26 novembre 1961.- La strampalata proposta dell’on.Proto,Duca di Maddaloni,per la restaurazione del Regno delle Due Sicilie è naufragata nel ridicolo.Imperterrito,il deputato invia una prolissa lettera alla Gazzetta di Torino,che,senza pubblicarla,ne dà notizia con un aspro commento.A sua volta,la edizione napoletana de Il Pungolo (1 dicembre 1861) ospita una protesta del popolo di Casoria per “ le inaudite trovate del proprio rappresentante alla Camera dei Deputati,il quale ha agito di testa sua,e senza menomamente interpellare i suoi elettori”.
Ma ecco levarsi a Palazzo Carignano una voce,questa volta veramente seria e drammatica,in difesa del martoriato Meridione.
L’autore della violentissima requisitoria,che riporteremo testualmente così come è stata pubblicata dagli Atti Parlamentari,non è un meridionale,come potrebbe sembrare a prima vista,ma il deputato milanese Giuseppe Ferrari,uomo di vasta cultura e di profonda umanità,notissimo anche per i suoi dotti saggi su Giovambattista Vico.
Egli è appena tornato da un viaggio nelle province napoletane, ed è “letteralmente inorridito per i soprusi,le prepotenze,le angherie,le incomprensioni che con leggerezza pari alla iniquità furon riservate alla italianissima,civilissima neglettissima Napoli.
La selvaggia distruzione di una ridente città
Si tratta di argomenti che scottano,e che per gran parte dei nostri lettori rappresenteranno una autentica rivelazione.Pertanto,non vogliamo aggiungerci nulla di nostro, e lasciamo la parola a questo eletto deputato lombardo: Signori, dal giugno al novembre di questo anno, più di ottanta paesi (nelle province meridionali, n.d.r.) furono
taglieggiati,sconvolti,insanguinati,abbandonati in preda al saccheggio…. Che fare? Pensateci. Intendete le tragedie che si svolgono al seguito delle nostre stesse vittorie (sensazione nell’aula).
“ Nel turbinio degli avvenimenti,le morti si moltiplicano nella immaginazione del volgo,il terrore prende mille forme,il silenzio paralizza la lingua del cittadino napoletano (che,reclamando,teme d’essere sospetto),e la confusione giunge a tal punto che io a Napoli,non potevo sapere come Pontelandolfo,una città di cinquemila abitanti,fosse trattata (l’on.Ferrari allude alla completa distruzione di tale cittadina nel corso delle operazioni contro il brigantaggio,n.d.r.).
“Io ho dovuto intraprendere un viaggio,per verificare i fatti con gli occhi miei.
“ Mai io potrò esprimere i sentimenti che mi invasero in presenza di quella città incendiata… Vie abbandonate,a destra e a sinistra le case erano vuote e annerite:si era dato fuoco ai mobili ammucchiati nelle stanze terrene,e le fiamme avevano divorato i tetti.Dalle finestre vedevasi il cielo.
“Poi – continua il coraggioso deputato milanese – mi fu vietato il progredire:gli edifici,puntellati,minacciavano di cadere ad ogni istante.Soltanto tre case furono risparmiate per ordine superiore:soltanto tre case in una città di cinquemila abitanti!Chi può dire il dolore di quella città.
“ mi trassero innanzi un gentiluomo,il signor Rinaldi,e fu atterrito.Pallido era,alto e distinto nella persona,nobile il volto,ma gli occhi spenti lo rivelavano colpito da calamità superiore ad ogni umana consolazione.
“Appena appena osai mormorare che non così si intendeva,da noi,la libertà italica.
“Nulla chiedo egli disse.E ammutolimmo tutti.
“ Aveva due figli,il primo avvocato e l’altro negoziante.Entrambi quei giovani avevano vagheggiato di lottare per la libertà del Piemonte,e all’udire che approssimavansi i Piemontesi (così chiamasi nel paese la Truppa Italiana)correvano festosi ad incontrarli.
“ Ma la truppa procede militarmente.E i due Rinaldi son presi,forzati a riscattarsi.Poi,tolto loro il danaro,son condannati a immediata fucilazione.L’uno cadde subito morto,l’altro viveva ancora con nove pallottole nel corpo.L’infelice perì sotto il decimo colpo,tirato alla baionetta….(moto di orrore in aula).
Spavaldi con gli inermi guardinghi con i banditi
Incalza l’on. Ferrari:”Queste scene di orrore… Qua du vecchie periscono nell’incendio,là alcuni sono fucilati.Gli orecchini sono strappati alle donne.I saccomanni frugano ogni angolo…Da lontano,si vede l’incendio di Casalduni,come se l’esterminazione non dovesse avere limite alcuno…
“Una fanciulla fu presa con una fucilata alla spalla sol perché aveva voluto salvare l’onore,cadde a terra, e vi rimase per sempre.
A questo punto,l’on.Ricciardi interrompe gridando:” Commissione di inchiesta ! morte ai colpevoli!”, ma viene zittito da alcuni colleghi.
L’on.Ferrari riprende: “intendo la vostra voce,signori, l’immortale voce di tutti i burocrati italiani: ma in che cosa aveva Pontelandolfo fallito?Ve lo dirò io.Pontelandolfo ha l’unica colpa di essere fieramente atteggiato su un monte,in mezzo ai monti,in mezzo alla catena del Matese…
L’operatore spiega che,pertanto,si temeva che,cadendo in mano ai ribelli,quella città sarebbe stata una piazzaforte imprendibile:ma può questa congettura,in una con la presenza di qualche favoreggiatore,giustificare quanto è accaduto?
Con la fronte madida di sudore,mentre il Primo Ministro Ricasoli,cupo in volto,continua a prendere appunti,l’on.Ferrari procede nella sua requisitoria:”Ma il sacrificio di Pontelandolfo ha forse portato alla distruzione dei briganti? Il primo novembre,per poter arrivare lassù,mi diedero venti uomini di scorta.A sera,un vetturino mi dice “ecco gli amici”,e vedo i briganti che si restauravano nelle grotte di Santa Maria,donde nessuno pensava di assalirli (vivaci commenti in aula).
“Dopo di che ,o signori,non vi parlerò di alcuna altra città meridionale,perché io ho troppo rispetto per il vostro dolore,e troppo ne sono partecipe (commenti).
“ Non ci sono piaghe insanabili:se qualcosa c’è da sanare, è la nostra,è la vostra politica (moto di insofferenza al centro).Domandatevi se il sangue stesso degli uomini sacrificati onori il nostro Regno,il quale sorge pur sulle terre di Filangeri e di Beccaria,maestri d’umanità e pur sulle terre dove sotto i migliori governi napoletani non v’erano briganti,e si viaggiava tranquillamente con l’oro in mano (altro moto di insofferenza).
“Fate voi stessi,signori,la vostra inchiesta:vedrete se avete permesso voi alla reazione di scoppiare,ai briganti di corrompere interi paesi,alla popolazione di molti luoghi di turbarsi.Così abbiamo trattato i nostri fratelli meridionali.E giacchè ho citato Rinaldi,vi ripeterò le parole che quel gentiluomo,orbato de’figli ed accecato ad opera de’nostri saccomanni,mi disse :” non domando niente,non mi lamento di nulla” (commozione nell’aula e nelle tribune). Gli amici della libertà sono pronti ad ogni perdono,ma ci guardano,e attendono molto da noi (applausi).
La memorabile requisitoria così si conclude:”Scuotetevi,o Signori,dalla inerzia,dalla disperazione,dalle astensioni.Altrimenti o Signori… Oh, no! Oh, no!voi non permetterete che regni la violenza,e che i nostri nemici ripetano contro di noi le parole di un tiranno esiliato da Milano:”io attendo che i delitti dei Torriani abbiano superato i delitti dei Visconti” (applausi,mormorii,congratulazioni. I deputati meridionali attorniano l’oratore,lo abbracciano,gli stringono la mano. L’on.Pisanelli non riesce a frenare le lacrime).
Peccato che sui libri di storia non si trovi traccia dei gravissimi fatti denunciati dall’on.Ferrari. Peccato,soprattutto,che il suo ardente intervento di vero italiano (il quale guardava al Meridione come a una parte d’Italia non meno nobile del Settentrione, e non come a una terra di conquista),siano cadute nel vuoto,talchè per anni,contro le province napoletane,si commisero ancora errori su errori.
Antonello Colli