La Regina del Sud Maria Sofia, di Arrigo Petacco
Il duca in Baviera Massimiliano di Wittelsbach, che si trovava in vacanza a Montecarlo, quando nel 1858 la moglie Ludovica gli comunicò che aveva combinato il matrimonio della figlia Maria Sofia con il principe ereditario di Napoli Francesco di Borbone, scrisse in un telegramma alla figlia: «Te lo consiglio. E’ un imbecille». Maria Sofia, che allora aveva diciassette anni, credette che fosse uno dei soliti scherzi di suo padre.
Massimiliano, simpaticamente conosciuto in tutta la Baviera come il «buon duca Max», era bello, prestante, geniale, artistoide, esuberante e, naturalmente, un po’ matto, come tutti i Wittelsbach. Gran bevitore, gran giocatore, grande amatore aveva fondato a Monaco un circolo di mattacchioni detto della Tavola Rotanda. Scriveva poesie, opere teatrali e pubblicava articoli sui giornali con lo pseudonimo di Phantasius. Nessuno ha mai fatto la conta dei figli illegittimi disseminati in giro, ma furono certamente tanti.. Ma da buon marito ingravidava pure la legittima moglie Ludovica. Nell’arco di dicotto anni la rese madre otto volte.
Fra questi figli legittimi vi furono Elisabetta, detta «Sissi», la futura imperatrice d’Austria e Maria Sofia appunto, detta «Spatz», passerotto, nata il 4 ottobre 1841.
Max si curava poco dell’educazione scolastica dei figli, era invece molto esigente nella loro educazione fisica. E così «Sissi» divenne imbattibile a cavallo, e «Spatz» nel nuoto, nella scherma e nel tiro con la carabina. Maria Sofia amava i cani feroci ed allevava nidiate di canarini e di pappagalli; imparò anche a fumare quei sigari lunghi e sottili che fecero tanto scandalo nella bigotta corte di Napoli. Come scandalo suscitò «lo zompo», il tuffo, che ogni mattina d’estate la regina Maria Sofia faceva nelle allora limpidissime acque del porto militare.
Il matrimonio per procura di Francesco con Maria Sofia fu celebrato la sera dell’8 gennaio 1859 nella cappella del palazzo reale di Monaco. Lo sposo Francesco, che era assente, fu rappresentato dal principe Leopoldo, fratello di re Massimiliano. Gli sposi si incontrarono poi per la prima volta a Bari il 3 febbraio 1859. Maria Sofia rimase delusa dello sposo, a Francesco invece Maria Sofia apparve bellissima.
Scrive Arrigo Petacco di Francesco: «Le sue letture preferire erano le Vite dei Santi. Il suo svago, la raccolta di immagini sacre. A ventitré anni era ancora vergine e non gli era mai stato attribuito neppure un innocente flirt».
Le cose di sesso fra Maria Sofia e Francesco non andarono per niente bene. Pare che per consumare, avere il primo rapporto sessuale, dovettero aspettare il 1869, quand’erano ormai in esilio a Roma. Francesco finalmente si era convinto a farsi operare per liberarsi dalla fastidiosa fimosi al prepuzio che gli impediva l’erezione. La notte di Natale di quell’anno Maria Sofia diede alla luce una bambina, bella ma gracilina, alla quale fu dato il nome Cristina, che morì tre mesi dopo.
Maria Sofia però come frutto di un’appassionata relazione con il comandante degli zuavi pontifici, il conte belga Armand de Lawayss, aveva partorito il 24 novembre 1862 due gemelle, che le furono subito tolte ed affidate ad altri.
«Gli amanti attribuiti a Maria Sofia – scrive Petacco – raggiungeranno un numero così spropositato da diffondere persino il dubbio che la regina fosse ninfomane. In realtà forse era un tantino frigida. Ma essere corteggiata la divertiva».
Francesco II succedette sul trono del Regno delle due Sicilie al padre Ferdinando II, che era morto il 22 maggio 1859. Maria Sofia interpretò il ruolo di regina fuori da ogni etichetta.
In una famosa intervista che Maria Sofia, nella sua residenza di Monaco, rilasciò nell’ottobre 1924, all’età di 83 anni, all’inviato speciale del Corriere della Sera Giovanni Ansaldo, disse di Francesco II: «No, il mio re non fu imbecille… Come dicono». Francesco II, anche se timido, pauroso, sfuggente e impenetrabile, non era un imbecille come la storiografia risorgimentale ha sempre cercato di dipingerlo. Il vero problema del regno di Napoli non era il re, ma gli uomini che lo circondavano. I cortigiani e i generali erano quasi tutti ignoranti, incapaci, corrotti, cinici e pronti a tradire. Per salvare il trono le uniche iniziative serie tentò di prenderle Maria Sofia, ma non fu ascoltata.
«L’estate napoletana del 1860 fu l’estate della viltà, del trasformismo, del tradimento, degli inganni e del doppio e triplo gioco», scrive Arrigo Petacco. Il 6 settembre 1860 Francesco II e Maria Sofia, con quello che restava della corte, lasciarono Napoli per non ritornarvi più. Si rifugiarono a Gaeta. Qui Maria Sofia, durante i mesi di assedio da parte dei piemontesi, con il suo comportamento si guadagnò sul campo l’appellativo di «eroina di Gaeta». «Spericolata, amante del rischio – scrive Petacco – e, non dimentichiamolo, pervasa da quella vena di eroica follia che animava tutti i Wittelsbach, la giovane sovrana si muoveva fra soldati e cannoni come un pesce nell’acqua».
Ma il 13 febbraio 1861 anche Gaeta dovette capitolare. Francesco e Maria Sofia s’imbarcarono per Roma. Il regno di Napoli non esisteva più.
Gli anni che seguirono furono tutti vissuti da Maria Sofia nel vano tentativo di ritornare sul trono di Napoli prima, e di vendicarsi dei Savoia poi. «Tutti i nemici dei Savoia sono miei amici», diceva.
A Roma incontrò legittimisti e briganti. Chiavone, Crocco, Ninco Nanco, Fuoco, Guerra, Giordano furono tutti da lei ricevuti e per tutti aveva un sorriso ammirato e un amuleto portafortuna.
Poi Maria Sofia fu vicina agli anarchici. C’è chi sostiene che ebbe una qualche parte nel regicidio di Umberto I.
La regina Maria Sofia morì a Monaco il 18 gennaio 1925; avrebbe compiuto 84 anni il 4 ottobre. Ora è sepolta a Napoli nel Pantheon dei Borbone, la Basilica di Santa Chiara.
Rocco Biondi
Arrigo Petacco, La Regina del Sud – Amori e guerre segrete di Maria Sofia di Borbone, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1992, pp. 282