I soldati borbonici subirono di tutto Non solo Fenestrelle
CaroGranzotto, nelle sue ricorrenti intemerate filoborboniche ed antisabaude lei ha spesso citato il Forte di Fenesbrelle come un lager dove sa¬rebbero stati mandati a morire di freddo e di stenti migliaia (o decine di migliaia, non ricor¬do) di soldati borbonici. Ebbene, il Corriere del¬la Sera ha pubblicato un bell’articolo di recen¬sione ad un libro di Alessandro Barbero su la vera storia della Congiura di Fenestrelle.
II libro in realtà racconta il disfacimento dell’esercito borbonico nel 1860. Intanto scrive Barbero che non era un “esercito di Franceschiello”; era un’armata abbastanza moderna e ben addestrata,comandata però da generali incapaci e da un Re inadeguato. Dopo la fine delle Due Sicilie, Cavour e Lamarmora volevano arruolare tutti i soldati ex borbonici nel costituendo Esercito Italiano,a nche se molti di questi non ne volevano sapere. Comunque alla fine ne furono arruolati quarantamila, mentre molti altri andarono ad ingrossare le bande dei briganti. E Fenestrelle? Qui arrivarono solo 260 ex borbonici, non prigionieri, ma arruolati in un corpo di «Cacciatori Franchi», che l’autore equipara ad un reparto di disciplina (vita dura, quindi). Dieci di questi furono protagonisti di uno oscuro tentativo di am¬mutinamento (il titolo del libro), che si concluse con un processo dove furono… tutti assolti. Dunque,Granzotto,che cosa ne dice?Attendo fiducioso la sua immancabile pubblica ammenda
Roberto Deva
Leggerò il libro, caro Deva, ma a proposito di cifre qualcosa so già. Quelle del deputato mazziniano Comandini, ad esempio: nel campo di concentramento di San Maurizio, nei pressi di Torino, era stipato un «branco di carogne» (queste sono parole di La Marmora) composto da 12.477 borbonici. Quelle di Alessandro della Rovere, ministro della Guerra, che fissò in 80 mila i deportati duosiciliani. Insomma, di quelle “carogne” ce n’erano talmente tante che non sapevano più dovemetterle.Questa è una storia che forse non sa(sirassicuri,è documentata): erano talmente tanti, dicevo, ideportati che ancora nel 1867 i1 presidente delConsiglio,generale Luigi Menabrea(quello della tassa sul macinato), pensò di cavarsi d’impaccio chiedendo all’Argentina se fosse stata disposta a cedere dalle parti della Patagonia un lembo di terra da ridurre a colonia penale per le “carogne”. Avendo gli argentini risposto picche, Visconti Venosta, che era ministro degli Esteri, si rivolse al nostro ambasciatore a Londra sollecitandolo a far pressioni su Lord Granville perché concedesse al Regno d’Italia «un territorio posto sulla costa nord-est del Borneo» atto a deportarvi «dieci o quindicimila briganti», in alternativa «alla pena di morte decretata con implacabile frequenza». Ricevuto un altro no, l’am-miraglio Augusto Riboty venne allora incaricato di formare una squadra navale da mandare nei mari esotici per rintracciarvi un’isola disabitata che potesse fungere da gulag per i legittimisti bor¬bonici. Non se ne fece niente non per resipiscenza, ma perché mancarono i fondi per finanziare l’impresa. Torniamo a bomba, caro Deva: davvero pensa che con i problemi che ponevano al buono e saggio governo sabaudo quelle migliaia e migliaia di “carogne”, nel milione e 350mi1a metri quadrati di Fenestrelle ne languissero sole 260?-
Paolo Granzotto da “Il Giornale” del 15 ottobre 2012