Il degrado della lapide borbonica a Fuorigrotta
di Antonio Cangiano
11/1/2013
NAPOLI – Precarie le condizioni della lapide borbonica di piazza Pilastri, nel quartiere di Fuorigrotta. L’antica stele che ricorda un monito di Ferdinando IV Re delle Due Sicilie, versa in preoccupante stato d’abbandono. Imbrattata dalle scritte selvagge, mostra crepe e una copertura precaria.
LAPIDE IN DEGRADO – Semi nascosta dai tubi innocenti, incastrata nel muro di cinta della scuola media “Silio Italico” la stele in piperno, recante le disposizioni del Tribunale Generale della Pubblica Salute per volontà di Ferdinando IV Re delle Due Sicilie, mostra preoccupanti condizioni di degrado.
Vistose crepe si aprono tra i blocchi in piperno; arrugginita la copertura metallica, le antiche iscrizioni sono imbrattate dai writer selvaggi.
CATTIVA MEMORIA – “In un momento attuale dove forte è la riscoperta dei valori della nostra storia, la lapide borbonica di piazza Pilastri è un simbolo di cattiva gestione del nostro patrimonio storico” è il commento amareggiato di un noto professore di storia locale, che preferisce restare anonimo.
Si auspica, pertanto, un intervento conservativo volto a ridare stabilità e decoro alla stele.
“IN QUESTO LUOGO…” …devono fermarsi i carri e le some che fanno ritorno dalla maturazione de canapi e lini seguita nel lago di Agnano.
Per i contravventori ha stabilito la pena di due mesi di carcere nella prima volta nella seconda della perdita dei carri …” recita la lapide voluta da Re Ferdinando IV.
Un antico blocco sanitario, dunque, quello posto in piazza Pilastri al limite occidentale della città di Napoli; valido strumento per arginare la diffusione della malaria che a quel tempo flagellava la conca flegrea.
La stele di Piperno
Rubrica: a bordo linea
12 October, 2013
Fuorigrotta è solo una piccola parte, una tra le più moderne come anagrafe delle costruzioni, del vasto territorio flegreo. In quello che per molti è solo il quartiere dello stadio San Paolo vi è una strada che anticamente collegava Napoli al lago di Agnano e che veniva percorsa per lo più da contadini e mercanti che di lì a poco avrebbero oltrepassato la tenebrosa e spesso funesta grotta di tufo scavata sotto la collina di Posillipo, all’epoca porta della città.
In quella stessa strada, che prende il nome dell’antico imperatore romano Giulio Cesare, un po’ nascosta, lontano dagli occhi indiscreti, vi è una stele di piperno, roccia vulcanica incredibilmente resistente agli agenti atmosferici, sulla quale è inciso: “FERDINANDUS IV D.G. UTRUSO. SICILIAE REX DI SOVRANO COMANDO IN QUESTO LUOGO DEVONO FERMARSI I CARRI E LE SOME CHE FANNO RITORNO DALLA MATURAZIONE DE CANAPI E LINI SEGUITA NEL LAGO DI AGNANO. PER GLI CONTRAVENTORI HA STABILITO IL RE D.G. LA PENA DI DUE MESI DI CARCERE NELLA PRIMA VOLTA E NELLA SECONDA CUELLA DELLA PERDITA DE CARRI BOVI E SOME. IL TRIBUNALE GENERALE DELLA PUBBLICA SALUTE. NAPOLI DA S.LORENZO LI 23 LUGLIO 1789”.
Negli anni in questione, va detto, il Lago di Agnano era infestato dalla malaria e il re Ferdinando fece piantare la stele come presidio per chi si accingeva a giungere in città da quei luoghi dove si coltivava la canapa, dalla quale si ottenevano centinaia di manufatti a partire dalle corde da tiro fino all’olio che fruttava dai suoi semi. Giorno dopo giorno la stele è resistita a più di duecento anni di cambiamenti, così se all’epoca nei paraggi c’erano solo piccole masserie e paludi malariche, contorno alle coltivazioni di canapa e di lino, oggi lo scenario è molto diverso.
Oggi il quartiere è molto cambiato, eppure la stele di piperno è stata negli anni salvata. Nessuno sa realmente come e perché, tanto più che nessuno a livello istituzionale si è mai impegnato a salvaguardarla, nè tantomeno recintarla. Eppure lei è lì, acciaccata un po’ ma è ancora lì. Qualche Giotto moderno ci ha taggato sopra il proprio nome, esprimendo il rammarico per la vietata coltivazione della canapa che allora invece, non avendo il petrolio come concorrente, era una delle materie prime più coltivate in tutto il regno. Qualcuno, forse quando hanno ristrutturato la scuola media adiacente, ha fissato la stele coprendola con una lamiera e puntellandola con tubi innocenti.
Alcune associazioni si sono occupate della stele negli anni, un monumento la cui esistenza forse a chi di dovere nemmeno risulta, nascosta com’è, e quando sono passato l’ultima volta per farle una foto un vecchietto mi ha detto: «se manco Mussolini l’ha ittat ‘nterra, non lo farà mai nessuno». Il riferimento risale al fatto che proprio tra gli anni Venti e Quaranta il quartiere di Fuorigrotta ha subito la grossa rivoluzione urbanistica che se aveva come lato positivo la bonifica dei terreni paludosi e la nascita di un quartiere abitativamente all’avanguardia, soprattutto nel rapporto tra servizi e popolazione, dall’altro portò alla cacciata dei centinaia di famiglie dalle proprie case con i modi e i tempi del regime. Una rivoluzione effettuata quasi senza alcuna copertura abitativa per i nuclei familiari del posto, che come non molti sanno, causò proteste poi sedate col sangue.
Insomma la stele ne ha viste di storie, forse ha semplicemente visto le storie che questo popolo ha regalato alla storia. Lo stesso che in questo caso, senza autocelebrazioni e senza meriti, forse per semplice senso della dignità, sta proteggendo e salvando involontariamente la sua stessa storia. (gt)
LA STELE DI LARGO PILASTRI
Accanto al moderno edificio scolastico “Silio Italico”, inserita nel muro di recinzione, è ancora visibile, dopo due secoli, una stele di piperno, con un’iscrizione del 1789 voluta dal <Tribunale della generale salute>, salva per miracolo, nonostante l’enorme sviluppo edilizio di Fuorigrotta.
In essa si legge che i carri e le bestie da soma provenienti dal lago di Agnano dovevano colà fermarsi pena la perdita dei carri.
E’ opinione diffusa che Largo Pilastri fosse adibito a posto di controllo sanitario di quanti provenissero da Agnano, dove da tempo imperversava la malaria.
Infatti, il lago di Agnano fu adoperato per la macerazione della canapa e del lino fino al 1870, anno in cui fu prosciugato per debellare il flagello.
L’ubicazione della stele scaturì dal fatto che lo slargo pilastri era il punto di congiunzione per quelli che provenivano dalla zona di Agnano e dalla zona di Pozzuoli, infatti in loco sorgeva la nota <Osteria dei pilastri>.
In origine la stele era posta parallelamente alla strada e faceva parte di un complesso formato da un abbeveratoio e da un piano rialzato con larghi gradini. Detto piano serviva per un agevole controllo dei carri e per montare a cavallo.Le successive modifiche edilizie hanno portato alla perdita anche di una vecchia torre e di una garitta di avvistamento , situata alla confluenza di via Nuova Bagnoli con via Castellano.
Reale disposizione di Largo Pilastri.
DICITURA ORIGINALE SCOLPITA SULLA STELE
FERDINANDUS IV D.G. / UTRUSO.SICILIAE REX / DI SOVRANO COMANDO /IN QUESTO LUOGO DEVONO / FERMARSI I CARRI E LE SOME / CHE FANNO RITORNO DALLA / MATURAZIONE DE CANAPI / E LINI SEGUITA NEL LAGO / DI AGNANO. / PER GLI CONTRAVENTORI HA / STABILITO IL RE D.G. LA PENA / DI DUE MESI DI CARCERE NELLA / PRIMA VOLTA E NELLA SECONDA /CUELLA DELLA PERDITA DE / CARRI BOVI E SOME / IL TRIBUNALE GENERALE DELLA / PUBBLICA SALUTE PER ESECUZIONE / DEL SUDDETTO REAL COMANDO E / PER NOTIZIA DI TUTTI HA FATTO / NCIDERE IN MARMO LA PRESENTE / ISCRIZIONE, NAPOLI DA S.LORENZO / LI 23 LUGLIO 1789, / IL SOPRAINTENDENTE E DEPUTATI / DEL TRIBUNALE DELLA GENERALE SALUTE / FILIPPO MAZZOCCHI / MAZZEO D’AFFLITTO DI ROCCA GLORIOSA/ IL PRINCIPE DI S.AGATA / GIOVAN BATTISTA CAPUANO / ORAZIO CAPECELATRO / DOTTOR GAETANO DANDOLFI / DOTTOR OTTAVIO M. BUONO / DOTTOR FERDINANDO FARODI / DOTTOR NICOLA GRAZIUSO CONSEGR.
Rara foto con, alle spalle della stele, la famosa Torre Pilastri. A destra l’antica strada Taverna delle rose (scomparsa), al Centro la vecchia linea tranviaria verso cui confluivano via Nuova Bagnoli e l’attuale via Giulio Cesare.