L’Aquila, l’ultimo saluto a Mauro Zaffiri

L’Aquila, l’ultimo saluto a Mauro Zaffiri nel “suo” Fattori
di Redazione Sabato, 26 Agosto 2017

Si sono svolti questa mattina in forma laica allo stadio Tommaso Fattori – quasi la sua seconda casa – i funerali di Mauro Zaffiri, il presidente dell’Aquila Rugby Club venuto a mancare due giorni fa, a nemmeno 65 anni.

Sono stati proprio i giocatori della squadra neroverde a portare il feretro sul piccolo palco montato sul prato, di fronte le tribune coperte, gremite come in passato (almeno quello più recente) si era visto poche volte.

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Tanti anche gli interventi succedutisi al microfono per rendere omaggio a un uomo che molto ha dato alla sua città, non sempre venendo ricambiato come avrebbe meritato.

A rendergli l’ultimo saluto sono stati il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi; l’ex giocatore dell’Aquila Rugby Totò Perugini, ora vice presidente nazionale Fir; Giorgio Paravano, presidente della onlus L’Aquila per la vita, uno dei tanti progetti alla cui nascita e crescita Zaffiri diede un contributo fondamentale; il giornalista Angelo Di Nicola, che ha ricordato i tempi di Radio Città e di Fotofinish, due imprese editoriali che furono fucine di tanti talenti e che senza lo spirito di iniziativa e la perseveranza di Zaffiri non sarebbero mai esistite; la consigliera comunale Carla Cimoroni e Alessandro Tettamanti del 3e32 (i cui interventi sono riportati qui sotto), che con Zaffiri hanno condiviso una comune militanza politica negli ultimi otto anni, quelli, più duri, del post terremoto.

Ai piedi del palco allestito per la cerimonia era stato sistemato uno striscione con il volto di Zaffiri ritratto in una delle sue espressioni più ricorrenti: il sorriso nascosto sotto un paio di baffoni folti e irsuti, lo sguardo limpido e vivace da persona onesta, buona, trasparente, che sotto la scorza di un carattere sanguigno e un po’ ruvido nascondeva un cuore grande e una generosità e un altruismo sempre disinteressati.

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L’intervento di Alessandro Tettamanti

Quando dopo il terremoto Mauro Zaffiri iniziò ad avvicinarcisi, io non capivo. Era l’unico della sua generazione che voleva comprenderci, ascoltare, prendere parola, dare. Ma chi è quisto? mi dicevo.

Da allora Mauro ci ha insegnato molto dell’Aquila e del fare politica all’Aquila, a calarci nel contesto, a non essere miopi. Ad essere realistici, ad ascoltare tutti e a parlare con tutti…tranne che co ji stronzi.

Ci ha dato consigli da pari a pari. E li abbiamo seguiti.

Non sono stati però sempre consigli convenienti, perché comprendevano il dover dire sempre e comunque ciò che si pensa…All’Aquila, mettendoci la faccia, combattendo come un cazzo di toro basso coi baffi che ingrifa e spinge e fa paura pe’ quanto è forte, porca miseria …
“Perché se te fanno incazza ecco ta caccia ji enti”.

A Mauro zaffiri non gliene fregava niente di risultare incoerente, a volte. Quando c’hai un cuore enorme che butti oltre una quantità di ostacoli spaventosa come cavolo fai a esse sempre coerente , devi andare avanti o immota manet fra’.

Mauro si è sempre sporcato le mani, sempre, e non s’è mai tirato indietro.

Mauro era fortemente concreto…Se ti sentiva dire una tua idea (a me è successo più volte) ti diceva: “Facciamola”. E tu quasi impaurito che qualche adulto aquilano, evidentemente diverso dagli altri, ti spingeva a realizzare le tue idee, ti dava fiducia, mettendoti a disposizione tutto quanto fosse per lui possibile …Ma perché lo fa? Come fa a trovare il tempo?
Ho smesso di chiedermelo, a un certo punto, quando ho capito che lo facevi perché ti piaceva farlo e basta…Perché volevi seguire le tue passioni…A tutti i costi…Non potevi farne a meno. Ne avesse ‘sta città di uomini come te, porco giuda.

Ogni impresa si poteva fare per Mauro…dal 3e32 a CaseMatte da Appello per L’Aquila alle manifestazioni, agli interventi spericolati, agli scontri …
Con quella testolina attaccata alle grosse spalle con dentro una capacità da analisi che per noi è stata sempre una risorsa inesauribile da cui attingere.
Sempre curioso, lucido, sincero, controcorrente…
Spesso ci chiedevamo come caspita facevi ad avere una capacità di lettura simile sull’Aquila.
Io credo perché hai sempre parlato con un sacco di gente e la gente con te. Oltre tutte le barriere e gli steccati invisibili (i manicomi) di cui è ancora piena ‘sta città paranoica, in cui tutti guardano solo al proprio orticello e si odiano l’un l’altro e l’invidia resta il sentimento che va per la maggiore.
Tu dietro quei baffi guerrieri parlavi a tutti ma dicevi tutto, non risparmiandoti i vaffanculo, presi e dati…Ma chi è che all’Aquila non ha mai avuto a che fare Mauro Zaffiri ?

Con la sua morte L’Aquila perde una risorsa unica perché ponte fra vari mondi, generazionali, politici, sociali …E tu solo sai il peso di ricoprire una tale posizione Mauro…

Oggi siamo tutti qui Mauro…Ti sarebbe piaciuto che questo stadio fosse stato così pieno come oggi più spesso, eh?…
Cercheremo di utilizzare al meglio l’eredità che lasci. Ma da oggi, inutile nasconderselo, siamo più deboli…
Lotta, coraggio, generosità: vivrai sempre nella nostra città.
Come ci vivrà la tua forza, forza di una terra che ha voglia ancora di lottare.

L’intervento di Carla Cimoroni

“Oh, ma te lo immagini a tenerne 100 come Zaffiri, a esserne 100 come lui! che cosa si potrebbe fare in campagna elettorale! o nell’organizzazione delle manifestazioni, degli eventi, delle lotte! La rivoluzione!”… è una delle prime cose che mi vengono in mente pensando a lui e ricordando gli ultimi otto anni, quelli del dopo terremoto, quelli in cui l’ho conosciuto bene.

Perché Mauro Zaffiri all’opera era stupefacente, un concentrato di intuizione, energia, generosità e cocciutaggine.

Nella stagione di lotta e di movimento del dopo terremoto, con Mauro e anche grazie a Mauro, in molti abbiamo creduto e dato vita a un nuovo progetto politico, una sfida persino alle esperienze da cui lui pure proveniva e che aveva sostenuto “prima”. Perché nella vita di tutti noi, come di questa città, diceva lui, “c’è un prima e c’è un dopo”, e in quel dopo lui aveva avuto la capacità e il coraggio di intuire e di puntare sul fermento, la potenzialità, la voglia di mettersi in gioco di quel momento doloroso e concitato, soprattutto da parte di tanti giovani.
Non rispondeva mai a una mail, ma le leggeva tutte; anche se mancava a qualche riunione, quando tornava sapeva tutto, aveva già parlato con chi doveva parlare e ti rifilava un’analisi politica di una lucidità impressionante e disarmante, ma sopratutto rendeva semplice e realizzabile quello che ci sembrava complicato: “lo volemo fa? E allora se fa, se fa”, si può fare tutto, diceva anche perché a volte, per non tradire se stessi, semplicemente si DEVE fare.

Siamo certi che chi come noi ha condiviso con lui un pezzo di strada, non lo dimenticherà mai, che sia nella politica, nello sport, nella cultura.
Che poi la politica, lo sport e gli eventi culturali che organizzava facevano parte in fondo dello stesso progetto, che metteva al centro le ragazze e e i ragazzi di questa città, a partire dalle sue periferie geografiche e sociali.
Politica, sport, cultura: interessi della sua vita e del suo impegno strettamente legati tra loro, in cui investiva in maniera rivoluzionaria tutto il suo tempo e le sue risorse. Incredibilmente, tra il negozio e la squadra di rugby, riusciva a non mancare mai alle sedute decisive di Consiglio comunale; con l’agire concreto e quotidiano, ha segnato la differenza tra il vivere di politica e il vivere di passione per la politica.

Il 3 luglio, costretto al riposo dalla malattia, pubblicava facendola sua una citazione bellissima: “Io non perdo mai: o vinco, o imparo”. Una frase che si addice perfettamente alla forza della natura che era, al suo entusiasmo per la vita, al suo non arrendersi: è l’eredità più grande che lasci a tutti noi che ti abbiamo conosciuto: le cose in cui si crede, semplicemente si fanno, e non importa nemmeno che si vinca, ciò che conta davvero è dare tutto.

No, uno così non lo incontriamo più, ma Mauro ci ha fatto vedere cosa possiamo essere. Ed io conosco già meravigliosi giovani epigoni che hanno raccolto la palla che hai passato per l’ultima volta: generosi, tenaci, operativi, disponibili all’impegno dietro le quinte, nelle retrovie, a quello che precede, accompagna e segue l’evento principale, quell’impegno indispensabile per la riuscita della causa collettiva, e poco percepibile dai più: programmare, montare, smontare, allestire, organizzare, comunicare, ma soprattutto pensare prima degli altri a quello che può succedere di più o meno augurabile, prevederlo e prevenirlo.

Mauro nutriva un rispetto e un’ammirazione enormi per il contributo delle donne alla società e alla politica, così grandi da non fare sconti a nessuna quando pure sentiva l’incontenibile necessità e urgenza di rifilarti un’amichevole, disinteressata e furibonda cazziata. Per questo, mille volte grazie per le volte che mi hai fatto arrabbiare e piangere. Grazie per le discussioni, i silenzi sotto i baffi, le provocazioni, il sorriso che si apriva negli occhi, le sbuffate impazienti, le riflessioni lucide.

Quando ti ho visto l’altra sera, per l’ultima volta, ormai esanime, ho pensato: “Chissà se almeno adesso sei veramente in pace”. Ma, in fondo, io preferisco ricordarti e pensarti in eterna tensione verso una società più libera e aperta, più solidale e più giusta.
Grazie per la passione, l’amore e la ferocia. Avevamo ancora bisogno di te, ma faremo del nostro meglio.

http://news-town.it/cronaca/17142-l-aquila,-l-ultimo-saluto-a-mauro-zaffiri-nel-suo-fattori.html