Riflessioni di Maria Pia 4°

Penso a Don Roberto Malgesini, povera anima. Penso anche a mia madre, che mi ricordava sempre un adagio in vernacolo, che un tempo non condividevo: Chi fa u’ ben, mer’ta d’ess’ accis'” Chi fa bene, merita di essere ucciso…”, ed aveva ragione. Se fai del bene, tutti si aspettano sempre di più, sempre di più, sempre di più; fino a divenire aggressivi, a pretendere, senza reciprocità. E questo avviene in amore, in amicizia, nei rapporti lavorativi. Quasi ad arrogarsi un diritto. Che strani che siamo noi Umani. E siamo anche molto cattivi. Ci riempiamo la bocca di cose belle, ma defechiamo anche e moriamo anche. Si, la morte, che fa tacere tutti, ma proprio tutti!
Mp

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Rifletto. Se in una competizione “paesana”, ossia l’elezione di un sindaco di un paesino in un “buchino” del mondo,(mica Chicago o New York), c’è tutto questo feroce livore, cosa possiamo insegnare ai giovani che ci leggono, che ci ascoltano, che ci osservano? Livore? Cattiveria? Competizione subdola? Poi vi lamentate di una gioventù violenta, o peggio “fragile”, che usa la violenza come difesa. Ma datevi una calmata, insegnate ai vostri figli ed ai giovani il valore del rispetto, della sana competizione, dell’etica, della morale… E se i toni “devono” essere questi, non vi servite di loro, non sbandierate il loro bene, perché state insegnando rabbia, cattiveria… E mi taccio.
Mp

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Sono contenta che la politica, anche locale, inizi a pensare alla scuola ed agli adolescenti. Promettere di “fare” è semplicissimo, sperare di riuscirci è lodevole, ma senza un’analisi dei problemi alla radice, non si andrà lontano. Famiglia, scuola, società, opportunità…e poi, poi, poi…l’analisi sui ragazzi.
“Gli adolescenti stanno cambiando. In loro è evaporato il senso di colpa e si è fatta strada la vergogna. Prima c’erano autorità precise: il padre, il prete, la fede politica. C’erano i castighi e i premi che definivano il valore dei gesti e delle persone. Oggi questo non c’è più. Si è deciso che i bambini non vanno ostacolati nella ricerca autonoma del loro valore, ma sostenuti. Nei ragazzi così sparisce la paura, sparisce il Super Io, ma arriva Narciso. In sostanza: davanti vedono solo modelli irrealizzabili di bellezza e successo e se da una parte non temono più il castigo (e dunque non provano il senso di colpa), dall’altra si vergognano di non essere all’altezza. Alcuni fanno sparire il proprio corpo. Alcuni si muovono in direzione della chirurgia estetica, altri chiedono di cambiare genere, altri si accaniscono con tatuaggi. Sembra che facciano di tutto per non entrare nell’adolescenza.
Imprigionati in una fragilità permalosa, molti bambini non se la sentono di affrontare la competizione a scuola o i bulli. E di ritrovarsi in un corpo che cresce. Tanti si richiudono nelle camerette. La parola chiave dei nostri tempi è vergogna. Ci si sente umiliati da chi non ci considera, da chi ci snobba, anche sui social. Anche l’aumento delle violenze contro le donne, deriva dall’idea del Narciso. Lo stalker è un personaggio che ritiene di aver subito una grave offesa e la reazione è del tipo “o stai con me o non stai con nessuno”. Il trionfo di Narciso. Anche odiare è diventato più facile. In molti si struttura in un sentimento costante e convinto, mentre un tempo non era convenzionale odiare ed essere sempre arrabbiati con tutti e tutto. Oggi la diffusione dell’odio, sopratutto sui social, sembra essere l’espressione di una meticolosa sobillazione di marca sociopolitica. Consumare insieme l’odio e i suoi riti rinsalda i legami sociali, batte la noia e la solitudine: odiare insieme è l’alternativa al pregare assieme”.
Mp
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Faccio prevalere l’intenzionale sull’asprezza.
“Stringo il tagliato limone nel palmo/gocce d’oro dal petto della Terra si convertono/la lingua si ritira dalla ciotola del palato/ Il limone, come un cattivo amore/ Si “sfa”!”
(m.p.)

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