Pillole di Storia – Uomini in ombra II°

Uomini in ombra.

Guido Morselli muore suicida nel 1973. Non aveva mai pubblicato un libro, sulla sua carta di identità c’era scritto, alla voce professione: agricoltore. Ma era il figlio di uno dei più importanti dirigenti della farmaceutica Carlo Erba, che all’inizio del Novecento fece la storia dell’industrialismo italiano. La famiglia Morselli fu una di quelle colpite dalla febbre spagnola: la madre morì nel 1924 per gli effetti di quell’epidemia del 1918. Studente svogliato, Morselli Jr. disattese le aspettative del padre, che lo voleva dirigente. Si dedicò alla scrittura, sia giornalistica che di finzione, anche grazie alla disponibilità economica della famiglia. Passò molta della sua vita nella oggi mitica Casina Rosa di Gavirate, suo eremo prediletto sul Lago di Varese. Un giorno d’estate del 1974 Guido decise l’indecidibile: si dette la morte con una pistola Browning, che lui stesso definì nei suoi diari “la ragazza dall’occhio nero”. Scrisse per tutta la vita (sola, infelice), inviò i suoi manoscritti ad ogni dove ma fu sempre rifiutato: da Calvino per Einaudi, poi l’anno successivo Rizzoli decide finalmente di pubblicare “Il comunista”, ma quando tutto era già pronto, bozze comprese, Rizzoli cambiò direttore editoriale e il progetto fu annullato. Ed è così che il povero Morselli resta invisibile fino al ’73, quando, paradossalmente, grazie al suicidio, inizia a vivere. Adelphi pubblica subito “Roma senza Papa” e scoppia il caso Morselli. I critici s’accorgono dell’incredibile genio creativo di quell’uomo mai compreso e nel mondo dell’editoria i suoi rifiuti diventano scandalo. I suoi romanzi sono incredibili, intelligenti, dissacranti, portatori di una cultura esagerata e imponente, lucidi e taglienti, forse più adatti al piacere della mente che dei sentimenti, con vicende e situazioni di assoluta originalità. Dal suo “Diario”, di non facile lettura: “La vita è moto. Un moto, però, circolare… un moto talmente circoscritto che, in ultima analisi, assomiglia a un piétiner sur place, ovvero un battere i piedi sul posto. Ognuno chiuso nel proprio appartamento, si direbbe”.

Maria Pia Selvaggio