Donne in ombra.
Neera, pseudonimo di Anna Maria Zuccari, vittima del “fato” e di Matilde Serao. Femminista “moderata”, annoverata nella corrente verista. Da una sua osservazione: “Se qualcuno mi domandasse a bruciapelo: Lei è femminista? – dovrei rispondere: Adagio con le parole; ed a mia volta domanderei: Le piace l’acqua? A questa domanda che è pure tanto semplice non mi meraviglierei di trovare il mio interlocutore imbarazzato, poiché l’acqua incomincia colla goccia di rugiada tremolante nel calice di un fiore, va alla fonte che disseta, al bagno che ristora, alla irrigazione che feconda, fino allo straripamento che sforza, atterra, e conduce alla rovina ed alla morte”. Neera è una scrittrice dimenticata, che non figura in nessuna antologia scolastica: eppure fu un’autrice prolifica e brava, espressione del Verismo, e portatrice di una ventata di freschezza per la condizione femminile. Il vero nome di Neera era Anna Radius Zuccari. Nacque a Milano il 7 maggio 1846, e vi morì il19 luglio 1918 a causa di un tumore. Fu amica di Giovanni Verga e di Luigi Capuana (di cui fu anche appassionata amante, i due si dedicarono anche letterariamente l’uno all’altra. Capuana le dedicò la prefazione di “Giacinta” e Neera gli dedicò molte sue opere), tanto che infatti aderì anche lei al movimento verista, anche se preferì sempre astenersi da quelli che lei considerava gli eccessi del movimento. Fu una scrittrice molto seguita: scrisse moltissimi libri, circa una quarantina, tra saggi e romanzi; le sue storie erano sempre incentrate sulla condizione della donna e proprio per questa ragione fu in seguito definita una scrittrice femminista, nonostante non avesse aderito ad alcun movimento. Ebbe un rapporto di apparente amicizia con Matilde Serao, anche se furono da sempre antitetiche e la Serao faceva di tutto per oscurarla, complice una sorda rivalità. Nel 1890 fonda una propria di rivista, Vita intima, che però terminerà la propria esperienza dopo appena un anno. L’esplosiva Serao riesce nell’intento di oscurarla, potendo contare su conoscenze altolocate e un marito dedito. Perché ci vuole fortuna, Signori miei, anche nel mondo della cultura, e ci vogliono soldi, e conoscenze di “diletto” e di “letto”, oltre che politiche e mediatiche… Non basta essere bravi. Solo il Tempo darà ragione all’arte vera.
Maria Pia Selvaggio