Anche gli scarafaggi hanno un’anima…
“Quando Gregor Samsa si svegliò una mattina da sogni inquietanti, si trovò trasformato nel suo letto, in un mostruoso parassita.”
Il paradosso sarà la “non-reazione” di Gregor Samsa alla terribile trasformazione, accettata senza orrore, come un evento perfettamente naturale (del resto, quando sogniamo accettiamo la realtà del sogno). Il protagonista si guarda intorno, riconosce le pareti familiari della sua stanza, osserva il campionario di stoffe posto sul tavolo, la figura femminile appesa alla parete, da lui stesso ritagliata e incorniciata, getta uno sguardo fuori e il cattivo tempo lo rattrista nel profondo, infine si domanda se non possa dormire ancora un po’.
Il suo pensiero corre subito al lavoro, insoddisfacente e fisicamente dannoso. L’incomunicabilità, l’incomprensione, l’emarginazione, l’esclusione sono grandi temi della Metamorfosi di Kafka, accanto all’assurdità dell’esistenza, all’alienazione e all’annichilimento dell’individuo moderno. Nonostante la trasformazione in insetto, Gregor conserva facoltà umane, riflette, soffre e sogna come un uomo normale, ma i familiari, incapaci di spingersi oltre l’apparenza, oltre l’aspetto mostruoso assunto dal protagonista, non lo comprendono e lo emarginano, lo escludono, relegandolo nella sua stanza-tana come un terribile e vergognoso segreto da nascondere (secondo una sorta di contrappasso, dopo anni di viaggi, di spostamenti continui e frenetici, Gregor, dopo la metamorfosi, è costretto alla lentezza e all’immobilismo). Ogni iniziativa di Gregor, animato dalle migliori intenzioni, viene fraintesa, interpretata negativamente, come un’aggressione e in quanto tale condannata e punita (il padre lo ferisce gravemente, conficcandogli una mela nella schiena).
Restare uomo nel corpo di un gigantesco scarafaggio, è questo il vero dramma di Gregor. Fino a che… (Buona domenica anime belle, poi torno…).
M.P.