Nelle vene del Tempo.
Amore.
Quando Carla conobbe Giuseppe, nell’agosto del 1966, aveva 26 anni e lui 78. Camminava curvo ed aveva un bastone nero scrostato dal tempo. Si scrissero, s’innamorarono, viaggiarono. Nell’ultima sua opera: “Dialogo”, lasciò un testamento d’amore: «Con il rendermi conto dell’età, oso indicare che l’amore può non estinguersi che con la morte». In “Conchiglia” la stupenda, ma anche disperata e felice, drammatica ma anche quieta, vita insieme a Carla, in un’accettazione serena, eppure ancora in contrasto vitale tra Vecchiaia-Tempo-Amore. Giuseppe abbandonò i bastoni, in una rinnovata vitalità, ci furono progetti matrimoniali ostacolati dalla mancanza di soldi e di una casa di proprietà. Vissero poveri. Lui sperava nel Nobel, perché con una parte dei soldi avrebbe comprato una casetta a Capri, dove vivere con Carla.
Il Nobel non arrivò (strano), lo vinse, invece, Quasimodo per il quale Giuseppe ebbe parole dure: “Salvatore Quasimodo? Un pappagallo e un pagliaccio fascista”. Ebbe parole dure anche quando il Nobel fu vinto da Sartre: ” Hai compreso la serietà del Nobel? La merda che è in realtà il Nobel?”. Dopo 50 anni è stata resa pubblica la lista dei nomi dei candidati per il Nobel, tra cui compare anche quello dell’autore del Porto Sepolto. La corsa al premio svedese non ha mai portato un doveroso risultato a Giuseppe Ungaretti. Possibili motivi? Certamente, i suoi rapporti con Mussolini non gli fruttarono un buon biglietto da visita, ma d’altronde lo stesso Quasimodo ebbe collaborazioni con enti fascisti. Il furore misto a rabbia di Ungaretti per il rifiuto delle sue opere, sappiamo per certo, non fu motivato da presunzione o alterigia, ma da quel sogno mai realizzato di una “casetta in Canadà” (o Capri) con Carla, il suo ultimo, folle, intenso, appassionato Amore. (…poi torno).
In foto Giuseppe Ungaretti e Bruna Bianco.
(m.p)