Il DUBBIO di ieri permane alle ore 17,13 di oggi!!!!!!!!!!!!!!!!!(25 marzo 2017)
Come tutti sanno (?) il presidente algerino Boumedienne, nel suo discorso all’ONU del 1974, in tempi non sospetti affermava: “… irromperemo nell’emisfero Nord per conquistarvi. Vi conquisteremo popolando i vostri territori con i nostri figli. Sarà il ventre delle nostre donne a darci la vittoria”. L’altro ieri il presidente della Turchia Erdogan, nel suo livore contro gli europei per il rinvio “sine die” del riconoscimento del suo Paese nell’Unione Europea (80 milioni di islamici) ha invitato le donne turche presenti in Europa ad aumentare la famiglia di almeno cinque figli. La minaccia è la stessa, già ventilata da Boumedienne nel 1974: islamizzare un’Europa “cristiana” che non fa più figli. E l’Europa unita, mai nata o mal nata, che fa? Oggi festeggia il Trattato di Roma del 1957, fondato da interessi europei contrapposti, divisa da costituzioni, leggi , monete ed economie eterogenee. Ci stanno ricordando che: “eravamo un Paese in pieno sviluppo economico, che la nostra Lira fu premiata a livello internazionale per la sua solidità, che le nostre industrie…” Bravi! nel 1957 eravate in sei: Italia, Germania Ovest, Francia, Olanda, Belgio, Lussemburgo. Quello era il momento per dettare le condizioni d’integrazione politica (interna ed estera), economica, costituzionale e monetaria, e oggi vivremmo in una vera Comunità, molto più ricca e coesa. Per calcoli sbagliati, egoismi, desideri di rivalsa o supremazia, oggi siamo in ventisette sbandati. Nel 2016, dopo aver pascolato per 43 anni nell’Unione, l’Inghiltera abbandonò i compagni di viaggio, sperando di trascinare nel baratro altri ingenui compagni di unione, e lucrare nei vantaggi di un’Europa in dissoluzione, il suo splendido isolamento. La clausola di “opt-out voluta dall’Inghilterra e Irlanda nel 1990 (Trattato di Schenghen) favorì fiscalmente alcuni Paesi. Nel 1999 l’Inghilterra rifiutò l’Euro, e si tenne ben stretta la Sterlina, (come in seguito fecero altri Paesi entrati tardi nell’Unione che, furbescamente, mantennero ben strette le loro monete: il Lev, Kuna, Zloty, Leu, Fiorino, Corone e Litas… monete super svalutate rispetto all’Euro, per attirare nei loro territori… aziende e pensionati! De Gasperi, Pella, Fanfani, Segni, Zoli, Tambroni, Moro mantennero, per quarant’anni, il rapporto debito/pil al 30%… poi, con estrema indifferenza, approfittando della mancanza di regole comunitarie, i nostri governanti, per mantenere il potere ed assecondare gli interessi della globalizzazione, permisero l’ascesa incontrollata del nostro debito, dal 44% del 1970 a quello spaventoso d’oggi. Nel 1951 ero appena entrato al Banco di Roma, i sei Paesi che in seguito avrebbero firmato il Trattato di Roma, costituirono la C.E.C.A. (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio). Non ancora ventunenne mi trovai a commentare la notizia con alcuni colleghi anziani, reduci dall’ultima Guerra Mondiale. Col mio solito spirito ironico commentai: “Noi non abbiamo carbone. Ricordo che durante la guerra qualcuno bruciava legna, segatura… un po’ di lignite, di torba…” “Non è questo che ci vuole” rispose un collega scampato alla guerra di Grecia “Siamo popoli ancora divisi, vinti e vincitori. Abbiamo al governo personaggi di un certo livello morale e intellettuale che, prima di firmare trattati, dovrebbero studiare e proporre una Costituzione europea vincolante, sulla base di quanto esiste nella Confederazione Svizzera o negli Stati Uniti d’America. I Trattati sono accordi ballerini, fatti per non essere rispettati, come quelli in vigore nel 1914…
Se il Parlamento Europeo (che costa moltissimo ma conta poco, esautorato dalle decisioni insindacabili dei Capi di Stato dei Paesi Membri) non ottiene prerogative certe, tanto vale…
In occasione dell’entrata in vigore dell’Euro il Presidente della Commissione UE Romano Prodi così si esprimeva: “Oggi apriamo le braccia a questi 75 milioni di nuovi cittadini europei e diciamo loro: benvenuti. Questa casa è la vostra. Ora tocca a voi amarla, viverci, sognarci e ingrandirla ancora. E se un giorno sarà necessario, tocca a voi difendere insieme a noi i suoi valori e suoi princìpi fondatori”. Era il 1999… e il nostro debito aveva superato abbondantemente il 100%.
Nel 2009 fu approvato il Trattato di LISBONA (redatto per sostituire la Costituzione Europea bocciata dal “nò” francese e da quello del 2005 dell’Olanda.) Questo afferma il Trattato: ” Dota l’Unione Europea d’istituzioni moderne e di metodi di lavoro ottimizzati per rispondere in modo efficace ed efficiente alle sfide del mondo di oggi, in una realtà in rapida evoluzione, per affrontare temi quali la globalizzazione, i cambiamenti climatici, l’evoluzione demografica, la sicurezza e l’energia. Gli europei guardano all’UE che rafforza la partecipazione democratica in Europa e la capacità dell’UE di promuovere quotidianamente gli interessi dei propri cittadini…”
Sono trascorsi altri dieci anni e i nostri parlamentari europei, anziché denunciare la mancata applicazione del Trattato da parte del Consiglio dell’Unione Europea (2007), o denunciare i motivi per cui alcuni Stati si oppongono, continuano nei loro rimunerativi, inconcludenti viaggi.
Sono Trattati mal trattati, bis trattati, addirittura dannosi se lasciati dormire nei cassetti. Gli Emirati arabi hanno smesso da tempo d’impiegare i proventi provenienti dal commercio del petrolio per equipaggiare con rubinetti d’oro anche il bidét! Ora sfruttano le enormi risorse accumulate nei fondi sovrani per investire nelle aziende, nelle attività e nelle risorse più avanzate. Chi oggi auspica un’Europa a due velocità è un pericoloso illuso. Piaccia o non piaccia, costi quello che costi la vera priorità è l’unione dei popoli. Uguaglianza e parità di diritti assicurata da un governo centrale europeo, sorretto da un’economia comune. Cinquecento milioni di europei, di fronte alle grandi potenze e coalizioni mondiali, non sono molti. La spaccatura dell’Unione Europea coinciderebbe con la sua fine, aprendo le porte ad ogni tipo d’invasore. Speriamo che i nostri soloni lo abbiano capito! Le regole già esistono, le hanno approvate tutti gli Stati aderenti, e ora di applicarle. L’indebitamento di alcuni Stati è dovuto a questa incomprensibile indolenza dei nostri rappresentanti europei. La mancanza di un fattivo, serio, immediato impegno di coloro che oggi festeggiano a Roma il sessantesimo anniversario del Trattato di Roma, eludendo l’applicazione del Trattato di Lisbona, sarebbe veramente imperdonabile, e provocherebbe danni incalcolabili e irreversibili!
Antonio Baudino