DISFACIMENTO
E venne Di Pietro, saggio Magistrato. Pose fine alla Prima Repubblica… e rubare per il Partito non fu più possibile. Dismessa la “tonaca” il grande magistrato cadde nel “peccato originale”. Si costruì un partito tutto suo, dalle caratteristiche uguali a quelle dei condannati, e delle ricche centrali sindacali: Associazioni non riconosciute, prive di riconoscimento giuridico, di libri contabili e dei Soci, senza obbligo di certificare i bilanci (come insisteva l’altro “intonacato” don Sturzo, sfuggito alle ire fasciste, che predicava, inascoltato, la necessità di sottoporre le associazioni politico-sindacali a un severo controllo tramite riconoscimento giuridico) Senza la benedizione di don Sturzo il risultato fu disastroso. Non potendo rubare per il partito… molti politici (ad ogni livello) rubarono per se stessi… Il dettato costituzionale afferma che “i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti… con metodo democratico…” stop! I sindacati devono costituirsi “in base a un ordinamento interno a base democratica e sono rappresentati in proporzione agli iscritti…” e per vincere congressi nazionali, o della miriade di sezioni periferiche, le tessere aumentarono a dismisura. In tutta la Costituzione non vi è cenno sul significato di “Democrazia” e quindi la “pari dignità sociale di ogni cittadino” rimane aleatoria… e di fronte al vitalizio di un parlamentare, ad esempio M. Cacciari – M. Capanna – G. Pillitteri – M.Cossutta ecc. che con 10 anni di contributi hanno maturato 4.725 Euro mensili, dopo oltre 40 anni di duro lavoro un manovale percepisce…) Queste cose le dicevo, e le scrivevo, anni fa. Ora le pubblicherò a puntate visto che giornalisti, conduttori televisivi si svegliano unicamente quando la Repubblica è in disfacimento, il popolo sovrano conta zero, la protesta popolare sale… e la politica ci sta presentando l’ennesima fregatura: la Terza Repubblica. Le premesse sono disastrose. C’è la rincorsa “dei soliti noti” alla costituzione di un ennesimo nuovo partito (più di cinque in affannosa gestazione, tra cui la riesumata Democrazia Cristiana) e, per non smentirsi, ripropongono il “Proporzionale”, per favorire, alle prossome elezioni, le ammucchiate inconcludenti e la spartizione del potere…
AFFINITÀ STORICHE
Nel 1861 le monete d’oro del Regno delle Due Sicilie furono “incamerate” dal Piemonte (443 milioni oro, contro i 27 rimasti nelle casse del Regno di Sardegna) e sostituite con carta moneta!
Un affare degno dei brogli della finanza mondiale dei giorni nostri. Il risultato fu devastante e provocò carestia e miseria in tutto il Sud! Il Signor Aggio, impersonato da Cavour, da Vittorio Emanuele II e, soprattutto, dall’ingordigia incontrollata e speculativa delle banche dell’epoca, colpiva allora… (come oggi).
L’Unità del bel Paese doveva nascere sugli sprechi di un piccolo Stato, il più indebitato e peggio amministrato di tutto il territorio!
La Banca “d’Italia” Piemontese del 1861, anticipava l’avvento della B.C.E. che, centoquarant’anni dopo, riuniva nei debiti una dozzina di Stati europei. Fu un’operazione non provocata da guerre d’occupazione, ma da un imprevidente calcolo di politica economica comunitaria, corroborato, in seguito, da un’altra invenzione, ancor più pazzesca e terribile, il grande gioco dei debiti inventato negli USA. Funzionava così: la povera gente era spronata a indebitarsi per acquistare la casa. Il mutuocorrispondeva al cerino acceso del grande gioco. Il mutuo-cerino passava, freneticamente, di mano in mano, tra banche e finanziarie, fintanto che… scoppiò tra le mani dell’ultimo sprovveduto: la Lehman Brothers, una delle più potenti banche mondiali… che fallì.
Chi furono, in Italia gli “ingenui” compratori delle obbligazioni della Lehman? Il Consiglio d’Amministrazione del Fondo Pensioni della Banca di Roma, (oggi Unicredit) che controllava, con innata professionalità, gli investimenti fatti con i soldi dei lavoratori!
Un’amministrazione oculata? 3.400.000 di “Lehman” sfumati nel nulla. Un F.P. i cui consiglieri sono pariteticamente divisi tra rappresentanti sindacali (CGIL-CISL-UIL-AUTONOMI) e aziendali (ESPERTI DIRIGENTI BANCARI). Fu un comportamento incomprensibile come la svendita del patrimonio immobiliare voluto, a quanto pare, dall’allora Ministro del Lavoro. Una svendita che favorì… i soliti noti e volatilizzò gran parte del patrimonio immobiliare (quasi 1500 miliardi di lire, indicati in bilancio al valore storico) faticosamente accumulato con i soldi dei dipendenti del Banco di Roma, quasi tutti pensionati! Oggi i lavoratori, invogliati dalla stampa di destra e sinistra, dai sindacati, dai politici, da 24Ore, hanno rinunciato a una parte del TFR per trasferirlo in questi fondi speculativi, aperti alla finanza mondiale! In che situazione si trovano ora i loro risparmi? In quali attività sono stati investiti i loro soldi? Quanto hanno perso? Quali banche, quali compagnie d’assicurazione hanno speculato? Cos’è rimasto del TFR? Da chi e come furono controllati, sin dalla loro costituzione, i fondi amministrati da sindacalisti e padroni? Banche e assicurazioni (di destra e di
sinistra) quanto hanno guadagnato in commissioni, spese di gestione sui risparmi dei lavoratori? È opportuno impiegare parte del TFR in fondi speculativi?
Difficilmente i nostri politici, amanti del debito pubblico, riusciranno oggi a imporre la loro teoria degli sprechi agli Stati più virtuosi. Saranno costretti a far digerire al popolo italiano una medicina amara e indigesta! Ci aspettano anni difficili, di sacrifici e astinenza, come quelli sperimentati dal Sud centocinquant’anni fa. La storia si ripete!
Prima Repubblica: le Banche IRI (Roma, Credit, Comit, S.Spirito) controllate, di massima, dalla DC; istituti di diritto
pubblico: Casse di Risparmio-Napoli-Sicilia-Montepaschi, ecc.
controllate dalle forze politiche locali.
Seconda Repubblica: obbligo dell’UE di privatizzare gli istituti bancari di diritto pubblico (legge Carli-Amato del 1992). Per consentirne la collocazione delle azioni sul libero mercato, per un periodo di transizione le azioni passarono nelle mani delle fondazioni. Le fondazioni, formate da politici locali (tra cui qualche faccendiere o condannato), se ne guardarono bene. La possibilità di disporre degli utili da impiegare in iniziative a carattere locale consentiva loro di… e così scoppiò (stranamente) il caso Montepaschi, la cui fondazione possedeva oltre il 50% delle azioni della banca!
Da un’unità europea basata unicamente sul nome del cane di mio nonno (EURO), sui debiti incrociati dei Paesi aderenti, su di una Banca Centrale irresponsabile e non garante delle economie nazionali, non potevamo sperare in un futuro radioso. Un’unità priva di regole comuni, retta da un Parlamento europeo senza poteri, circondata da una pluralità di Parlamenti periferici, autonomi, boriosi, inconcludenti, costosi sta sprofondando nel dissesto l’intera Europa!
– E per i cittadini… quali saranno le conseguenze?
– Quelle di sempre! Dovranno pagare gli errori dei politici… parecchi miliardi! Purtroppo sono loro che decidono dei nostri destini…
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CONTINUA… (Da Garibaldi ai Giorni Nostri)
Antonio Baudino