Claudia Lopez – “Sono anch’io una madre”
“Di poesia non si campa, si vive”, è il pensiero sottile di Claudia Lopez nel suo contatto profondo con l’arte della musa.
Nel componimento “Sono anch’io una madre”, partorita dalla penna ispirata della giovanissima autrice sannita, è la poesia che vive, vive dentro la storia che essa stessa racconta, vive nel sentimento della scrittrice, vive dentro l’animo triste di “Raffa”, “madre pur non avendo figli”, protagonista del capolavoro poetico. Anche noi, come Claudia, crediamo che si può essere madri senza aver partorito mai una creatura, sì si può essere madri in ogni momento della vita, perché la donna che si prende cura di ciò che al mondo appartiene, è in quel preciso istante che diventa madre, la madre di ogni essere vivente sulla Terra.. “Raffa” non ha figli, ma “Raffa” è madre, “una madre speciale”, una madre “più di quelle donne – scrive l’autrice murgantina, pulsante sangue pugliese, con un piede nella terra del principe Landolfo – che i figli li hanno e non li amano, e li abbandonano, e li maltrattano e non li vivono appieno”. E’ il dolore, è la stima per “Raffa” che ispirano Claudia. “E’ uno scritto nato forse dal nulla – ci dice l’autrice – o da un tutto che prima mi era invisibile agli occhi. Nasce dal dolore, da me perfettamente percepito, di una madre che lo è, ma senza aver figli, dalla stima che ho nei confronti di Raffa, la mia Raffa”.
Tutto ciò è straordinario: oggi agli occhi di Claudia Lopez, diventa visibile tutto ciò che un giorno era invisibile, ogni cosa ora ha un senso, oggi quella voragine scavata nel ventre mai gravido dalle battute offensive che appartengono alla stereotipa ignoranza, dalle colpe date a Raffa gratuitamente e senza ritegno solo perché non madre e non consapevole del bene, dell’amore, oggi si riempie invece di questo amore, dell’amore infinito che solo a una madre può appartenere. “… Sono una madre anche io e non mi vergognerò mai di dirlo – sono le parole di Raffa che Claudia Lopez ne amplifica la voce -; lo urlerò al mondo fin quando in me non cesserà d’esserci alito di vita, di amore”.
Nello scorso mese di agosto in occasione del concorso di poesia città di Eboli, il componimento di Claudia Lopez trova l’elevata collocazione nello scrigno prezioso del mondo poetico, quando alla sua prima esperienza, su 400 giovani scrittori partecipanti, ne colloca alle sue spalle ben 397. Terza, un grande risultato, ma non è tutto, in sede di successiva pubblica lettura il componimento ruba la scena aggiudicandosi con merito l’ambito premio della Medaglia del Senato e per finire una importante borsa di studio. Incredibile! Fantastico! Insieme a Claudia Lopez, alla sua Raffa, alle donne di tutto il mondo, anche noi, tutti noi dobbiamo sentirci un po’ madri quando leggiamo e ci lasciamo trasportare dalla intensità penetrante delle parole che la poesia della Lopez ha scolpito per sempre nelle emozioni del lettore: “Sono anch’io una madre – Sono anche io madre pur non avendo figli – Sono anche io madre, una di quelle che porta dietro con sé, come con la propria ombra, la consapevolezza che mai vedrà il proprio ventre lievitare perché dentro non vi potrà crescere alcun bambino – Sono anch’io madre, ma senza aver udito quel battito che dona speranza e felicità – Sono anch’io madre, ma senza latte al seno – Sono anch’io madre nonostante non avrò mai il piacere di acquistare un passeggino, una culla, un biberon, una tutina e tante altre infinite cose – Sono anche io una mamma anche se non sentirò pronunciare questo nome da nessuno in vita mia … “. Se pensiamo da madre, se ci comportiamo da madre, se dentro ci sentiamo madri, se amiamo come amano le madri, i figli del mondo, di ogni etnia appartenenti, di ogni colore della pelle, saranno i figli di tutti, i figli della pace, i figli della concordia.
Gabriele Palladino