𝐕𝐨𝐭𝐢 𝐚𝐥𝐥’𝐚𝐬𝐭𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐥 𝐑𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐁𝐮𝐫𝐮𝐧𝐠𝐚
In un Paese che non è l’Italia e in una Capitale che non è Roma, un uccellino che tutti chiamano Bufalino, cinguetta che si vendono confezioni singole, doppie o addirittura interi stock di deputati per eleggere il prossimo Re del Burunga.
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Voti all’asta per il Re del Burunga
In un Paese che non è l’Italia e in una Capitale che non è Roma, un uccellino che tutti chiamano Bufalino, cinguetta che si vendono confezioni singole, doppie o addirittura interi stock di deputati per eleggere il prossimo Re del Burunga. In quello strano paese c’è infatti una monarchia elettiva e oblativa, che funziona a pagamento. Dopo il lavoro degli sherpa, dei broker o dei talent scout, interviene un caporale o un pappone, cioè un ciambellano della Corona, che provvede al cambio merci-mercimoni. Dicono che ne abbia già comprati più di una sessantina di mercenari per il Re Pagatore, ma si va verso i cento, più gli ascari fidati. I parlamentari di ventura si comprano al mercatino dell’usato, nei banconi misti di frutta e lordura o sulle bancarelle di merci sfuse in svendita per cessazione d’esercizio parlamentare. Si vendono anche in confezione da ventiquattro, come le posate e i piatti, i parlamentari escort del Regno di Burunga. La tribù dei Vendivendi incontra gli agenti del Compracompra e insieme danno vita al mercato: senza mercato non c’è democrazia, lo dicono anche gli economisti liberisti.
Nel suk vicino al Parlamento è stata allestita una tenda, un hub, per trattative di gruppo o ad personam e finale inoculazione di succulente dosi in denaro sonante in due rate, una prima e l’altra, detta richiamo, dopo il voto al Re nella Casa d’Asta. È prevista la maggiorazione della dote se oltre il tuo voto, ne convinci un altro, che a sua volta sarà beneficiato dal dono regale.
È d’obbligo contrarre la promessa del voto da asporto, perché con i cellulari il venditore deve documentare al compratore l’avvenuto suffragio a favore del Re pagatore dimostrando cosa c’è scritto sulla scheda che si accinge a versare nell’urna; e appena giri la foto che la comprova ti mandano una borsa regalo piena di banconote, lingotti, lussuosi gadget o ricchi premi da spendere in vari ambiti. Chi vuole, riceve pure un santino del Re di Burunga, con la sua benedizione autografa e una sua finta reliquia. Saranno primitivi, ma quanto sono moderni nel Burunga: un esempio virtuoso di democrazia pagamentare.