VI RACCONTO UNA STORIA
Avevo 5 anni, quando nel lontano 1979, mio padre prestava servizio presso la stazione dei cc di un piccolo paesino di alta terra di lavoro. Un giorno, mentre eravamo seduti a tavola, in procinto di pranzare, bussano alla porta. Era una signora del paese, madre di 5 figli, contadina. Con le lacrime agli occhi, chiedeva aiuto a mio padre: il figlio maggiore, era stato fermato ad un posto di controllo da un collega di mio padre, il quale, trovandolo sprovvisto di documento, provvedeva al verbale di lire 100,000 e al sequestro del veicolo( una vecchia Ape, usata per vendere le verdure di produzione casalinga). Una somma eccezionale per l’epoca! Mio padre, cercò di calmare la signora e la invitava a tornare a casa, rassicurandola di un suo intervento anche se questo poteva sortire in una risposta negativa. Era una delle famiglie più povere del luogo e mio padre riuscì a dimezzare la somma e a dissequestrare il veicolo. Dopo qualche settimana, la signora bussa, ancora, al portone di casa nostra. Per ringraziare del gesto ricevuto, aveva portato 2 cassette di ortaggi e una busta di limoni. Mia madre stava per farla accomodare, quando mio padre, con disappunto, rifiuta i doni e invita la signora a prendere il caffè con la condizione di riprendersi ciò che aveva portato. La signora, si offese( chi non si sarebbe offeso) e senza proferire parola, con l’aiuto del figlio, riprese le cassette e la busta di limoni.Con un cenno della testa salutò mia madre e con un sorriso, chinando il capo, salutò me…ma non una “smorfia” a mio padre. Per oltre 30 anni, quel gesto, ha inciso sul loro saluto che mai più si scambiarono. Non compresi il comportamento di mio padre, davo ragione alla signora, offesa, da quel gesto di mancata gratitudine. Anni e anni dopo, ero già donna, in uno dei tanti dialoghi con il mio papà, gli ricordai quell’episodio. Volevo finalmente comprendere.
La risposta fu secca: “io indossavo una divisa”. E così compresi, che non è la divisa a fare l’uomo ma viceversa!
Vittoria Longo