Vendesi bambini francesi
È tutta questione di… parlare chiaro.
La notizia, non certo nuova, ma relativamente interessante ed originale è questa.(Francia, l’utero in affitto crea un caso mostruoso – Un bambino rivendicato da un genitore omosessuale perché, nonostante il legame biologico, è stato affidato a una coppia eterosessuale. Ma tutto deriva da un caso di utero in affitto. La storia choc che arriva dalla FranciaDom, 15/09/2019 )
Ho già espresso il mio parere rispetto alla pratica delle madri in vendita, con relativo bambino al seguito. Sono totalmente contrario, per il bene primario del bambino. Non mi interessa, in questo contesto mercificante, ragionare sui genitori, siano essi biologici oppure adottivi. Dal mio punto di vista, si tratta di genitori fasulli, completamente egoisti e privi di sguardo etico, rispetto a loro stessi e al mondo intero. Si tratta di una compravendita di esseri umani, ancora prima della nascita o anche già nati, in molti paesi sottosviluppati, economicamente e politicamente.
Sono da sempre a favore delle “adozioni naturali”, ossia di quelle adozioni che riescono a dare una famiglia sana a bambini già nati, e che vivono in condizioni disumane, in solitudine, in qualsiasi parte del mondo, negli istituti, nonostante in queste istituzioni si possa fare di tutto per il loro bene.
Nel caso in questione, siamo in presenza effettivamente, di cinque adulti che reclamano, in qualche modo e misura, la proprietà di un figlio tenuto per nove mesi in gestazione da uno di loro, la madre biologica, in cambio di denaro. Una madre biologica che cambia idea, come peraltro può accadere a qualsiasi persona, durante la gestazione. E questo può avvenire perché la mente umana femminile subisce profondi rivolgimenti e sconvolgimenti durante la gestazione, necessari evolutivamente alla cura della prole, come la nascita nella madre del sentimento di cura e protezione, nonostante gli accordi precedenti circa l’affitto del corpo.
Ecco che può nascere così il dubbio se sia giusto per il bene del bambino crescere in una famiglia (“famiglia”, si fa per dire, ovviamente, perché famiglia non è affatto, secondo me…) omosessuale oppure eterosessuale. E questo stesso dubbio può essere utile, per la madre venditrice, per lenire gli eventuali sensi di colpa, che in qualche modo dovranno essere gestiti da quel momento in poi, e forse per tutta la sua vita.
Cosa penso di tutto questo?
Penso che, una volta che il danno sia stato fatto, come in questo caso, sia oltremodo giusto affidare il bambino alla coppia eterosessuale, che può salvare l’educazione progressiva del bambino dagli egoismi della coppia omosessuale, anche se uno di essi è il padre biologico del bambino. Se tale omosessuale avesse davvero voluto un figlio avrebbe dovuto trovare il modo di fecondare una femmina umana e riconoscere il bambino come suo, e la madre come madre. Almeno, durante gli anni assai delicati dell’infanzia. Si può sempre “parlare” con il proprio figlio biologico, e raccontare, durante la preadolescenza, le scelte amorose e sessuali del padre, anche facendo vivere, in separate sedi educative (con il padre e il partner, con la madre e il partner eventuali) il proprio figlio.
Quale differenza ci sarebbe, alcuni potrebbero chiedermi?
Ci sarebbe la formazione nel bambino della consapevolezza di essere figlio non comprato di un attaccamento affettivo tra il proprio padre e la propria madre, anche se entrambi i genitori conducono una vita separata, con i rispettivi partner. Il figlio potrebbe riflettere sulla situazione, senza trovarsi a relazionare con simulacri materni omosessuali, quasi sempre ridicoli e tristi.
Quando si è omosessuali maturi, sereni e senza recriminazioni, si sa benissimo che la moglie ubriaca e la botte piena non si possono avere. E lo si accetta pacificamente, proprio perché si è in pace con se stessi, il mondo e la vita.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).