Un’occasione da non perdere

𝐔𝐧’𝐨𝐜𝐜𝐚𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐚 𝐧𝐨𝐧 𝐩𝐞𝐫𝐝𝐞𝐫𝐞
Dai, per una volta, chiudiamo gli occhi, sospendiamo lo spirito critico e diciamo: speriamo che vinca Giorgia Meloni.

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Un’occasione da non perdere

Dai, per una volta, chiudiamo gli occhi, sospendiamo lo spirito critico e diciamo: speriamo che vinca Giorgia Meloni. Speriamo che il centro-destra abbia la maggioranza assoluta. Nonostante tutto e tutti. Lo diciamo dopo aver espresso negli anni critiche ampie e motivate, dopo aver riconosciuto le ragioni di chi si astiene o vota per protesta e dopo aver promesso che in vista del voto avremmo frenato ogni impulso al dissenso, anche dopo aver sentito sciocchezze o cose che non condividiamo (e ce ne sono).
Ma per la prima volta nella storia della nostra repubblica, lunga più di 76 anni, è possibile, è probabile che una leader della destra guidi un governo della repubblica e il suo partito di destra diventi il primo partito per consensi di popolo. Per la prima volta, una donna… Non possiamo proprio ora voltare le spalle, tirarci indietro, anche se gli impulsi e i motivi non mancano. Queste votazioni hanno una prospettiva chiara, elementare: o vince la Meloni con la sua coalizione o tornano loro, i governi arcobaleno a guida euro-tecnica ed egemonia Pd. Direte che anche un governo Meloni potrebbe essere alla fine teleguidato e comunque pesantemente condizionato; vi do ragione, ma l’alternativa è rinunciare ora a una vittoria di popolo e rassegnarsi che il potere si riprenda il governo, subito, facendola pagare a quel popolo.
Per chi è stato per una vita “di destra”, all’opposizione o come preferite dire, sarebbe una sciocchezza tirarsi indietro proprio adesso, ritenere in partenza che i partiti siano tutti uguali e che chi vince tradirà. Potete sospettarlo ma non potete ritirarvi a priori dalla scommessa e soprattutto rifiutare la vittoria storica e simbolica a portata di mano. C’è chi stato per una vita con la destra, con l’opposizione, con Alleanza Nazionale, col Movimento Sociale, la Fiamma e il Fronte della gioventù, pagando pure un costo, e ora che finalmente vanno al governo i rappresentanti di quel mondo, ora che fate? Mancate l’appuntamento con la storia, vi ritirate o sparate il voto altrove, sapendo che non produrrà alcun effetto? Avete ottime ragioni di essere critici, lo abbiamo scritto anche noi su queste colonne; avete accumulato giustificate delusioni e ferite da quel mondo ma sarebbe una beffa e un assurdo che ora non siate partecipi a un passaggio storico così importante nella vita dell’Italia e nella vostra stessa vita. Perché è una rivincita vostra, di quel popolo, prima che della Meloni e dei suoi alleati e dirigenti. Scegliendo di stare fuori e contro anche nel giorno in cui la storia può dare lo spettacolo di una svolta storica, accettate la coincidenza ideale e reale tra la destra e l’eterna sconfitta. Se non si è perdenti non si è di destra, l’unica destra che amiamo è quella che abita nei cieli o nella memoria… Almeno, per una volta, la curiosità di vedere come va a finire scegliendo una strada diversa.
Non abbiamo mai alimentato illusioni, indebite speranze; per carità di patria abbiamo sospeso nell’arco della campagna elettorale tutte le perplessità e le divergenze che riprenderemo a esprimere appena si chiudono le urne e si apre la nuova fase. Ma il ragionamento che ora facciamo, alla luce del sole, senza secondi fini (ci bastano e ci avanzano i primi Fini) è che non possiamo davanti alla prima occasione storica per la destra di governare l’Italia, e non da partner o indirettamente dietro Berlusconi, ma in prima persona, ritirarci nel dissenso e decretare a priori la sfiducia, pur ampiamente motivata.
Arrivo a capovolgere un discorso comune: puntiamo per una volta non su ciò che realmente è questa destra ma su ciò che rappresenta una sua vittoria. Dobbiamo distinguere la realtà dalla sua rappresentazione e per una volta puntare sulla seconda. Sul piano simbolico l’incarico di governo alla destra, la presidenza a Giorgia Meloni, sarebbe una svolta senza precedenti: la sconfitta netta della sinistra e la vittoria della destra nazionale e popolare, qualcuno aggiungerà sovranista, altri diranno sociale, conservatrice o identitaria. Sarebbe, torno a dire, la vittoria storica di un popolo all’opposizione che ci ha creduto, prima che dei suoi eletti.
Accontentiamoci per ora di contribuire a questo risultato storico e simbolico e di vedere finalmente lo sconcerto e la rabbia di chi detiene il potere da sempre e con arroganza, con intolleranza, anche senza la legittimazione elettorale del popolo sovrano. A volte la rappresentazione è più forte della realtà, il simbolo è più importante del fatto, lascia più segni.
Poi potrà accadere di tutto. Che sia impossibile per la destra governare, che non sia in grado di farlo o già di formare un suo governo, che non abbia coraggio, credibilità e intelligenza per farlo, che non abbia adeguati interpreti, che ceda ai compromessi e accetti di ripiegare sulla libertà vigilata, governi a mezzadria, sotto controllo….O che subisca un tale attacco concentrico, interno e internazionale, da doversi arrendere, arretrare, ripiegare. Non ci facciamo illusioni, tra direttive europee e atlantiche, agende Draghi, suggerimenti del Quirinale, poteri sovrastanti, cupole….Andare al governo non significa andare al potere, sono due cose diverse; il potere circonda da ogni lato il governo, lo sovrasta, lo attornia, gli sta sotto. E l’Apparato, pur trescando sottobanco con i possibili vincitori, è schierato compatto contro la Meloni e il suo mondo, mentre non ha alcun timore se prende voti qualche partitino antisistema, perché non inciderebbe sui suoi piani.
Sulla Nato, in politica estera, sul fascismo “male assoluto” citando Fini, mi mordo la lingua, trattengo i commenti, vi dirò qualcosa dopo lunedì. Fino a domenica sospendiamo i conti, i se, i ma, speriamo in un risultato senza precedenti. Poi riapriremo le bocche e riprenderemo i discorsi interrotti.

La Verità (23 settembre 2022)