Un piano di pace per l’Europa
di Richard Kemp 12 marzo 2022
Pezzo in lingua originale inglese: A Plan for Peace in Europe
Traduzioni di Angelita La Spada
L’obiettivo strategico della NATO dovrebbe ora essere quello di far cadere il presidente russo Vladimir Putin e sostituirlo con un leader meno pericoloso. Se Putin non riuscisse a raggiungere i suoi obiettivi in Ucraina, aspre restrizioni verranno imposte agli oligarchi russi, e sofferenze verranno inflitte ai cittadini comuni dall’azione diplomatica ed economica occidentale. L’attuale avventura di Putin potrebbe portarlo all’autodistruzione.
Se ciò non accade, Putin rimarrà una minaccia permanente per la NATO, l’Europa e per il mondo intero. La legge russa ora gli consente di mantenere il potere almeno fino al 2036. Putin mirerebbe a ricreare l’Unione Sovietica in una nuova forma e ripristinare lo status di superpotenza russa respingendo la NATO, riconquistando il dominio di Mosca sui suoi vicini orientali. Ora chiede persino il disarmo nucleare dell’Europa.
I prossimi obiettivi di Putin potrebbero essere la Moldavia o i Paesi baltici che, come l’Ucraina il presidente russo considera illegittimi e facenti parte della sfera russa. Se si vogliono evitare ulteriori sofferenze e spargimenti di sangue, l’Occidente deve fare tutto il possibile per far fallire la sua attuale aggressione. Stiamo finalmente assistendo all’unità tra i Paesi membri della NATO, con sanzioni senza precedenti che già iniziano a mordere l’economia russa che si avvia verso la caduta libera. Per frenare le più ampie ambizioni di Putin, è anche essenziale che la NATO aiuti l’esercito ucraino, finanziandone lo sforzo bellico e fornendo alle forze ucraine armi letali ed equipaggiamento militare.
Nel probabile caso, in cui Putin prevalesse in Ucraina, dovremmo anche prepararci ora a sostenere un movimento di resistenza contro un potenziale esercito di occupazione russo. Ciò includerebbe azioni come fornire armi, intelligence e sorveglianza, nonché capacità informatiche offensive e l’invio di anonimi consulenti in aiuto. In Ucraina, Mosca dovrebbe restare impantanata sul territorio, con un viavai di sacchi per cadaveri che tornano in Russia (piuttosto che misteriosamente “scomparsi” nei forni crematori mobili che, secondo il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy, seguono minacciosamente le forze russe). Non desideriamo vedere i coscritti russi uccisi, ma pesanti perdite aiuterebbero a scoraggiare ulteriori aggressioni e a destabilizzare il regime di Putin.
Il modello precedente in Occidente è stato quello di imporre sanzioni per poi lasciarle svanire nel nulla quando la situazione si è stabilizzata. È quello che è successo nel 2014, quando Putin ha invaso la Crimea, ed è ciò che sta accadendo con l’aggressione dell’Iran contro i Paesi del Medio Oriente e il suo fiorente programma di armi nucleari. Non deve succedere con Putin. I Paesi occidentali dovrebbero ora dire chiaramente che le sanzioni e altre azioni saranno permanenti. Tali azioni e sanzioni dovrebbero essere rafforzate includendo la rottura delle relazioni diplomatiche e il divieto delle esportazioni, nonché il divieto di accesso ai porti marittimi, allo spazio aereo e agli aeroporti e l’esclusione dei russi dalle competizioni sportive e dagli eventi culturali e scientifici. Per intensificare la pressione, alcuni hanno suggerito che a tutti i cittadini russi potrebbe essere vietato l’ingresso nei Paesi occidentali e, addirittura espellere quelli di loro che già si trovano lì. Ciò avrebbe un effetto di gran lunga maggiore sui cittadini russi comuni delle sanzioni imposte contro un manipolo di freddi oligarchi ai quali non gliene importa nulla.
La guerra di aggressione della Russia è illegale ai sensi del diritto internazionale e, ad aggravare tale illegalità, ci sono diffuse segnalazioni di crimini di guerra commessi in seno all’Ucraina, con accuse di attacchi deliberati contro i civili protetti. È probabile che tali crimini continueranno e aumenteranno. Tutte queste atrocità dovrebbero essere sistematicamente annotate, con l’obiettivo di portare i responsabili sul banco degli imputati davanti alla Corte Penale Internazionale dell’Aia, con i dirigenti russi accusati di crimini contro l’umanità.
In breve, la Russia deve essere isolata e trasformata in uno Stato paria sulla scena internazionale non solo mentre l’esercito di Putin sta attaccando l’Ucraina, ma per tutto il tempo necessario. Queste azioni danneggeranno anche noi, poiché la Russia si vendicherà con le proprie sanzioni e restrizioni. Il dolore a breve termine può essere alleviato a medio termine eliminando la dipendenza dall’energia russa, aumentando le forniture di gas dal Nord Africa, dall’Adriatico e dal Mediterraneo. Anche attraverso la riapertura negli Stati Uniti del più grande gasdotto al mondo, la cui concessione per la costruzione è stata revocata dal presidente Joe Biden dal suo primo giorno in carica, e mediante il fracking e la costruzione di centrali nucleari.
Putin cercherà anche di vendicarsi dei Paesi occidentali, ricorrendo altresì alla guerra informatica e al programma omicida che è il suo marchio di fabbrica. Lo sviluppo delle nostre difese informatiche e delle capacità offensive deve essere urgentemente accelerato e i servizi di intelligence vanno ampliati per contrastare e infliggere gravi danni alle agenzie di spionaggio russe.
Il Partito Comunista Cinese aiuterà la Russia a coprire i costi dei danni fornendo aiuti economici e Pechino è pronta ad acquistare forniture di energia che non possono più entrare in Europa. Alcuni sostengono che le mosse punitive occidentali spingeranno la Russia nelle braccia della Cina. È già lì: la Russia è il più grande destinatario del sostegno finanziario cinese, e Putin e Xi hanno stabilito un’alleanza militare.
Nel frattempo, devono essere costituiti gli eserciti della NATO – come la Germania ha appena promesso di fare – e dispiegati nei Paesi dell’Europa settentrionale e orientale che si trovano nell’immediata linea di tiro di Putin. La Gran Bretagna, ad esempio, ha deciso l’anno scorso di ridurre drasticamente le sue già scarse unità di carri armati e fanteria. Quei tagli non dovrebbero soltanto essere sospesi, ma anche annullati, con le forze militari ricostruite ai livelli della Guerra Fredda degli anni Ottanta.
Laddove Putin chiede che la NATO si ritiri, l’Alleanza Atlantica dovrebbe andare avanti. Alcuni potrebbero vederla come una mossa provocatoria, ma in realtà è una dimostrazione di forza che scoraggerà Putin anziché rabbonirlo. Il presidente russo sa che i suoi discorsi sulle minacce alla Russia da parte della NATO non sono altro che una scusa per le sue ambizioni territoriali, motivate dal timore che la vicina libertà e prosperità dell’Occidente minano la sua presa sul potere. Sa che la NATO non rappresenta una minaccia militare per la Russia e che è un’alleanza puramente difensiva. Se vuole ripristinare la credibilità che aveva una volta, cosa che la débâcle di Biden in Afghanistan ha fatto molto per minare, la NATO deve ritrovare la propria forza, non solo in termini di potenza militare, ma anche nella comprovabile volontà politica di usarla.
Gli Stati Uniti e la NATO potrebbero non essere in grado o non essere disposti a far cadere Putin direttamente, e questo probabilmente può essere fatto in modo più realistico dall’interno. Ma oltre all’azione economica, diplomatica e legale contro la Russia e contro i responsabili di questa guerra, dovremmo dare il massimo sostegno e incoraggiamento ai potenziali successori di Putin che identifichiamo come ragionevoli e moderati.
Le difficoltà in gioco non sono da sottovalutare. Il principale oppositore di Putin, Alexei Navalny, che i servizi di sicurezza di Mosca hanno cercato di uccidere con il Novichok, è in prigione e il suo movimento politico è stato bandito. Dmitry Muratov, vincitore lo scorso anno del Premio Nobel per la Pace per i suoi sforzi nel salvaguardare la libertà di espressione in Russia, di recente si è lamentato del fatto che nessuno è stato in grado di fermare l’aggressione di Putin in Ucraina. I pochi alti funzionari che hanno esortato alla moderazione mentre Putin pianificava l’invasione sono stati rapidamente destituiti. I suoi generali sono compiacenti e la Duma e il Consiglio della Federazione sono pieni di suoi vassalli.
Prima dell’invasione, l’America e la Gran Bretagna hanno pubblicato informazioni che hanno allertato il mondo sulle intenzioni aggressive di Putin, sebbene lui le abbia ripetutamente negate. Possiamo usare la stessa tecnica per fomentare il dissenso mostrando inflessibilmente alla popolazione russa la condotta criminale, la corruzione e la cleptocrazia di Putin. Possiamo condurre innumerevoli guerre economiche e giudiziarie mirate contro gli oligarchi russi, spingendoli a rivoltarsi contro Putin e organizzare un colpo di Stato.
Il nostro messaggio al popolo russo dovrebbe essere chiaro fin dall’inizio: non accetteremo né permetteremo la belligeranza di Putin nell’Europa del XXI secolo e danneggeremo il Paese e i suoi leader fino a quando il pericolo per noi non sarà eliminato. Allo stesso tempo, dovremmo puntualizzare che quando ciò accadrà saremo generosi nei confronti del popolo russo, accogliendolo calorosamente nell’ordine basato sulle regole e incoraggiandolo, se lo desidera, a una maggiore unità con l’Europa e l’Occidente.
Dovremmo anche essere disposti a offrire sostegno economico, un moderno Piano Marshall. Proprio come il nostro isolamento della Russia sarà oneroso, così sarà altresì la sua riabilitazione. Tuttavia, anche tali costi astronomici sono più economici dell’alternativa, sia in dollari che in vite umane. La posta in gioco non potrebbe essere più alta. Negli ultimi giorni, la Russia è diventata il primo Paese in assoluto ad attaccare una centrale nucleare, rischiando l’esplosione dell’impianto e un’indicibile catastrofe umana ed ecologica. Inoltre, nell’ultima settimana. Putin ha minacciato due volte l’Occidente di impiegare armi nucleari.
Come Israele ci ricorda spesso in merito all’Iran, se un leader ci minaccia di annientamento non possiamo permetterci di sperare che non faccia sul serio. Se il mondo si fosse concentrato sul modo in cui sbarazzarsi di Hitler negli anni Trenta, anziché rabbonirlo, forse non avremmo assistito all’orrore di una guerra mondiale che ha causato 70 milioni di morti.
L’urgenza di un messaggio occidentale di forza va anche oltre la Russia. Il presidente cinese Xi ha ambizioni territoriali più grandi di quelle di Putin, e oggi vengono messe in atto in tutti i continenti del mondo. L’Ucraina di Xi è Taiwan e può darsi che infliggere la rovina al dittatore della Russia dissuaderà il suo amico a Pechino.
Il colonnello Richard Kemp è stato comandante delle forze britanniche. È stato anche a capo della squadra internazionale contro il terrorismo nell’Ufficio di Gabinetto del Regno Unito e ora è autore e conferenziere su questioni internazionali e militari. È Jack Roth Charitable Foundation Fellow presso il Gatestone Institute.