Sophia, professione monumento nazionale

𝐒𝐨𝐩𝐡𝐢𝐚, 𝐩𝐫𝐨𝐟𝐞𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐦𝐨𝐧𝐮𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐧𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐞
Non vorrei commettere reato di vilipendio della bandiera nazionale ma “nun me regge la pompa” come dicono a Roma, vedere Sophia Loren osannata da secoli per tutto quel che fa, persino la pubblicità, e per tutte le banalità che dice al seguito.

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Sophia, professione monumento nazionale

Non vorrei commettere reato di vilipendio della bandiera nazionale ma “nun me regge la pompa” come dicono a Roma, vedere Sophia Loren osannata da secoli per tutto quel che fa, persino la pubblicità, e per tutte le banalità che dice al seguito. Da quando ero bambino Sophia Loren era già assurta a Monumento Nazionale; la sua statua vivente ha travalicato i millenni. Io le volevo bene, la consideravo un bene nostrano, come la mortadella e il parmigiano; ma passati i secoli me so’ scucciato a vedere certi intrecci di ruffianeria e devozione nei suoi confronti.

Il limite è stato superato in un articolo agiografico del Corriere della sera del 24 u.s. sulla Nostra Signora santificata persino per l’atto più venale che si possa fare: vendere la sua immagine come testimonial di navi da crociera. Un atto pubblicitario a pagamento, presumibilmente salato e non per ragioni marine. In un’isola privata della compagnia navale Msc, nell’arcipelago delle Bahamas, la Loren è stata la madrina di Seashore, l’ammiraglia della flotta di Gianluigi Aponte, magnate campano il cui gruppo batte bandiera svizzera, avendo sede come lei a Ginevra. “Per Sophia – scrive commosso l’inviato del Corrierone al suo seguito in crociera – non è un ruolo inedito quello di madrina: è la sedicesima volta. «Di solito, l’armatore dice che gli porto fortuna e io sono contenta di vedere crescere la flotta», racconta Sofia al Corriere. Per questo, un altro aereo da Miami l’ha già condotta a Dubai dove sabato sarà la madrina di Msc Virtuosa”. Che ardimento, che abnegazione: navigare necesse est. Mater Virtuosa, Madre Ammiraglia.

Uè vulimm dice a’ verità? Essendo la sedicesima volta che lo fa non è nemmeno una notizia, è un mestiere. È un’attività seriale redditizia. La Loren fa di mestiere la testimonial per le navi da crociera; nulla di eroico nelle sue trasvolate atlantiche, va dove la porta la grana. Queste, in gergo giornalistico si chiamano marchette o cripto-marchette. Per carità, legittimo per lei e per loro; ma non è il caso di menarla come se fosse un’impresa gloriosa per la patria e per l’umanità. O dobbiamo venerare come eroi pure George Clooney e Brad Pitt che vendono capsule di caffè negli spot? E beatificare la Cucinotta che vende acqua minerale in tv assicurando che giova alle sue ossa, anche se non è la parte del suo corpo a cui il suo pubblico era più interessata?

Il Corriere mostra il miracolo di Santa Sofia da Pozzuoli: “Sul suo volto non c’è traccia delle ultime 24 ore: un volo da Ginevra, dove vive, a Miami; un imbarco e la navigazione, lunga tutta una notte, per attraccare a Ocean Cay”. Prodigioso, neanche le madonne sotto la campana di vetro restano immacolate come lei dopo tali traversie. Che si fa per la Causa…

Ma come sta il nostro cinema, le chiede accorato e presumo accosciato l’inviato speciale? L’oracolo risponde: “quando un nostro regista pensa al soggetto giusto, il film ha un successo internazionale”. Acuta riflessione, nessuno ci aveva pensato prima; fatene tesoro, imbecilli, trovate il soggetto giusto, non quello sballato. Poi quando chiede alla Madonna del Cinema perché dal 2014 una nostra pellicola non vince l’Oscar, la Pizia risponde: «Ogni tanto bisogna avere pazienza e aspettare che arrivi, ma funziona così nel mondo del cinema». Che saggezza, non lo sapevamo che nel cinema e solo nel cinema funzionasse così. Abbiate pazienza. Ma questa non è un’attrice, è una filosofa. Non a caso si chiama Sophia che vuol dire Sapienza. Difatti il giornalista cita un suo collega filosofo, Manlio Sgalambro, per dire che lei è tornata nella sua Pozzuoli natia, “richiamata dalla legge dell’appartenenza”. Sgalambro ha scritto pensieri profondi e irriverenti; ma citarlo per un’ovvietà assoluta che un tempo si diceva “il richiamo del sangue”…

Da più di mezzo secolo la Loren recita il ruolo di Altare della Patria, incarna la Madrepatria e la Bonazza Nazionale, popputa reggina della repubblica (con due g come reggiseni), premurosa verso l’umanità e portatrice del sigillo d’italianità in versione napule. Ha smesso di essere attrice per farsi proverbio, marchio, bene artistico sotto tutela delle belle arti. La Loren è il Riassunto Nazionale delle Italie precedenti: in lei vedi De Sica e Mastroianni, Bella Napoli e O’ Emigrand, più uno sciame di presidenti della repubblica devoti al suo fianco. Ovunque vada è standing ovation. Al cinema, in tv, a cena, al Quirinale, sulla pummarola; stending ovescion persino dal callista. Ogni banalità che dice suscita frenesia d’applausi, ogni dichiarazione di conformismo e ogni film ossequioso al politically correct, come l’ultimo di suo figlio, Edoardo Ponti, La vita davanti a sé, infarcito di luoghi comuni corretti, suscita orgasmo di stampa e visibilio mediatico; ogni sua entrata o uscita di scena costringe il pubblico all’Erezione di Stato, tutti in piedi per Nostra Signora del Madre in Italy. Non riciccio le vecchie storielle svizzere, i guai col fisco, le accuse di evasione, le giravolte politiche.

E riconosco come tutti che ha fatto anche bei film e belle interpretazioni usando il gergo dell’autenticità e la posa della spontaneità; ci ha inorgogliti per gli oscar e per i suoi successi mondiali. Ma confesso che come attrici e persone preferivo Monica Vitti e Anna Magnani, Silvana Mangano, Virna Lisi e altre ancora. Gina Lollobrigida è la sua versione museale, una specie di Tutankhamon ciociara; ha superato la fase monumentale italica per entrare nell’era piramidale egizia.

Sophia ha il dono dell’ubiquità, appare contemporaneamente a Ginevra e Pozzuoli, a Miami e Dubai. Maronna mia. Uagliù, stending ovescion.

MV, Panorama (n.49)