Si riparte dall’amore

𝐒𝐢 𝐫𝐢𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞 𝐝𝐚𝐥𝐥’𝐚𝐦𝐨𝐫𝐞
L’Amore necessario è il mio nuovo saggio appena uscito da Marsilio dedicato alla forza che anima la vita e muove il mondo. Non è un saggio sull’amore romantico, sulla coppia, sull’eros ma un viaggio nelle varie forme dell’amore che coinvolgono corpi, anime e menti e muovono uomini, animali e forze della natura.

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Si riparte dall’amore
di Marcello Veneziani
04 Febbraio 2024

L’Amore necessario è il mio nuovo saggio appena uscito da Marsilio dedicato alla forza che anima la vita e muove il mondo. Non è un saggio sull’amore romantico, sulla coppia, sull’eros ma un viaggio nelle varie forme dell’amore che coinvolgono corpi, anime e menti e muovono uomini, animali e forze della natura. C’è l’amore degli amanti e l’amor famigliare, l’amore della vita e l’amore del mondo, c’è l’amor patrio e l’amore del destino, l’amor di Dio e della verità.
Nonostante la retorica pervasiva sull’amore c’è scarso amore nel mondo e nel nostro tempo. E’ largo l’abuso corrente di richiami all’amore, alle sue estensioni e ai suoi nomignoli correnti: diventa intercalare universale, anche in forma contratta, per rivolgersi pure ad amici occasionali, animali e avventori di prostitute. Quando tutto è chiamato amore, l’amore perde senso e profondità; come accade con l’amore per l’umanità. Se l’amore si fa generico, smette di essere amore. Tutti fratelli, nessun fratello.
L’amore comporta dedizione e predilezione, gioia, sacrificio, attenzione al mondo e agli altri; e tutto ciò difetta nella nostra epoca. Viviamo in un mondo disamorato che pure professa amore universale, a partire dai remoti e dagli ignoti; ama gli animali, le piante e il pianeta; vagheggia amori nomadi di passaggio o dipendenze travestite d’amore e proclama l’amore libero, senza limiti, fluido, senza vincoli di tempo, di natura, di sesso e di famiglia. Ma l’amore non è libero, perché la sua legge elementare è il vincolo, spontaneo e inevitabile. Può liberare, l’amore, ma in sé non è libero: è necessario, invece. E dicendo che l’Amore è necessario non si sminuisce l’amore, non lo si confonde con un bisogno impellente ma se ne coglie l’incomparabile grandezza, la sua centralità insostituibile nella vita, la sua prossimità col destino. L’amore libero passa, soggetto ai desideri volubili; l’amore necessario resta perché riguarda l’essere prima del volere; è il fondamento del mondo e la più alta motivazione del nostro essere al mondo.
Senza amore si prospetta un futuro da tecnobestie artificiali. L’amore garantisce la nostra umanità. Viviamo la perdita d’amore; avviene con una rapidità che non lascia il tempo di sconcertarsi, tanto è repentina, automatica e inconsapevole l’accelerazione.
Stanchi dell’uomo, gli umani inclinano verso il vegetale, l’animale, il silice, l’artificiale. Una specie d’amore è rivolto al clima e all’aria o al pianeta, o al cane, al gatto, all’orso, allo smartphone, agli accessori o al robottino; l’umano è d’ostacolo, fastidio o residuo tossico, di cui prima o poi, finalmente, il pianeta si libererà. E tireremo un sospiro di sollievo. Da morti.
Cosa sostituisce questo collasso progressivo dell’amore? Quali sono cioè gli amori surrogati che prendono il suo posto? Gli amori superstiti oggi vigenti sono di tre tipi: l’eccessivo amor di sé, egocentrico e autoreferenziale; un vago amore dell’umanità, come una remota, astratta platea globale; un surreale amore per ciò che non c’è, il virtuale o è frutto mentale dei desideri. Tre tipi d’amore – introflesso, generico o irreale – che sorgono dal disamore profondo e radicale. Si perde l’amor concreto dell’altro, l’amore aperto verso l’alto e l’amore per la realtà vivente. Tutto alla fine ruota intorno a una sorta di egoarchia universale e circolare: Io amo Io.
L’Amore necessario affronta le nove forme, anzi i nove gradi dell’Amore, in rapporto con la vita, con chi ami, con la famiglia, col mondo, con la sapienza, e poi l’amor patrio (e familiare), l’amore del fato, l’amor di Dio e l’amor di verità. C’è anche le breve storia dell’amore nel mito e nella filosofia, tornando a Platone che fondò il pensiero dell’amore; per concludere con l’amore della verità, connubio difficile perché l’amore spesso non ama la verità o non la dice; e la verità spesso ferisce e delude l’amore. Al termine della visita ai nove gradi dell’amore, parte una gita fuori porta nel tempo presente per scoprire che l’amore è unico argine e la sola risposta umana al dominio dell’Intelligenza Artificiale: l’amore è un’energia, una molla, uno slancio che non potrà mai scaturire da un essere artificiale. E’ l’amore che lo aziona.
Insomma, l’amore è il necessario punto di partenza, nascita e rinascita, per ricominciare a vivere e pensare.
Però se dici amore, la prima immagine che ti compare è lei, la persona amata. Prima di declinare le mille forme dell’amore, la più ricorrente, sulla bocca di tutti, in forma di parola e bacio, è l’amor di coppia. Poi l’amore si allarga a quelli che vanno sotto il genere di affetti o di passioni. Ma il primo tu è la persona amata che ti infiammò d’amore e che reputi insostituibile. Magari non è la stessa per sempre, perché l’amore non invecchia invece gli amanti e gli amori appassiscono. L’amore è oltre il tempo, gli amanti ne sono dentro, anche se al loro apice si percepiscono fuori, in un tempo sospeso.
Per amor tuo fu l’espressione chiave che aprì le porte dell’amore. Fu pronunciata in un mattino, riferita a minimi risvolti, lasciata cadere forse con studiata noncuranza. Ma portò presto lo scompiglio dell’amore. Irruppe l’ospite inquietante, in forma di voce, di parola; poi si fece corpo, abbraccio, amplesso, unione e passione. E di due vite ignare fece un fascio d’amore. Breve, intenso, indelebile ricordo. Dette fiato a una storia, suscitò energie che covavano sotto la brace spenta, alitò vita nei corpi, l’intrecciò a una sorte; poi svanì. Tutto si fece “per amor tuo”.
Non nominate l’amore invano, è come un dio, aspetta la chiamata, arriva e dispone di chi lo pronuncia e di chi ne è investito.

(Panorama, n.6)