Scuola italiana
È tutta questione di… ignoranza.
Le condizioni in cui ci troviamo, come nazione e come popolazione, dipendono da molte cause. E non posso certo permettermi qui di analizzarle, neppure sommariamente, perché sono troppe e l’analisi richiederebbe, peraltro, l’aiuto di qualche collega sociologo e politologo.
Possiamo, però soffermarci su quest’altra esaltante notizia, (L’Invalsi divide l’Italia: al Sud alunni in ritardo su inglese e matematica – I dati mostrano il divario tra Nord e Sud e, in generale uno scenario preoccupante in tutto il Paese: il 35% degli alunni di terza media non comprende un testo di italiano –Francesca Bernasconi – Mer, 10/07/2019. È un’Italia divisa in due quella che emerge dai risultati delle prove Invalsi del 2019, presentati questa mattina a Roma.) per comprendere un poco meglio la condizione esistenziale ed evolutiva nella quale versiamo tutti.
Qualche dato, che emerge peraltro nell’articolo in ipertesto, lo voglio riportare e da questo partire: a) il 20% degli studenti di seconda elementare non comprende quello che legge, e la percentuale sale in Calabria al 24%; in matematica ci troviamo al 28% di non comprensione e la percentuale di coloro che non la capiscono sale al 35% sempre in Calabria. Si salva la Basilicata, con valore inferiori, seppure nella insufficienza; b) aumenta il divario tra Nord e Sud, con il crescere dell’età, sia per quanto riguarda la matematica che l’italiano, con l’aggiunta (per essere così più democratici e coinvolgere altre discipline…) dell’inglese; c) con l’aumentare dell’età, in terza media, il 35% di tutti gli scolari italiani, senza differenza fra Nord e Sud non è in grado di comprendere un testo italiano, e l’incomprensione della matematica supera il 50% in Sardegna e Campania, per giungere oltre il 60% in Sicilia e Calabria; d) alle superiori il 30% degli studenti continua a leggere e scrivere senza sapere cosa legge e cosa scrive, e in Calabria e Sardegna la percentuale sale al 45%; e) alle superiori, gli studenti scarsi in lingua italiana sono il 30%, con il 45% in Calabria e Sardegna, mentre saliamo al 42% per la matematica, e che continua a salire fino al 60% in Calabria, Sicilia, Campania e Sardegna.
Ma è l’inglese a raggiungere il meglio… del peggio alle superiori, perché in Calabria, 7 maturandi su 10 non riescono a leggerlo in modo corretto e il 65% non raggiunge il livello B1, anche se il dato medio del Paese è del 50%. Il livello B1 è definito anche Threshold, ossia livello “soglia”. In altre parole, questi nostri cari studenti non sono in grado di comprendere i punti essenziali di messaggi chiari in lingua standard, su argomenti familiari e che si affrontano normalmente al lavoro, a scuola, nel tempo libero, etc. Non riescono a cavarsela in molte situazioni che si possono presentare viaggiando in una regione dove si parla la lingua in questione, e non sanno produrre testi semplici e coerenti su argomenti che siano familiari o siano di loro interesse. Non sono in grado di descrivere esperienze e avvenimenti, sogni, speranze, ambizioni, e non sanno esporre brevemente ragioni, fornire spiegazioni su opinioni e progetti.
Non mi soffermo sul commento del Ministro dell’Istruzione Bussetti, perché potete leggerlo nell’articolo cui faccio riferimento e perché si commenta, in effetti, da solo, senza possibilità di replica. Vi voglio, invece, invitare a riflettere su due considerazioni: la prima, la perfetta sintonia tra incomprensione della madre lingua e la ulteriore incapacità quasi raddoppiata nella lingua inglese, perché è impossibile studiare un’altra lingua (leggerla e comprenderla) se non si conosce il significato di quello che si sta dicendo nella propria; la seconda, la reale condizione cognitiva, del tutto preoccupante, nella quale si trova una grossa fetta dei nostri giovani.
Dunque, come possiamo meravigliarci di quello che accade nei social, dell’aggressività verbale e fisica che esprime il bullismo, l’odio in rete, se coloro che praticano questi atteggiamenti “letteralmente” non sanno, non capiscono quello che dicono, quello che fanno e quello che producono? Ma tutto questo è funzionale a quel potere finanziario legato ai media e a quella economia che ci vuole sempre più inconsapevoli, quasi incapaci di intendere e volere un progetto consapevole di vita, mentre si vogliono allevare giovani che siano solo in grado di consumare e comprare.
Devo proprio dirlo: tutto questo produce una certa tristezza.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info)