Scuola e linguaggio
È tutta questione di… evoluzione.
Il motivo per cui i nostri antenati sono stati gli unici a sviluppare il linguaggio è una delle grandi domande ancora senza risposta univoca e certa.
Una fra le tante ipotesi è che il linguaggio si sia sviluppato per ridurre i costi dell’insegnamento, aumentare la sua accuratezza e ampliarne gli ambiti. Il linguaggio umano sembra essere unico, almeno tra le specie esistenti e che conosciamo. Siamo solo noi ad aver costruito un mondo culturale relativamente diversificato e dinamico, e del quale parliamo.
Il linguaggio si è sviluppato da un piccolissimo numero di segni condivisi, ossia compartecipati. Ma, una volta avviato, l’utilizzazione del proto-linguaggio ha veicolato nel cervello dei nostri antenati una selezione a favore della capacità/abilità di imparare strutture linguistiche sempre più complesse, anche se semplici da apprendere.
Sono molte le evidenze scientifiche a sostegno dell’idea secondo la quale le attività culturali dei nostri predecessori hanno favorito una selezione sia fisica che mentale. Infatti, oggi si parla di un processo definito coevoluzione geni-cultura.
Le ricerche teoriche, primatologiche e genetiche dimostrano che la conoscenza trasmessa socialmente (compresa quella espressa nella produzione e nell’impiego di utensili) ha dato origine a una selezione naturale che ha trasformato le diverse forme di anatomia e capacità cognitive umane. Si tratta di un feedback evolutivo, che modella l’evoluzione della mente umana moderna, e genera una psicologia più sviluppata, in favore della motivazione ad insegnare, parlare, imitare, emulare e condividere obiettivi e intenzioni altrui.
Tale situazione, ovviamente, continua a produrre migliori capacità di apprendimento e di calcolo.
Un miglioramento che è iniziato millenni or sono e che non è terminato, anzi procede sempre più velocemente, seguendo l’interazione corpo-mente-utensili.
Non ci rendiamo conto di quanto l’insegnamento e il linguaggio e soprattutto l’insegnamento attraverso il linguaggio siano stati due elementi davvero rivoluzionari per la nostra specie. E per rendercene conto, è sufficiente riflettere su come sarebbe la nostra vita contemporanea senza le occasioni sociali e culturali che utilizzano queste due caratteristiche specie-specifiche.
Proviamo a pensare come potremmo trasmettere con accuratezza le informazioni necessarie alla sopravvivenza senza un linguaggio referenziale come quello verbale e scritto, oppure senza l’occasione di insegnare esplicitamente come acquisire una specifica abilità. È difficile pensarlo, perché sia l’uno che l’altro sono per noi elementi naturali.
Tanto naturali da sembrare ovvi, mentre così non è affatto.
Per esempio, la cooperazione su larga scala, e di cui oggi, tutti noi, stiamo testando la grande potenzialità (mi riferisco ad internet, ovviamente…), emerge nelle culture umane grazie alle nostre singolari capacità per l’insegnamento e l’apprendimento sociale. Ogni forma di miglioramento dell’alfabetizzazione, caratteristica di ogni sistema della cultura, conduce le popolazioni umane su sentieri evolutivi nuovi, creando le condizioni che promuovono meccanismi più sofisticati di collaborazione. Collaborazioni che, peraltro, si osservano anche in altri animali, come l’aiutare chi contraccambia un favore.
Ecco, sulla base di queste considerazioni scientificamente, suffragate da una serie di interpretazioni teoriche attualmente considerate valide, come pensiamo di procedere, noi esseri umani, nella nostra evoluzione?
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).