Saviano, le stese e la promozione dei libri

Saviano, le stese e la promozione dei libri
di Gigi Di Fiore
Di “stese”, neologismo criminale che sta per azione di forza con spari e irruzioni in zone di presunti nemici, il Mattino e tutti i giornali napoletani hanno parlato e ne parlano sin dall’apparire del fenomeno quasi tre anni fa. E lo sanno bene gli attenti lettori che in questa città ci vivono. Non più tardi di una settimana fa, firmai un approfondimento facendo il conto delle “stese” nell’ultimo anno: 52, suddivise per non meno di 6 quartieri. Oggi il conto va aggiornato con le ultime 2 “stese” negli ultimi tre giorni. E sono 54.

Ma due giorni fa Roberto Saviano, attento lettore di social e presenzialista da tastiera, per promuovere ancora il suo libro che aveva già presentato a Napoli quando fu pubblicato, alla Feltrinelli di piazza dei Martiri ha lanciato una battuta provocatoria: “Un’altra stesa nelle ultime ore, non se ne parla, è la vittoria di De Magistris”. Saviano è un abile comunicatore, ben consigliato, sa come si promuove un libro, come cercare uno spunto per strappare un titolo di giornale.

Scalzato nelle classifiche dal romanzo di Fabio Volo (volto televisivo contro volto televisivo), Saviano è partito con un nuovo tour promozionale, per dare smalto a nuove copie che, per l’altissima tiratura dei suoi testi, sono rimaste invendute. Guarda caso, un romanzo sulle gang napoletane dei giovani delle “stese”. E Saviano sapeva che lanciarla a provocazione contro De Magistris avrebbe fatto notizia. E infatti della sua partecipazione alla Feltrinelli è rimasta solo questa frase con le foto sui social del nostro dinanzi a sfogliatelle e cronisti.

Strategie comunicative. Ma intanto Saviano, contraddicendo se stesso, prima dice che il silenzio sulle “stese” vorrebbe ridurre il peso e il pericolo della camorra a Napoli ridotta a gang giovanili. Poi, però, per dare respiro internazionale al suo libro, dice che il fenomeno dei gruppi criminali giovanili è diffuso in tutte le periferie del mondo. Un po’ di confusione. Notata da tempo sia dal procuratore capo di Napoli, Gianni Melillo, sia dal coordinatore della Dda napoletana, Giuseppe Borrelli.

Sono loro, infatti, ad aver avvertito il pericolo di ridurre la criminalità organizzata napoletana a folklore, a spettacolo da racconto. Ogni allusione era puramente casuale? La camorra è anche insieme di storiche realtà mafiose, con interessi e infiltrazioni economiche e politiche, nonché appoggi di zone grigie di professionisti. Chi conosce un po’ il fenomeno e evita di generalizzare, sa che le camorre in Campania sono tante quante le realtà territoriali, storiche e sociali che le esprimono.

C’è una camorra-mafia radicalizzata e strutturata nella provincia di Napoli e in quella di Caserta. Rituali, alti investimenti di denaro, appalti, controlli della politica ne sono le caratteristiche. Dopo numerosi arresti e decine di collaborazioni con la giustizia, è avvenuta una trasformazione dei gruppi camorristici della città di Napoli, sempre più frammentati, sbandati e gestiti da giovani con logiche di gang urbane che controllono, vendendo droga e facendo piccole estorsioni, fette ridotte di territorio. E’ la criminalità delle “stese”.

Ed è quella che, più dell’altra, si presta a narrazioni “folkloristiche”, da fiction o riduzioni narrative. Le azioni militari, la violenza, gli scontri fanno più presa rispetto a mafie potenti che ne fanno a meno perchè controllano, con la corruzione e consensi diffusi, fette ampie di territorio. E l’avvertimento dei vertici della Procura di Napoli invitava proprio a non distrarsi con le saghe pensando che quella sia l’attuale realtà camorristica, facendo invece attenzione alle mafie invisibili, che rendono malate le relazioni sociali.

Che poi le gang metropolitane napoletane, così come quelle newyorkesi, scatenino più allarme e percezione di insicurezza perchè più visibili, è vero. Ma i giornali ne raccontano ogni giorno. Tanto che ripetere, ancora una volta, discorsi sugli interventi possibili rischia di diventare un nuovo deja vu. Attenzione alle semplificazioni, dunque. Raccontare e interpretare la realtà criminale campana è qualcosa di più complesso. E analizzarla in profondità è indispensabile.

Domenica 10 Dicembre 2017, 15:24
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