Riciclati ovunque
È tutta questione di… fallimento.
È ovvio che parlare di dignità in questo periodo storico mondiale sia qualche cosa di davvero rivoluzionario, specialmente quanto si apprendono cose di questo genere. Non mi permetto certo di valutare le scelte di questa signora, per quello che concerne la propria vita, i propri credo e gli obiettivi che vuole raggiungere, mentre non sono mai stato d’accordo sul comportamento che la signora ha tenuto ultimamente verso la nostra nazione. E non mi riferisco all’ex ministro Salvini, ma al rispetto delle leggi di uno Stato, anche se è vero che nella nostra nazione le leggi sono effettivamente un optional, specialmente per coloro che le redigono e chiedono che vengano applicate e rispettate. Insomma, siamo un paese meraviglioso e strano al tempo stesso. Ma ho l’impressione che anche altrove, come nel caso di questa signora, sappiano organizzarsi un po’ come noi.
L’idea di potersi riciclare (vedi Casini, Renzi, Conte, Lorenzin, e molti altri – ma, mi fermo qui, altrimenti dovrei scrivere un articolo composto da soli nomi…) è fondamentale alla vita di ognuno di noi, perché le cose cambiano e la realtà muta, mentre resta comunque in mano nostra la volontà di fare ciò che riteniamo giusto. Vi sono però differenze importanti, nel senso che il desiderio di riciclarsi ha sempre a che fare con il mondo nel quale viviamo, specialmente quello popolato da coloro, altri esseri umani, vicini e lontani a noi, che ci hanno conosciuto in una veste ed ora ci presentiamo in un’altra. E più velocemente ci ricicliamo e meno siamo credibili, affidabili e decisamente convincenti.
Ecco, il succo di questo mio ragionamento è proprio qui: l’invito a voi riciclati e riciclandi a rimanere nel nuovo ruolo esistenziale e sociale per un periodo di tempo necessario a farci credere che siete davvero seri nei vostri propositi sociali, nel vostro desiderio di salvare il mondo presentandovi come i paladini del nostro futuro. In effetti, oltre a volerci dire che non siamo nelle condizioni di fare altrettanto anche noi, ossia di dimostrare una coscienza esistenziale elevata come la vostra (proprio perché abbracciate qualsiasi causa sociale vi permetta di non lavorare in fabbrica, nelle istituzioni e in casa…), ci state anche dicendo che siamo talmente ingenui e banali, nella nostra vita quotidiana, da pensare che facciate sul serio.
È vero che gli asini volano, ma è anche vero che quelli che li guardano volare, a volte avvertono la presenza di quel torcicollo che fa loro girare la testa verso i piedi.
E si ammirano, così, i piedi di tutto, compresi i propri.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).