Questo mondo
È tutta questione di… cognizione di sé.
La nostra esistenza si dispiega nella dimensione fisica e sociale. Rispettivamente definibili, in ottica psico-antropologica, ambiente e territorio.
Certo, rispetto a tutti noi, la responsabilità etico-culturale che il politico incarna nella progettazione di strumenti che agevolino la qualità della vita dei territori umani è maggiore. Anche se questo tipo di discorso è applicabile, forse, a tutte le attività umane, visto che tutti noi siamo inseriti in una dimensione culturale e sociale nella quale non possiamo escludere la presenza dell’altro, diverso da noi eppure sempre con noi.
Dal punto di vista prettamente cognitivo, ciò significa che gli esseri umani sono consapevoli che gli altri individui vedono cose, sanno cose e traggono inferenze sulle cose in modo assai simile.
Sembra di scoprire l’acqua calda, ma non è affatto così, perché questo tipo di consapevolezza, quando è parte del proprio stile di vita, oppure della propria professione, è alla base di qualsiasi intervento progettuale umano, in qualsiasi ambito esistenziale.
La capacità, dunque, di rappresentarsi almeno due mondi, che convivono contemporaneamente, l’uno fisico-geografico e l’altro socio-culturale, permette lo sviluppo di un tipo di ragionamento che viene generalmente definito flessibile, ossia non cristallizzato.
Un pensiero flessibile è quello grazie al quale siamo nelle condizioni di formulare e sviluppare nuove associazioni fra modelli, situazioni ed eventi, che portano alla soluzione dei diversi problemi. Appare chiaro che questo tipo di pensiero è patrimonio necessario e fondante l’esistenza di chiunque, come se, in realtà, fosse proprio questo il caratteristico stile cognitivo evolutivo della nostra specie.
In effetti, esso appartiene alla nostra specie nella sua totalità, ma acquista una particolare valenza in tutte le situazioni, le professioni e le azioni in cui è necessario produrre nuove soluzioni, sia verso problemi antichi che verso quelli nuovi.
Ecco su queste basi dovremmo valutare i politici del mondo, e penso che, specialmente in questo periodo evolutivo mondiale, sarebbe da parte nostra oltremodo necessario.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).