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Quando i pride erano dedicati ai santi
di Marcello Veneziani
12 Giugno 2023
Una volta gli italiani si vestivano a festa, scendevano in piazza, andavano in corteo, chiamato processione, o festeggiavano in casa il Dei Pride. Letteralmente vuol dire Orgoglio di Dio, in anglo-latino, ed ĆØ il nome consono al tempo nostro per indicare la festa del santo, fiero e devoto servo del Signore, e allāorgoglio del campanile. SantāAntonio il 13 giugno, San Giovanni il 24 giugno, Santa Maria in piĆ¹ date; e tanti santi patroni, alcuni famosi, altri solo locali, taluni perfino rurali o marinari. Tutti miracolosi. La Regina di quella feste, oggi diremmo la Star, non era una Queer ma la Madonna, nelle sue svariate vesti e versioni. Solo a Napoli se ne contavano 250.
Ma il Dei pride non era solo una mobilitazione popolare di piazza nĆ© si celebrava solo nella Casa del santo, la chiesa a lui dedicata o dove cāera una sua statua, una sua reliquia, una tela o una pala dāaltare a lui/lei dedicata. Cāera il pellegrinaggio nelle case degli Antonio, Giovanni, Peppino, Maria per il loro onomastico, che valeva piĆ¹ del compleanno; un via vai di amici e parenti, visite e garzoni, cremolate e spumoni, per non dire di altri dolciumi che da noi si chiamavano ācomplimentiā.
Come avrete capito, vi sto parlando in particolare del sud, che esibiva piĆ¹ vistosamente quel che in tutta la cristianitĆ cattolica era dāuso. Era la linea di distinzione tra il nord protestante e il sud cattolico; tra lāaustero, lugubre e solitario luteranesimo e il chiassoso, corale paganesimo in chiave cattolica. Variopinto e festoso, anchāesso, ma senza essere circense o carnevalesco.
PerchĆ© vi parlo dei santi allāindomani del solito gay pride? Non solo per paragonare due mondi paralleli e opposti, tra sorprendenti analogie e radicali capovolgimenti. Ma per ricordarvi il ruolo dei santi da noi, lāimportanza dei nomi ereditati, spesso dedicati a quei santi, e ripensare la religiositĆ nel tempo della sua scomparsa o meglio della sua sostituzione con i gay pride e affini.
Per farlo, non cito le innumerevoli fonti sulle vite dei santi, i loro culti e le loro feste āa divozioneā. Ma il libretto simpatico, intitolato Lāaltra scommessa (Marsilio) di un autore televisivo e divulgatore scientifico, Antonio Pascale, che si definisce āateo ma meridionaleā. In che senso? Un poā come lāateo devoto, ma con un sapore etnico tutto particolare. A sud, anche gli atei non possono fare a meno di essere devoti ai santi, o perlomeno di rispettarli. Pascale venera in particolare i due SantāAntonio, abate, āchillo cu puorcā e il santo portoghese da Padova. In loro anche chi ĆØ ateo puĆ² rispettare un modo di vivere, un sentire comunitario, una tradizione di popolo, il ricordo delle loro madri, del passato e dellāinfanzia, il bisogno di sacro, di simboli e riti, lāaffabilitĆ domestica del divino, altrimenti troppo lontano, irraggiungibile.
I santi sono la prima rappresentazione della mediazione, di cui abbonda il sud, e il mondo cattolico, a ogni livello. CāĆØ sempre qualcuno che si mette di mezzo; e quando si rompono gli argini e si passa a unāazione violenta, la parola dāordine ĆØ ālevateve aā miezzeā, toglietevi di mezzo (minaccia oggi superflua, perchĆ© nessuno si mette piĆ¹ in mezzo). Il clientelismo ha un antefatto celeste nella protezione dei santi: avere santi in paradiso ĆØ un modo di dire ancora corrente per la raccomandazione. I santi patroni, i santi piĆ¹ amati, i santi pop piĆ¹ recenti, su cui primeggia Padre Pio, erano le app piĆ¹ diffuse per accedere a favori e benefici altrimenti inaccessibili. Ai santi si chiede la grazia, lāintercessione, i numeri al lotto, il zito o la zita, tutto.
Sono i rappresentanti del sacro a portata di mano; un tempo uomini come noi, dunque ci capiscono, ci vengono incontro.
I santi sono la rappresentazione piĆ¹ alta dellāascensore sociale: anche un umile mortale, un poveraccio, puĆ² diventare santo, salire in cielo. Non lāumanizzazione del divino della teologia della secolarizzazione, ma la santificazione dellāumano per avvicinarsi a Dio. Buon esempio, bella lezione. I santi erano gli influencer dellāantichitĆ , i top model della vita buona.
Un mondo agli antipodi del nostro, anche se per la veritĆ , nel sud dei santi e delle madonne, cāerano pure i femminielli, che erano lāarcheologia degli lgbtqiazxgnboh+ (aumentano sempre le lettere, non saprei spiegarle). Ma il loro gay pride era devoto, andavano nel giorno della Candelora, il 2 febbraio, al Santuario della Madonna di Montevergine per chiedere benedizione e protezione. Era la juta dei femminielli; cāera pure lo āspusalizio mascolinoā e la āfigliata dei femminielliā.
Me le ricordo cosāerano le feste dei santi dalle nostre parti; lo sono ancora ma sono echi del passato; mi ricordo soprattutto come era bello per noi bambini assistere al via vai delle āvisiteā a casa, che facevano il giro dei Giovanni o degli Antonio di casa in casa. Era il tempo dei santi, dei dolci ma anche della frutta, dei magnifici fioroni, dei cibi del paradiso, dei gelsi e delle cerase. La natura concorreva alla festa con le sue primizie.
Di quella civiltĆ , e perfino delle sue esagerazioni e superstizioni, ho nostalgia e comunque ricordo con affetto quel mondo in confidenza coi santi, caloroso e verace, pieno di umanitĆ e di fervore, religioso e gioioso, pur tra sacrifici, afflizioni e penitenze.
E ricordo tra i tanti, un lascito prezioso che stiamo perdendo. Un tempo, quando nascevano molti bambini, il nome dato loro non doveva essere āfigoā, spiritoso o alla moda; i nomi non dovevano essere originali, online, ma dovevano significare qualcosa e ricordare qualcuno. E infatti erano i nomi dei loro nonni, dei loro zii, o i nomi dei santi a cui erano devoti, in particolare i patroni. PerchĆ© la vita era una sanguigna poesia a rime alternate, in cui i nipoti portavano il nome dei nonni, o dei santi venerati nella loro comunitĆ . Ora senti in giro tra i rari neonati, nomi-fiction, alieni, nomi astratti, hi-tech, in silice, vegani o vegetali, global, netflixā¦ Sono come i tatuaggi, che magari ti piacciono appena fatti ma poi devi tenerteli per una vita, quando perderanno il colore del tempo e della moda. Allora ripensi ai Dei pride e dici: ma siamo davvero meglio noi rispetto a quelli che portavano i nomi dei santi e andavano in processione?
La VeritĆ ā 11 giugno 2023