Perché i palestinesi si oppongono alla prosperità economica
di Bassam Tawil
26 maggio 2019
Pezzo in lingua originale inglese: Why Palestinians Oppose Economic Prosperity
Traduzioni di Angelita La Spada
Per conseguire il suo obiettivo, Ashraf Jabari ha di recente annunciato la creazione di un nuovo partito che chiede di concentrarsi sulla prosperità economica dei palestinesi. Il Partito per la riforma e lo sviluppo cerca di risolvere i problemi dei palestinesi, soprattutto l’elevato tasso di disoccupazione, egli ha affermato. “Abbiamo un esercito di laureati che sono disoccupati. Siamo giunti a una situazione in cui un giovane [palestinese] in possesso di un master in giurisprudenza deve fare il venditore ambulante perché non riesce a trovare lavoro”.
Invece di dare a Jabari l’opportunità di portare avanti la sua iniziativa, i palestinesi hanno intrapreso una massiccia campagna denigratoria contro di lui, con molti che lo accusano di essere un “traditore” e un “collaboratore” di Israele e degli ebrei. Alcuni palestinesi sono andati addirittura oltre chiedendone l’arresto o l’uccisione.
L’imminente piano di pace, secondo varie voci, parla di dare ai palestinesi milioni di dollari e di raccogliere denaro dai ricchi paesi arabi. Tuttavia, come indica chiaramente il caso di Jabari, i palestinesi sono più interessati all’odio per Israele che alla stabilità economica.
Per i palestinesi, gli aiuti finanziari sono un cinico tentativo di distoglierli dalla lotta contro Israele – e nessun leader palestinese ha il coraggio di fronteggiare le minacce a cui Jabari sta facendo fronte. Pertanto, ben diversamente da ogni “accordo del secolo”, i dirigenti palestinesi da tempo hanno fatto un accordo spregevole: investire nell’odio contro Israele piuttosto che nella loro stessa popolazione.
Ashraf Jabari, un 45enne uomo d’affari palestinese della città cisgiordana di Hebron, ha di recente lanciato una nuova iniziativa economica con alcuni dei suoi amici ebrei, per promuovere lo spirito imprenditoriale tra israeliani e palestinesi. (Fonte dell’immagine: iStock)
Nella maggior parte delle società normali, un uomo d’affari che cerca di migliorare le condizioni di vita della sua popolazione dando impulso all’economia e creando opportunità di lavoro per i disoccupati – tra cui una schiera di laureati senza lavoro – viene trattato con rispetto. I palestinesi, tuttavia, non sembrano appartenere a quelle società.
Ashraf Jabari è un 45enne uomo d’affari della città cisgiordana di Hebron. Membro di un grande clan palestinese della città, Jabari crede nella cooperazione economica e nella convivenza pacifica con i suoi vicini ebrei, compresi i coloni che vivono in Cisgiordania.
All’inizio di quest’anno, Jabari e alcuni dei suoi amici ebrei hanno lanciato una nuova iniziativa economica per promuovere lo spirito d’iniziativa congiunto tra israeliani e palestinesi residenti in Cisgiordania.
“Stiamo lavorando per eliminare i confini e in questo occorre coinvolgere tanto gli israeliani quanto i palestinesi”, ha spiegato Jabari. “Dobbiamo abbattere questo muro. Dobbiamo innanzitutto creare ottimi collegamenti e buone relazioni non solo in Cisgiordania, ma in tutto Israele, in modo da poter raggiungere l’obiettivo auspicato”.
Per conseguire il suo obiettivo, Ashraf Jabari ha di recente annunciato la creazione di un nuovo partito che chiede di concentrarsi sulla prosperità economica dei palestinesi:
Il Partito per la riforma e lo sviluppo, egli ha dichiarato, cerca di risolvere i problemi dei palestinesi, compreso l’elevato tasso di disoccupazione. “Abbiamo un esercito di laureati che sono disoccupati. Siamo giunti a una situazione in cui un giovane [palestinese] in possesso di un master in giurisprudenza deve fare il venditore ambulante perché non riesce a trovare lavoro”.
Ci si sarebbe aspettati che un messaggio del genere venisse accolto con favore dai palestinesi. Jabari è un uomo che parla di aiutare la sua gente a mettere il cibo in tavola. È un uomo che dice: “Mettiamo da parte le nostre differenze politiche e concentriamoci su come raggiungere la stabilità economica per la nostra popolazione”.
Invece di dare a Jabari l’opportunità di realizzare il suo progetto, i palestinesi hanno intrapreso una massiccia campagna denigratoria contro di lui, accusandolo di essere un “traditore” e un “collaboratore” di Israele e degli ebrei. Alcuni palestinesi sono andati addirittura oltre chiedendone l’arresto o l’uccisione.
La campagna contro l’uomo d’affari palestinese ha raggiunto il parossismo il 13 maggio, dopo che Jabari aveva ospitato a casa sua diversi ebrei per la cena dell’iftar che interrompe il digiuno del Ramadan. Non è insolito che i musulmani invitino a casa loro dei non musulmani per l’iftar. Ma in questo caso Jabari sembra aver invitato gli ospiti “sbagliati”: gli ebrei.
Non appena le foto del pasto serale di rottura del digiuno sono apparse su vari media, molti palestinesi hanno utilizzato i social media per esprimere la loro ferma condanna di Jabari.
Di fronte alle diffuse proteste e al risentimento, il clan di Jabari è stato costretto ad accusarlo pubblicamente e a rinnegarlo. “Ashraf Jabari è un criminale e non entra nei territori controllati dall’Autorità palestinese”, ha detto Arif Rubin Jabari, un leader del clan. “La nostra famiglia ha già sconfessato questo ciarlatano nel 2002. Non rappresenta nessuno del nostro clan o di Hebron”.
Il leader del clan ha inoltre affermato che Israele ha “usato Jabari per attuare i suoi piani sospetti contro i palestinesi”. Ha esortato i funzionari dell’Autorità palestinese a “studiare il tentativo di Israele di mettere in evidenza Jabari presentandolo come un’alternativa all’attuale leadership palestinese”.
La pubblica condanna di Jabari, tuttavia, non è riuscita a placare molti palestinesi, che ora auspicano che venga severamente punito per le sue parole e le sue azioni.
Il sito palestinese di notizie in rete, Wattan, con sede a Ramallah, di fatto la capitale dei palestinesi, ha chiesto che Jabari venga processato per tradimento. “I servizi di sicurezza [palestinesi] devono agire immediatamente per arrestarlo”, ha detto Wattan in un articolo.
“Ai sensi dell’art. 135 del codice penale rivoluzionario dell’OLP (1979), la pena prevista per il tradimento è la reclusione in carcere e i lavori forzati. La legge stabilisce che chiunque offra alloggio, cibo o indumenti a un soldato nemico o a una spia oppure lo aiuti a fuggire deve essere punito. Decine di spie sono già state punite, conformemente a questa legge. L’art. 140 della stessa legge sancisce la pena di morte per chiunque funga da informatore per il nemico. E infatti, sono state giustiziate numerose spie”.
A giudicare dalle reazioni dei palestinesi, questi ultimi sono in collera con Jabari soprattutto per due motivi: perché è favorevole alla “normalizzazione” dei rapporti con gli israeliani e perché promuove l’idea della “pace economica”. Il movimento “anti-normalizzazione” si oppone fermamente a qualsiasi forma di relazioni con Israele – compresi gli eventi sportivi e culturali. Ora, sembra che siano perfino contrari a vedere ebrei e palestinesi mangiare insieme.
Jabari ha offeso molti palestinesi perché ha osato invitare a casa i suoi amici ebrei per consumare il pasto serale dell’iftar.
Inoltre, i suoi discorsi sulla “prosperità economica” lo hanno reso un nemico pubblico agli occhi dei palestinesi. Come osa quest’uomo parlare di trovare i modi per migliorare le condizioni di vita della sua gente e creare posti di lavoro per i disoccupati?
Per molti palestinesi, la lotta contro Israele dovrebbe essere di primaria importanza, anche se devono mangiare e bere quella lotta, anziché il cibo che potrebbero acquistare grazie ad iniziative economiche come quelle proposte da Jabari.
Se Jabari si fosse unito a Hamas o alla Jihad islamica, o ad una delle organizzazioni anti-Israele presenti in Cisgiordania, sarebbe stato idolatrato. Se avesse chiesto di boicottare Israele invece di lavorare – e mangiare – con gli israeliani, sarebbe stato elogiato dal suo popolo e dal suo clan.
In considerazione del clamore suscitato dalle azioni e dalle dichiarazioni dell’uomo d’affari palestinese, è lecito ritenere che il suo nuovo partito non riuscirà mai a conquistare i cuori e le menti dei palestinesi. È anche difficile vedere come si materializzerà una qualsiasi delle imprese economiche di cui lui parla.
La campagna senza precedenti di odio e intimidazione contro Jabari arriva settimane prima che l’amministrazione statunitense lanci il suo tanto atteso piano di pace per il Medio Oriente, noto anche come “l’accordo del secolo”.
L’imminente piano di pace, secondo varie voci, parla di dare ai palestinesi milioni di dollari e di raccogliere denaro dai ricchi paesi arabi. Tuttavia, come indica chiaramente il caso di Jabari, i palestinesi sono più interessati all’odio per Israele che alla stabilità economica.
Per i palestinesi, gli aiuti finanziari sono un cinico tentativo di distoglierli dalla lotta contro Israele – e nessun leader palestinese ha il coraggio di fronteggiare le minacce a cui Jabari sta facendo fronte. Pertanto, ben diversamente da ogni “accordo del secolo”, i dirigenti palestinesi da tempo hanno fatto un accordo spregevole: investire nell’odio contro Israele piuttosto che nella loro stessa popolazione.
Bassam Tawil è un musulmano che vive e lavora in Medio Oriente.