Politici servi
È tutta questione di… vergogna.
Questa è la notizia, secondo la tradizione italiana, rinvenibile in qualsiasi schieramento. Il fatto è che siamo in Toscana, come accade in alcune zone della Liguria, e in altre regioni più o meno colorate del resto d’Italia. Quando per troppi anni stanno al potere le stesse persone, gli stessi vassalli, valvassini e valvassori, è fisiologicamente impossibile che si manifesti una benché minima imparzialità. E poi, quando leggiamo che esistono chiamate dirette, significa che vi sono state cene, incontri e appuntamenti nei quali si è precisato l’orario esatto della chiamata futura.
Quindi, se le cose dell’attuale classe dirigente italiana si prospettano in questa dimensione, penso che non dovrebbe essere molto difficile scegliere cosa fare il prossimo 04 marzo. Personalmente, andrò a votare, perché non farlo significherebbe dare la possibilità agli attuali clienti di continuare a votare i soliti politici servi. Servi, degli stessi clienti e di altri poteri, intendo. Invito così tutti a prendere parte attiva alle elezioni.
Scritto questo, il problema rimane chi votare. Ecco come risolvo la questione: voterò solo la lista nella quale individuerò la persona che, in base alla propria storia esistenziale e personale, rappresenta il massimo possibile oggi per quanto riguarda la fiducia. E non terrò conto minimamente della sua appartenenza partitica, oppure ideologica. Dopo tutto, non esistono da tempo punti di riferimento ideologici seguiti dai partiti e viviamo in assenza delle cosiddette grandi narrazioni, siano esse di tipo esistenziale-religioso che esistenziale-laico.
Voterò solo quelle persone che avranno dimostrato di far seguire le azioni alle loro idee, ai loro propositi, pure ammettendo i legittimi errori e i limiti che durante il percorso accompagnano l’agire di tutti noi. Certo, rimane l’incognita di non sapere, prima delle elezioni, chi saprà far seguire, alle sue idee e ai suoi propositi, le giuste azioni. Vi è però la possibilità di informarsi sullo stile di vita adottato in passato dal candidato. Insomma, si possono raccogliere dati sulla vita della persona.
Penso che questa sia l’unica alternativa, senza contare che esiste anche la possibilità di mandare al governo persone che non vi sono ancora state. In questo modo, potremmo verificare in quanto tempo sono in grado di risolvere una situazione, incancrenita da anni, di servile clientelismo, arroganza e mistificazione. Certo, non sarà facile per coloro che possono dichiararsi pubblicamente e politicamente onesti, perché il tumore è in metastasi. Rimane, alla fine, il reset biologico. Possiamo sperare nella estinzione fisica di questi servi. Ed è davvero una fortuna che nessun umano sia eterno. Anche se è vero quello che ricorda E.M. Cioran, nel suo Squartamento, del 1979: “Niente rende modesti, neppure la vista di un cadavere”.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È stato docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà; vice-segretario generale della CCLPW , per la Campagna Internazione per la Nuova Carta Mondiale dell’educazione (UNEDUCH), ONG presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite e il Parlamento Europeo, e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).
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