Per chi suona la campana?

per-chi-suona-la-campana-150x150Per chi suona la campana?
È tutta questione di… ipotesi.

La situazione politica nella quale siamo precipitati non è affatto un fulmine a ciel sereno. Sono anni che nella nostra nazione le condizioni di vita delle persone, e direi della maggioranza dei cittadini con l’esclusione delle solite èlite, è in declino progressivo. E non credo a quasi nessuno dei proclami Istat, perché penso che anche quelli siano politicamente creati, diretti e gestiti.

Lo si evince anche da questo articolo, all’interno del quale lo stesso Veltroni attribuisce alla sinistra italiana un ruolo determinante rispetto alla situazione sociale e culturale nella quale ci troviamo.

In realtà, dal mio punto di vista, ossia quello antropologico-mentale, il mondo ha intrapreso un cammino sempre più impervio, e mi riferisco alla globalizzazione assieme al suo alto tasso di tecnologia, e la dimensione sociale nella quale ogni individuo è oggi immerso, non ha quasi più nulla a che fare con la visione del mondo di qualche anno addietro.

In sostanza, sembra che a turno, al suono di una campanella (ora è Renzi…), qualcuno dei politici sia rimasto senza sedia. Non è importante dove siano finiti a sedersi, anche se solo dopo si accorgono in quale sedia sono finiti. Con la faccia di tolla, cercano di rappresentare “la proprietà della sedia” fingendo di credere in quello che dicono. Questo è ridicolo, e non ha senso oggi. A questo punto, siamo tutti presi in giro, dai politici e dai partiti.

Dopo il 1989, l’Europa ha preso un corso rinnovato, e dal 2001 i conflitti sotterranei sono diventati decisamente palesi. E solo per citare due fenomeni macroscopici, quando ve ne sono altri di apparente minore entità, ma altrettanto significativi. Mi riferisco alla nascita di movimenti politico-sociali (come il Podemos spagnolo), che oggi sono diventati importanti perché mettono in scena la speranza di molti cittadini in un mondo migliore, ossia la speranza di situazioni in cui sia ancora possibile vivere in gruppo condividendo una grande narrazione di cambiamento. E le narrazioni sono il pane intellettuale dell’umanità intera, perché raccontano appunto i motivi per cui vale la pena investire nel futuro, attivandosi in quella serie di azioni che lo facciano percepire come possibile. Insomma, dal mio punto di vista, stiamo assistendo alla rinascita di una partecipazione evidente e sentita alle vicende globali delle sorti umane, dove ognuno di noi ha ripreso la fiducia verso ideali che si credevano frantumati, se non addirittura scomparsi.

I dati, che si registrano quasi ovunque si debba eleggere un parlamento, sull’affluenza alle urne, in aumento, sono una dimostrazione concreta di quello che ho appena scritto. Almeno, così credo.

 
alessandro_bertirotti3Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È stato docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà; vice-segretario generale della CCLPW , per la Campagna Internazione per la Nuova Carta Mondiale dell’educazione (UNEDUCH), ONG presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite e il Parlamento Europeo, e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).

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