Ombre senza luce

Ombre senza luce

Ombra_e_luce_00jpg-150x150È tutta questione di… prospettiva.

Forse, queste mie parole potranno essere scarsamente condivisibili, ma ho pensato molto prima di decidere di esprimerle, e farlo esattamente nell’ordine che troverete leggendole.

Siamo in un momento storico mondiale denso di significati, perché siamo di fronte ad avvenimenti che, secondo me, possono sembrare tra loro scollegati, oppure lontani, mentre testimoniamo, ad una lettura più attenta, un “cambio di passo evolutivo” che ci viene chiesto.

Non penso che, tranne che per qualche persona o gruppi di persone particolarmente sensibili, gli avvenimenti mondiali attuali siano letti come fenomeni legati a qualche preciso contesto culturale nel quale si verificano, oppure hanno origine. Invece io credo che (come, peraltro, ho sempre pensato…) tutto sia profondamente legato, connesso, intimamente strutturato e non si “possa cogliere un fiore senza turbare una stella”, come dichiara Galileo Galilei.

Ora, abbiamo raccolto miliardi di fiori, per il gusto di farlo e poter dire a noi stessi, di fronte al mondo e agli altri, di essere i padroni della vita, dell’ambiente, del mondo intero, dunque delle persone. Abbiamo talmente creduto di essere, con il nostro corpo e le nostre volontà disumane, i padroni di tutto, che continuiamo a pensare di poter annientare e sottomettere qualsiasi cosa.

Ombra_e_luce_01jpg-150x150 e cosiE così, alla luce di questa convinzione abortiva, confondiamo la libertà con l’ostentazione di un individualismo vignettistico; pratichiamo l’occasione di decapitare gli altri mentre uccidiamo secoli di pace, dolorosamente e faticosamente conquistata lungo secoli di contraddizioni e di dolore; allontaniamo da noi stessi quella capacità empatica sempre più residuale, perché proposta come sottomissione all’altro; affermiamo l’esistenza di una personale volontà di potenza che manifesta una tristezza esistenziale ed interiore senza fondo.

Allora, in tutto questo, dove è finita la dimensione elevata di ciò che chiamiamo educazione, formazione e cultura?

Sotto terra. Ecco dove è finita, ed ogni giorno che passa, nelle nostre manifestazioni onnipotenti e desolanti, sia come uomini politici che come espressioni culturali, pensiamo che i teatri, i cinema, la musica e l’arte abitino nei luoghi fisici deputati ad erogarla.

No, stiamo sbagliando.

L’educazione, la civiltà, il sapere, la conoscenza, vivono nella nostra quotidiana ricerca di un bene comune, paradossalmente diverso in tutti e comunque riconoscibile in tutti, senza escludere nessuno all’interno di questo processo circumterrestre.

Il buio di questi momenti è dentro di noi.

Siamo noi ad essere solo ombre di ombre, perché abbiamo voltato le spalle alla Luce.
alessandro_bertirotti3Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).