Noi, l’Europa e la verità
È tutta questione di… sincerità.
Avete ragione tutti: una certa Europa, quella che funziona a livello economico, e probabilmente anche a livello socio-assistenziale, non è disposta a credere nell’Italia. La questione è complessa, per essere ricondotta nello spazio di un articolo, ma provo ad essere il più sintetico possibile, con una inevitabile dose di semplicismo, ovviamente.
Non ci vogliono aiutare perché il nostro debito pubblico, che peraltro continua a salire ogni secondo, ci ha permesso di vivere oltre le nostre possibilità. E ne abbiamo, appunto, accumulato troppo. Dunque, i Paesi del nord Europa fanno ostruzionismo, in questo momento di pandemia, pensando ad un dopo con le stesse categorie del prima. E lo fanno credendo che il bisogno economico riguardi solo i Paesi mediterranei. Sembrano convinti, con questo ragionamento, che noi siamo i colpevoli della situazione pandemica.
Scritto questo, consentitemi ora di esporre una serie di considerazioni che non sono del tutto politicamente corrette, ma che nel cuore nostro, se siamo italiani sinceri con noi stessi, comunque albergano.
Noi italiani, di fronte alle considerazioni che ho appena scritte, continuiamo a sentirci screditati, offesi e discriminati. Giustamente, ma questa volta rischiamo proprio di non sopravvivere molto tempo ancora. Certo, perché in questa nazione sono anni, decenni, che non si vive affatto, ma ci si barcamena per sopravvivere.
E come? Come facciamo, noi italiani, poveri lavoratori quotidiani, a non soccombere?
Con il sommerso; con il clientelismo; con le ruberie, le corruzioni e le collusioni; con le evasioni fiscali, con i condoni edilizi, dopo aver costruito ovunque senza criterio ed abusivamente.
E perché?
Perché siamo di fronte a stipendi di platino a politici che hanno svenduto l’Italia a chiunque non sia italiano; grazie all’uccisione sistematica delle piccole e medie imprese; perché siamo vessati da tasse spaventosamente lontane dall’erogazione dei servizi per cui le paghiamo; perché sappiamo di essere un popolo che trova le uniche soluzioni ai problemi futuri autonomamente, da soli, rispetto ad uno Stato assente, una magistratura che insabbia se stessa, e le Istituzioni lontane, anzi lontanissime, dai nostri problemi.
E vogliamo parlare del sostegno alle famiglie, oppure della scuola che è diventato un babysitteraggio sociale, con la perdita totale della sua funzione educativa primaria? Oppure, di come ci ha abituato la televisione commerciale, di fronte a programmi che a definirli trash si edulcora la realtà?
Ecco perché alcuni Stati europei non vogliono aiutarci. Perché sanno che dovrebbero aiutare i singoli cittadini, uno per uno, conoscendo la loro reale vita quotidiana. Sanno che aiutando lo Stato italiano non si aiuta quasi nessuno, tranne i soliti noti.
Sono rattristato? No, sono sconfortato. E lo sono profondamente, sapendo che non possiamo andare più da nessuna parte, in nessuna geografia, per vivere dignitosamente, perché zio Covid-19 ci impone di cambiare seriamente. E mi sembra che i Paesi del Nord non abbiano ancora compreso che zio Covid-19 farà cambiare anche loro, le loro opinioni sul futuro, sull’economia e sulla vita intera. È vero che sono Paesi dal pensiero litico e granitico, ma un virus è i grado di smantellare tutto, anche i vecchi modi di pensare. E lo fa radendo al suolo i corpi che ospitano i cervelli, sia che noi si sia d’accordo con lui, oppure in disaccordo.
Pensare, dunque, altrimenti?
Certo.
Oltre alla morte che lui stesso procura (zio Covid-19), ci lascia la possibilità di far emigrare il nostro cervello in nuove posizioni antropologiche ed esistenziali, senza dover cercare per forza un altro sistema solare.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).