MI BASTEREBBE GUARDARVI
“Darei la vita per tornare a casa e ritrovarmi una volta a tavola con tutti quelli che ho amato. I presenti, gli assenti, i lontani. E non importa che avremmo poco o nulla da dirci e che resteremmo senza parole, sorpresi e stregati di ritrovarci per una volta insieme, vivi.
Non ci diremmo nulla perché vorremmo dirci troppo, saremmo presi dalla voglia di vederci, di toccarci, le sole presenze parlerebbero al nostro posto. Stupiti di esserci. A ciascuno direi senza dirlo: non ti chiedo nulla, mi basta sapere che ci sei, solo che ci sei.
Vi chiederei solo di riprendere il vostro posto di sempre a tavola, anche tu, mamma, siediti per favore, non stare sempre in piedi. E con noi i figli, i nipoti, le zie, e altri cari, come nei giorni di festa. Mi basterebbe guardarvi e vedere che tra voi vi guardate e di ciascuno sentite la grazia del ritorno.
A fianco, a mangiare lo stesso pane, la stessa pasta al forno, con le movenze di sempre, i passaggi di bottiglie e pietanze, il lento scrosciare di mescite, il mormorio di posate che toccano i piatti. (…)
Per ciascuno di voi darei la vita, figuriamoci per avervi tutti insieme, seppure solo per un pranzo, rubato al tempo, sfuggito al passato. Passerei quell’ora come un estratto d’eternità. E me ne andrei sazio, nella pienezza dell’istante.
Se il tempo è illusorio e sparge fantasmi e ogni tempo svanisce nel giro delle sequenze, lasciate che ognuno si fermi al fotogramma illusorio che più gli sta a cuore.
Non so che legami d’origine abbia l’etimo di famiglia con la fame, ma penso che la famiglia sia il luogo in cui si esaudisce la fame originaria che è alla base della nostra vita dal suo concepimento e poi ci accompagna lungo la strada.
Ritorno a casa, metafora di un più grande ritorno a una più grande casa”.
(Ritorno a sud, Mondadori)