Metal detector e menzogne palestinesi
di Bassam Tawil – 25 luglio 2017
Pezzo in lingua originale inglese: Metal Detectors and Palestinian Lies
Traduzioni di Angelita La Spada
I poliziotti uccisi erano lì di guardia per garantire la sicurezza dei fedeli musulmani. I manipolatori palestinesi intendono distogliere l’attenzione dall’attacco terroristico cercando di far credere che la crisi sia iniziata quando Israele ha installato i metal detector e non a seguito della morte dei due agenti di polizia.
Innanzitutto, le misure di sicurezza, inclusi i metal detector, non sono un’iniziativa israeliana, ma una reazione diretta e necessaria a un attacco terroristico specifico. Il governo israeliano non ha deciso di installare questi dispositivi per modificare lo status quo o impedire ai musulmani di pregare.
In secondo luogo, sono i palestinesi che hanno preso la decisione di non accedere al Monte del Tempio fino a quando i metal detector non saranno rimossi. I palestinesi e il Waqf mentono a tutti dicendo che Israele impedisce ai musulmani l’accesso ai loro luoghi santi.
L’opposizione palestinese ai metal detector ha un solo significato: i palestinesi sono determinati a trasformare il Monte del Tempio in un deposito di armi e in una rampa di lancio per attacchi terroristici contro gli israeliani. E se la moschea fosse distrutta in questo processo, chi ne sarebbe responsabile? Probabilmente, questo è il vero obiettivo.
La controversia nata dalla decisione delle autorità israeliane di installare i metal detector all’entrata del Monte del Tempio ricorda il famoso proverbio arabo: “Mi ha picchiato e si è messo a piangere, poi è venuto a lamentarsi”. Questo ribaltamento della realtà è frequente quando gli aggressori tentano di farsi passare per vittime.
I metal detector sono stati installati sul Monte del Tempio a seguito dell’assassinio di due poliziotti israeliani da parte dei terroristi arabi, il 14 luglio scorso. I tre terroristi – cittadini arabi israeliani provenienti dal villaggio di Umm al-Fahm – erano armati di mitraglietta e coltelli. Le armi sono state facilmente introdotte sul Monte del Tempio in quanto ai fedeli musulmani non era chiesto dai poliziotti di guardia agli ingressi di sottoporsi al controllo dei dispositivi elettronici.
Per quanto possa sembrare inverosimile, i palestinesi ormai protestano quotidianamente contro le nuove misure di sicurezza israeliane, pretendendo la rimozione dei metal detector all’ingresso del luogo sacro.
L’Autorità palestinese (Ap), la Giordania e altri paesi arabi e islamici accusano Israele di aver violato lo status quo in vigore sul Monte del Tempio installando i metal detector.
Si aspetta ancora una denuncia dell’atto terroristico in cui hanno perso la vita i due poliziotti israeliani, perché sono stati i terroristi ad aver profanato la sacralità del sito.
Non c’è stata alcuna condanna dell’uccisione dei due agenti, membri della comunità arabo-drusa di Israele, che avevano il compito di mantenere l’ordine pubblico sul Monte del Tempio. Erano lì di guardia per garantire la sicurezza dei fedeli musulmani.
E invece, numerosi palestinesi e arabi hanno applaudito l’attacco terroristico come “un’operazione storica” contro il “nemico sionista”. I tre terroristi, che sono stati uccisi dai poliziotti israeliani durante l’attacco, sono considerati “martiri” ed “eroi” che hanno sacrificato la propria vita per difendere la Moschea di al-Aqsa.
Purtroppo, molti leader arabi israeliani si sono rifiutati di condannare questo attacco terroristico compiuto da tre loro concittadini.
I metal detector hanno un unico obiettivo: impedire ai terroristi di fare entrare armi sul Monte del Tempio. Farlo dovrebbe essere considerato come una profanazione di un luogo sacro.
Ma anziché appoggiare il tentativo da parte degli israeliani di impedire spargimenti di sangue su questo suolo sacro, i palestinesi e altri arabi accusano Israele perché cerca di salvaguardare il benessere di tutti, a cominciare da quello dei fedeli musulmani, predisponendo elementari misure di sicurezza.
I manipolatori palestinesi intendono distogliere l’attenzione dall’attacco terroristico cercando di far credere che la crisi sia iniziata quando Israele ha installato i metal detector e non a seguito della morte dei due agenti di polizia.
I palestinesi e altri arabi si lamentano con la comunità internazionale che Israele cerchi di modificare lo status quo sul Monte del Tempio con una serie di misure di sicurezza e di impedire ai musulmani di recarsi a pregare nella Moschea di al-Aqsa.
Ma i fatti raccontano una storia del tutto diversa.
Innanzitutto, le misure di sicurezza, inclusi i metal detector, non sono un’iniziativa israeliana, ma una reazione diretta e necessaria a un attacco terroristico specifico. Il governo israeliano non ha deciso di installare questi dispositivi per modificare lo status quo o impedire ai musulmani di pregare.
In secondo luogo, sono i palestinesi che hanno preso la decisione di non accedere al Monte del Tempio fino a quando i metal detector non saranno rimossi. I leader palestinesi e i funzionari del Waqf (l’organismo religioso che gestisce il complesso del Monte del Tempio) hanno esortato i fedeli musulmani a non accedere al Monte e a pregare nelle strade e nelle piazze pubbliche per protestare contro i metal detector. I fedeli musulmani preferiscono pregare per strada anziché accedere al Monte del Tempio passando sotto questi dispositivi. Ma ora i palestinesi e il Waqf mentono a tutti dicendo che Israele impedisce ai musulmani l’accesso ai loro luoghi santi.
La macchina della propaganda palestinese lavora a pieno ritmo per dare la falsa impressione che i metal detector fanno parte di un piano israeliano per scatenare una guerra di religione contro i musulmani e distruggere la Moschea di al-Aqsa. Ma è tutto il contrario. L’incitamento dei leader palestinesi e dei funzionari del Waqf sta a indicare che sembrerebbero determinati a causare una guerra di religione contro Israele e gli ebrei.
Questo incitamento alla violenza è cominciato più di due anni fa, quando i dirigenti palestinesi e del Waqf hanno detto alla loro gente e al resto del mondo che Israele intendeva distruggere la Moschea di al-Aqsa e che gli ebrei in visita sul Monte del Tempio “profanavano con i loro piedi sporchi” un sito sacro islamico. Il presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas è stato il primo a pronunciare questa calunnia del sangue, che ha innescato un’ondata di assalti a colpi di coltello e di attacchi con le auto contro gli israeliani che continuano tuttora.
I tre terroristi autori dell’attacco del 14 luglio hanno obbedito alle istruzioni di Abbas e di altri dirigenti palestinesi e musulmani, perché questo è il compito di ogni musulmano: difendere la Moschea di al-Aqsa dagli ebrei. Pertanto, questo attacco dovrebbe essere visto nel contesto dell’ondata degli attacchi terroristici contro Israele, iniziata alla fine del 2015 e meglio conosciuta come “l’Intifada dei coltelli”.
Da allora, i palestinesi usano il pretesto degli ebrei in visita al Monte del Tempio come scusa per lanciare attacchi terroristici contro Israele. I dirigenti palestinesi e i media continuano a descrivere queste visite pacifiche come “incursioni violente nella Moschea di al-Aqsa da parte di bande di coloni”. Ma la verità è che nessun ebreo ha messo piede nella moschea. Le visite sono circoscritte al complesso del Monte del Tempio ed è ciò che i turisti non musulmani fanno dal 1968.
Di fatto, sono gli stessi palestinesi che profanano la sacralità del Monte del Tempio, usando il sito per lanciare attacchi violenti contro gli ebrei e lanciando pietre contro gli ebrei che pregano al Muro Occidentale.
Sono anche loro che hanno introdotto armi nel Monte del Tempio per colpire con bombe incendiarie e pietre i visitatori e i poliziotti ebrei. La leadership palestinese e i responsabili del Waqf hanno inoltre incoraggiato i musulmani a molestare con insulti i visitatori e gli agenti di polizia.
Lo scorso anno, i palestinesi hanno contrastato un piano della Giordania di installare decine di telecamere di sorveglianza sul Monte del Tempio. Questi dispositivi avrebbero dovuto respingere o confermare le accuse secondo le quali Israele cerca di distruggere la Moschea di al-Aqsa. Cedendo alle intimidazioni palestinesi – compresa la minaccia di distruggere le telecamere – i giordani hanno alla fine desistito dal loro intento.
Ma per quale motivo i palestinesi si sono opposti al piano? Perché temevano che la loro violenza, le molestie e l’ammasso di armi per attaccare i visitatori e i poliziotti ebrei sarebbero stati ripresi dalle telecamere.
Riassumendo: i palestinesi hanno ancora una volta manipolato la realtà, stavolta prendendo a pretesto i metal detector perché sono preoccupati che questi dispositivi gli impediranno di introdurre coltelli e armi da fuoco sul Monte del Tempio.
E allora viene da chiedersi: se ci si reca alla Moschea di al-Aqsa per pregare, perché preoccuparsi dei metal detector? Migliaia di palestinesi passano quotidianamente sotto i metal detector per entrare in Israele, arrivando sani e salvi sul luogo di lavoro. Allo stesso modo, ogni giorno, palestinesi e israeliani passano sotto i metal detector per accedere ai centri commerciali e alle istituzioni pubbliche come gli uffici postali, l’istituto nazionale di previdenza sociale, gli ospedali e i centri medici. Perché tanto clamore?
L’opposizione palestinese ai metal detector del Monte del Tempio ha un solo significato: i palestinesi sono determinati a trasformare il sito sacro in un deposito di armi e in una rampa di lancio per attacchi terroristici contro gli israeliani. E se la moschea fosse distrutta in questo processo, chi ne sarebbe responsabile? Probabilmente, questo è il vero obiettivo. Chi in seno alla comunità internazionale vorrebbe condividerlo?
Bassam Tawil è un musulmano che vive e lavora in Medio Oriente.