Mai costringere una persona ad essere un’altra
Non bisogna mai spingere una persona ad agire in contrasto con i suoi più profondi desideri
Francesco Alberoni – Dom, 03/12/2017
Non bisogna mai spingere una persona ad agire in contrasto con i suoi più profondi desideri.
Quando succede, non spezziamo solo la sua volontà, spezziamo la sua anima. Una parte di lei continua ad essere legata a ciò che ha lasciato; è come un buco nero che ingoia le sue energie, la sua creatività, il suo slancio vitale. Anche fra persone che si amano, quella dominante convince l’altra a rinunciare a qualcosa di essenziale. Mi viene in mente il caso di una ragazza profondamente attaccata a suo padre. Il giovane uomo di cui era innamorata, però, non lo poteva sopportare. Le ripeteva che era schiava del complesso di Edipo. Alla fine ha provocato una rottura violenta, e sono andati ad abitare lontano. Ma, nel profondo, la ragazza aveva una nostalgia inguaribile di suo padre e, alla sua morte, è scivolata in una profonda depressione.
Ricordo anche il caso di una donna che, con un’azione continua e martellante, ha convinto il marito a lasciare l’impresa dove lavorava con i fratelli. L’uomo, però, continuava ad avere nostalgia della grande famiglia in cui era vissuto. E più lei lo spronava e lo stimolava ad essere autonomo, più lui diventava indifferente e apatico. Costringere l’altro a fare qualcosa in contrasto coi suoi profondi valori è una tecnica di dominio e produce l’asservimento morale. La usano mafia, organizzazioni criminali e regimi totalitari che chiedono al nuovo adepto di compiere un’azione ripugnante, come uccidere un amico. Se lo fa, egli diventa un criminale ai propri occhi, perde ogni stima morale di se stesso e diventa così un sicario nella mani dei suoi padroni.
Se, anziché schiavizzarla, noi vogliamo far crescere una persona non dobbiamo applicare a lei i nostri criteri di giudizio, i nostri valori. Ma farla parlare, ascoltarla, perché ci riveli che cos’è veramente essenziale per lei. E poi inserirci nel solco dei suoi desideri, delle sue speranze, dei suoi sogni. E stimolarla a fare progetti, aiutandola quando incontra ostacoli ed è presa dallo sconforto. Ma sono pochi che lo fanno. Io, se penso alla mia vita, trovo molte persone che mi hanno chiesto di fare ciò che interessava loro, pochissime che mi hanno chiesto che cosa volevo io ed ancor meno che mi hanno aiutato a realizzarlo.