Ma guarda un po’!
È tutta questione di… ritorno al presente.
Ho sempre sostenuto che si può ritornare sui propri passi, e lo si può fare con chiarezza pubblica, anche se, a volte, è un ritorno che si impone come necessario più che per scelta. È il caso della nostra cara Svezia, che dall’inizio della pandemia ha decantato al mondo la sua originalità rispetto alle misure anti zio Covid-19.
Lo si legge qui.( Coronavirus, la Svezia cambia rotta: via libera a chiusure e multe di Andrea Tarquini-https://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/coronavirus-la-svezia-cambia-rotta-via-libera-a-chiusure-e-multe/ar-BB1cBIZ3?ocid=msedgntp)
Da sempre esiste il mito nell’immaginario dei Paesi mediterranei (anche loro parte dell’Europa che desideriamo e che non avremo se non fra qualche secolo…) della qualità di vita che sperimentano le popolazioni scandinave.
E la Svezia comincia, dunque, a chiudere e lo fa fino al prossimo settembre 2021, prevedendo dunque che nel proprio Paese le circostanze richiedano tempi lunghi e siano complesse. Eppure, continua a comportarsi con originalità, rispetto ad alcuni conterranei scandinavi (Norvegia, Finlandia e Danimarca), perché non stabilisce l’obbligo della mascherina.
Ho quindi l’impressione che in qualche modo e misura gli svedesi abbiano la necessità oltre al compiacimento di essere diversi, forse persino migliori nei loro comportamenti, rispetto ad altri indisciplinati popoli. E, nello stesso tempo, temo anche che sappiano di mentire, altrimenti non avrebbero tentato di affermare, come sempre da parte loro e con una certa superbia, che sono talmente civili da avere un popolo che rispetta la leggi.
Insomma, tutta questa umanità presenta, a qualsiasi latitudine e longitudine, quelle deficienze socio-culturali che l’attuale società del consumo sfrenato, del fai-da-te-perché-tutti-gli-altri-sono-scemi, del distacco quasi totale tra le Istituzioni e i cittadini, alimenta continuamente, in nome del mercato.
Un mercato che sembra essere senza soggetti, come se le sue leggi provenissero da decisioni marziane.
Se non cominceremo ad assumerci le nostre responsabilità, sia come individui che come rappresentanti delle Istituzioni, all’interno di un normale seppure fallibile governo delle leggi (perché questo dovrebbe essere la democrazia, come ha ricordato Joe Biden), penso che andremo tutti a catafascio.
Sta a noi, con la nostra limitata, ma, comunque esercitabile, volontà quotidiana, scegliere.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).