Lo Stato che non rispetta i patti (senza sensi di colpa)
Le leggi retroattive non sono solo ingiuste, ma anche immorali e irrazionali
Francesco Alberoni – Dom, 08/09/2019
La mia collega Cristina Cattaneo, che si occupa di psicoterapia, mi dice che molte nevrosi, sofferenze e sensi di colpa sono dovuti a un errore logico e temporale.
Prendiamo il caso di una madre che non si è trasferita a casa del figlio per curare il nipotino perché era convinta che la suocera non dovesse vivere con la famiglia del figlio. Ma poco dopo il figlio muore e lei si tormenta per non essere andata da lui. Non poteva sapere che il figlio sarebbe morto, si rimprovera qualcosa di cui non può essere colpevole, retrodata un sapere che non conosceva, si dà una colpa che non poteva avere. Un altro caso è quello della madre che si tormenta tutta la vita perché un giorno ha prestato la sua macchina al figlio e lui è morto in un incidente.
La morale razionale che rispetta la sequenza temporale è il fondamento del nostro rifiuto emozionale per tutto ciò che è retroattivo. Il nostro pensiero sano normale, la nostra morale universale, ci impone di rimproverarci solo quello che abbiamo fatto in base alle conoscenze che avevamo allora, non ciò che avremmo conosciuto nel futuro. Non è perciò solo in base a una astratta norma giuridica che le leggi retroattive stridono con la coscienza morale, ma perché sono assurde e ingiuste. E quando incominciano a essere usate dal governo di un Paese, vuole dire che questo si accorge che nel passato ha sbagliato ma non se ne assume la responsabilità e cerca di correggere l’errore «modificando il passato», in realtà colpevolizzando gli innocenti. Una classe politica che viola questi principi producendo leggi retroattive non mantiene gli impegni che ha preso e così rende la gente incerta, paurosa. Essa viola la legge che sempre i romani ci hanno ricordato: pacta sunt servanda.
È quanto sta succedendo in modo sempre più frequente in Italia. Recentemente una sentenza della Corte di giustizia dell’Ue ha richiesto l’Iva alle scuole guida e l’Agenzia delle entrate italiana ha approfittato per imporre l’Iva retroattivamente a chi ha fatto la patente nel passato, quando questa norma non esisteva. Ha cosi colpito le famiglie e i ragazzi disoccupati e più poveri. È un brutto segno di immoralità, cecità e sopruso.