L’Italia a Palermo
È tutta questione di… civiltà.
Si potrebbe parlare a lungo di memoria, ma questa certamente non è la sede adatta. Tuttavia, la realtà ci dice che, in qualsiasi società umana, proprio grazie alla memoria, assistiamo a cambiamenti che spesso definiamo progresso, mentre nei casi in cui tali cambiamenti non si verificano, parliamo di tradizione. Ebbene, questa notizia(Rita Dalla Chiesa: “Sardine? Salvini è stato l’unico a omaggiare mio padre” -La giornalista, figlia del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, difende il leader leghista e tira una frecciatina ai “pesciolini” per quanto successo a Palermo Pina Francone – Mar, 04/02/2020)
“L’unico politico che sia andato a salutare il commissariato di polizia e la lapide di mio padre è stato Matteo Salvini. evidenzia il secondo caso, con il quale una società civile si assume la responsabilità di ricordare un uomo che ha duramente lottato per estirpare atteggiamenti, stili di vita, che il mondo intero definisce mafiosi.
Conosco la Sicilia, ed amo con tutto il mio cuore l’isola, assieme ai suoi abitanti, anche se ne riconosco le responsabilità, specialmente per quello che concerne la carenza del coraggio di cambiare. Qualche cosa è accaduto, nel senso che il Movimento Cinque Stelle, che ora governa assieme al partito che ha avversato durante tutte le sue campagne elettorali, ha ottenuto molte preferenze, senza però cambiare nulla di sostanziale. E, per quanto concerne un certo tipo di destra, non dimentichiamo che il Governatore della Trinacria dirige la regione con i voti, indispensabili per non cadere, del PD.
In questo scenario, mi sembra il minimo leggere che l’arrivo di Matteo Salvini a Palermo, per commemorare il Generale Dalla Chiesa, è stato accolto a furor di popolo, mentre la manifestazione ittica continua a dimostrare la pena intellettuale e morale nella quale siamo ulteriormente caduti in questa nazione.
Il popolo, da nord a sud di questa nazione, come ho già scritto qui, è stanco e lo sarà sempre di più. Ha compreso che le novità dei movimenti politici sono solo espressioni gattopardesche; ha cominciato a rendersi conto che le dinamiche del potere sono sostanzialmente tradizionali, e che per sconfiggere un sistema è necessario prima di tutto averlo intenzionalmente sconfitto nella propria mente, dunque nel proprio cuore.
Ecco perché tutta la comunicazione, che lascia spesso a desiderare, di alcuni politici del centro-destra trova riscontro popolare: i concetti espressi sono quelli comuni a tutti gli uomini e le donne, e che ogni giorno si trovano a combattere contro lo sfascio motivazionale di questa nazione.
Perciò, penso che il successo nei sondaggi del centro-destra continuerà, grazie ai comportamenti ittici, a quelli del PD (sempre più lontano dalle esigenze quotidiane del Paese, e sempre più vicino alle banche e ai finanzieri), e alla discesa vertiginosa della credibilità dei Cinque Stelle.
Staremo a vedere cosa accadrà, e di certo trovo più “interessante” un teatro stracolmo per commemorare il Generale Dalla Chiesa, che altre manifestazioni mediatiche di questo periodo.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).