L’intimità dell’esperienza condivisa
i sono coppie in cui uno sente moltissimo la solitudine e attende in modo angoscioso che ritorni la persona amata.
Francesco Alberoni – Dom, 21/03/2021
Ci sono coppie in cui uno sente moltissimo la solitudine e attende in modo angoscioso che ritorni la persona amata.
Alla base di questo tipo di attesa angosciosa c’è spesso una concezione dell’amore in cui l’altro è sempre pronto a dedicarti il suo tempo. Ci sono delle forme di amore in cui doni tutto e non ti irriti se l’altro ti chiede come hai impiegato il tuo tempo. Ma ci sono molti casi in cui tu, pur amando, vuoi tenere dei rapporti o dei comportamenti riservati perché temi che non vengano capiti, o che possano venire equivocati, o perché vuoi evitare i giudizi. Se quindi sei infastidito se l’altro vuol sapere con chi parli, cosa dici, vuol inserirsi nelle tue telefonate, c’è in questo caso una violazione degli spazi di libertà dell’amore che deve poter essere libero, spontaneo. Chi pretende di sapere tutto, nega questa libertà, si intromette come una spia in territori segreti e neutrali, in fondo vuol dominare l’altro, annientare la sua diversità.
Ma come c’è una intimità dello spazio, c’è anche una intimità del tempo. Due che non si amano o sono in disaccordo stanno malvolentieri vicini, si allontanano, mettono dello spazio e del tempo fra di loro. Gli innamorati si abbracciano stretti stretti quasi a mescolare i corpi e di più quando fanno l’amore. Ma se quella persona invece non ti piace la tieni lontana. C’è anche un tipo di prossimità che consiste nel guardare insieme le stesse cose, lo stesso film, nell’ascoltare la stessa musica. È la prossimità dell’esperienza condivisa, la prossimità delle emozioni. Quando avviene un allontanamento spirituale o fisico i partner smettono di guardare le stesse cose, i loro interessi divergono ed i loro occhi o le loro orecchie cercano cose diverse.