L’Europa orientale sceglie di preservare…

L’Europa orientale sceglie di preservare la civiltà occidentale
di Giulio Meotti – 17 luglio 2017

Pezzo in lingua originale inglese: Eastern Europe Chooses to Keep Western Civilization
Traduzioni di Angelita La Spada

“La maggiore differenza è che in Europa, la politica e la religione sono state separate l’una dall’altra, ma nel caso dell’Islam è la religione che determina la politica.” – Zoltan Balog, ministro ungherese delle Risorse umane.
Non è un caso che il presidente Donald Trump abbia scelto la Polonia, un paese che ha combattuto sia il nazismo sia il comunismo per invitare l’Occidente a mostrare un po’ di buona volontà nella lotta esistenziale contro il nuovo totalitarismo: l’Islam radicale.
“Possedere armi è una cosa e possedere la volontà di usarle è un’altra cosa.” – William Kilpatrick, docente del Boston College.
In un discorso storico accolto con entusiasmo da una gran folla di polacchi e pronunciato prima del vertice del G20 ad Amburgo, il presidente americano Donald Trump ha definito la battaglia dell’Occidente contro “il terrorismo islamico radicale” come il modo per difendere “la nostra civiltà e il nostro modo di vivere”. Trump ha chiesto se l’Occidente abbia la volontà di sopravvivere:
“Abbiamo la fiducia nei nostri valori per difenderli ad ogni costo? Abbiamo abbastanza rispetto verso i nostri cittadini per proteggere i confini? Abbiamo il desiderio e il coraggio di preservare la nostra civiltà, di fronte a coloro che vogliono sovvertirla e distruggerla?”
La domanda di Trump potrebbe trovare una risposta nell’Europa orientale, dove ha scelto di pronunciare il suo discorso incisivo.

TRUMP

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dopo che un attentatore suicida islamista ha ucciso 22 persone che assistevano a un concerto a Manchester, tra cui due polacchi, la premier polacca Beata Szydlo ha detto che il suo paese non sarebbe stato “costretto col ricatto” ad accogliere migliaia di profughi previsti dalla quota stabilita dall’Unione Europea. La premier ha esortato i legislatori polacchi a proteggere il paese e l’Europa dal flagello del terrorismo islamista e dal suicidio culturale:

[Dove state andando?] Dove vai, Europa? Alzatevi in piedi e uscite dal vostro torpore o piangerete ogni giorno i vostri figli”.
Pochi giorni dopo, l’UE ha annunciato di voler avviare una procedura d’infrazione per punire la Polonia, l’Ungheria e la Repubblica Ceca per il loro rifiuto di accogliere i migranti come aveva deciso la Commissione europea secondo uno schema deciso nel 2015.
Dopo il discorso della Szydlo, Zoltan Balog, ministro ungherese delle Risorse umane, ha dichiarato:
“L’Islam è una cultura e una religione importante, che dobbiamo rispettare, ma l’Europa ha una identità diversa, ed è chiaro che queste due culture sono incapaci di coesistere senza conflitto. (…) La maggiore differenza è che in Europa, la politica e la religione sono state separate l’una dall’altra, ma nel caso dell’Islam è la religione che determina la politica”.
Ecco perché Viktor Orban è stato etichettato come un “nemico interno dell’Europa” perché ha indicato chiaramente ciò che il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, non farà mai: “Mantenere l’Europa cristiana”.
Questi discorsi dei dirigenti del gruppo di Visegrad – il gruppo europeo costituito da Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria e Slovacchia – sono solo due esempi delle profonde divisioni ideologiche esistenti fra i paesi dell’Europa occidentale e quelli dell’Europa centrale e orientale.
C’è una crescente tendenza da parte dei leader dei paesi europei del gruppo di Visegrad a raffigurare l’Islam come una minaccia alla civiltà per l’Europa cristiana. Se in Europa occidentale il Cristianesimo è stato messo drasticamente da parte dall’opinione pubblica e soggetto a rigorose restrizioni dalle disposizioni ufficiali dell’UE, in Europa orientale, nuovi sondaggi rivelano che il Cristianesimo è più forte e patriottico che mai. Proprio per questo Trump ha definito la Polonia “la nazione fedele”. Per tale motivo, le riviste cattoliche americane chiedono apertamente se in Europa orientale c’è un “risveglio cristiano”. La Slovacchia ha approvato una legge per evitare che l’Islam diventi una religione ufficiale dello Stato.
Questi paesi dell’Europa centrale e orientale sanno che il multiculturalismo dell’Europa occidentale è stato innanzitutto una ricetta per gli attacchi terroristi. Come osserva Ed West di The Spectator:
“Ovviamente non per tutta l’Europa. I paesi dell’Europa centrale, soprattutto Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, restano largamente al riparo dalla minaccia terroristica, nonostante la prima sia in particolare un attore principale della NATO in Medio Oriente. E proprio perché le ragioni di questo sono così ovvie che non possono essere menzionate. In Polonia, i musulmani sono lo 0,1 per cento della popolazione, la maggior parte dei quali proviene da una comunità tatara da tempo stabilita nel paese. In Gran Bretagna, i musulmani sono il 5 per cento; in Francia , il 9 per cento e a Bruxelles il 25 per cento, e queste cifre stanno aumentando”.
Ciò che qui è presumibilmente “ovvio” è che la Polonia e l’Ungheria non sono state colpite da attentati terroristici di matrice islamica perché ci sono pochissimi musulmani, mentre è esattamente il contrario in Belgio e nel Regno Unito. L’Europa probabilmente sarebbe stata più sicura se avesse seguito l’esempio dell’Europa orientale.
I paesi dell’Europa orientale non solo mostrano una maggiore comprensione della cultura occidentale rispetto ai paesi dell’Europa occidentale, ma finora sono anche stati più generosi con la NATO, il baluardo della loro indipendenza e sicurezza. Cultura e sicurezza vanno di pari passo: se si prende sul serio la propria cultura e la propria civiltà, si è pronti a difenderle.
Una rapida occhiata alla spesa militare dei membri della NATO in percentuale al PIL mostra che la Polonia raggiunge l’obiettivo del 2 per cento, a differenza di tutti i paesi membri dell’Europa occidentale. Solo cinque dei 28 Stati membri della NATO – Stati Uniti, Grecia, Polonia, Estonia e Regno Unito – soddisfano l’obiettivo di spesa del 2 per cento. E dove sono la Francia, il Belgio, la Germania e i Paesi Bassi?
“A differenza della maggior parte dei paesi europei membri della NATO,” ha spiegato Agnia Grigas, senior fellow presso il Consiglio atlantico, “la Polonia, negli ultimi due decenni, ha considerato con coerenza la difesa come una questione prioritaria e di conseguenza è diventata lentamente e progressivamente una colonna portante della sicurezza europea”. La Polonia – a differenza del Belgio, dell’Italia e di altri paesi europei – non è una “parassita” ma un partner affidabile per il suo alleato americano. Varsavia ha offerto la sua leale collaborazione agli Stati Uniti sia in Afghanistan sia in Iraq, dove le sue truppe hanno combattuto i talebani e contribuito a rovesciare Saddam Hussein.
Non è un caso che il presidente Donald Trump abbia scelto la Polonia, un paese che ha combattuto sia il nazismo sia il comunismo per invitare l’Occidente a mostrare un po’ di buona volontà nella lotta esistenziale contro il nuovo totalitarismo: l’Islam radicale.
“L’Occidente continuerà ad avere per molto tempo il vantaggio militare, ma possedere armi è una cosa e possedere la volontà di usarle è un’altra cosa”, ha scritto William Kilpatrick, docente del Boston College. “L’Occidente è forte militarmente, ma debole ideologicamente. Manca di fiducia nella sua civiltà”.
Ecco perché è di vitale importanza che i paesi dell’Europa orientale continuino a essere una forte voce di dissenso nel progetto dell’UE. Potrebbero offrire proprio quella fiducia culturale che manca decisamente ai burocrati europei, mettendo in pericolo la stessa Europa.

Giulio Meotti, redattore culturale del quotidiano Il Foglio, è un giornalista e scrittore italiano.