𝐋’𝐞𝐫𝐛𝐚 𝐯𝐨𝐠𝐥𝐢𝐨 𝐞 𝐥𝐚 𝐬𝐨𝐜𝐢𝐞𝐭𝐚̀ 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐨𝐛𝐛𝐥𝐢𝐠𝐨
Indovina indovinello, cosa mancava all’appello e alla filiera dopo i diritti omo-trans, l’utero in affitto, le applicazioni gender, l’aborto, l’eutanasia, lo ius soli? Ma la droga, perbacco.
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L’erba voglio e la società dell’obbligo
Indovina indovinello, cosa mancava all’appello e alla filiera dopo i diritti omo-trans, l’utero in affitto, le applicazioni gender, l’aborto, l’eutanasia, lo ius soli? Ma la droga, perbacco. Mancava un grano al rosario progressista della sinistra, e in particolare al Pd che è un partito radicale a scoppio ritardato; e puntualmente è arrivato a colpi di firme sulla cannabis.
Riciccia per l’ennesima volta la battaglia per la sua legalizzazione, ora in forma di referendum. Una proposta proteiforme e reiterata che si modifica di volta in volta secondo le circostanze e le opportunità del momento, ponendo l’accento ora su uno ora su un altro aspetto. Stavolta l’ariete per sfondare la linea è la coltivazione di canapa o marijuana a scopo terapeutico. Chi è così disumano da opporsi al caso limite di un malato che usa la droga e se la fa crescere in giardino per lenire le sue sofferenze e curare i suoi mali? Poi sotto la pancia delle greggi, come fece Ulisse con Polifemo, passa di tutto: non solo leggi per malati e sofferenti e ben oltre le rigorose prescrizioni e certificazioni mediche sull’uso terapeutico di alcune sostanze o erbe.
Curioso questo paese che non consente i minimi margini di libertà e di dissenso nelle cure e nei vaccini per il covid, anzi perseguita e vitupera chi non si allinea e poi permette che ciascuno sia imprenditore farmaceutico di se stesso e si fabbrichi e si coltivi la sua terapia lenitiva direttamente a casa sua… L’autoritarismo vaccinale si trasforma in autarchia terapeutica se di mezzo c’è la cannabis. È il green pass al contrario: il pass per consumare green, cioè erbe “proibite”.
Ma non è di questa ennesima battaglia, a cui ci siamo già più volte dedicati in passato, che vorrei parlarvi; bensì di quella filiera, di quel presepe di leggi, referendum e diritti civili di cui fa parte e che compone un mosaico dai tratti ben precisi. Ogni volta ci fanno vedere solo un singolo caso di un singolo problema portato all’estremo e noi dobbiamo pronunciarci come se fosse un fatto a sé, o un caso umano, indipendente dal contesto. E invece bisogna osservarli tutti insieme, perché solo così si compone la strategia e l’ideologia e prende corpo il disegno che ne costituisce il motivo ispiratore, l’ordito e il filo conduttore. È solo cogliendo l’insieme che si vede più chiaramente dove vanno a parare questi singoli tasselli o scalini, verso quale tipo di società, di vita, di visione del mondo ci stanno portando.
Qual è il filo che le accomuna, la linea e la strategia che le unisce? Per dirla in modo allegorico e favoloso, è l’Erba Voglio. Avete presente la favola dell’erba voglio del principino viziato che vuole continuamente cose nuove e si gonfia di desideri sempre più grandi? Ecco, l’erba voglio è la nuova ideologia permissiva, soggettiva e trasgressiva su cui è fondato tutto l’edificio di leggi, di proposte, di riforme. Il filo comune di queste leggi è che l’unico vero punto fermo della vita, l’architrave del diritto e della legge è la volontà soggettiva: tu puoi cambiar sesso, cambiare connotati, mutare stato, territorio e cittadinanza, liberarti della creatura che ti porti in corpo o viceversa affittare un utero per fartene recapitare una nuova, puoi decidere quando staccare la spina e morire, decidere se usare sostanze stupefacenti e simili. Tu solo sei arbitro, padrone e titolare della tua vita e del tuo mondo; questa è la libertà, che supera i limiti imposti dalla realtà, dalla società, dalla natura, dalla tradizione. E non importa se ogni tua scelta avrà poi una ricaduta sugli altri e sulla società, su chi ti è intorno, su chi dovrà nascere o morire, sulla tua famiglia, sul tuo partner, sulla tua comunità, sulla tua nazione. Il tuo diritto di autodeterminazione è assoluto e non negoziabile, e viene prima di ogni cosa.
Ora, il lato paradossale di questa società è che lascia coltivare, in casa, l’Erba Voglio ma poi dà corpo a un regime della sorveglianza e del controllo ideologico, fatto di censure, restrizioni e divieti. Liberi di farsi e di disfarsi come volete, non liberi però di disubbidire al Moloch del Potere e ai suoi Comandamenti pubblici, ideologici, sanitari, storici e sociali.
Anarchia privata e dispotismo pubblico, soggettivismo e totalitarismo, Erba Voglio e Pensieri scorretti proibiti, Erba voglio e divieto di libera circolazione.
Ma le due cose non sono separate, estranee l’una all’altra e solo casualmente e contraddittoriamente intrecciate. La libertà nella sfera dell’io fa da contrappeso, lenitivo e sedativo della coazione a ripetere e ad allinearsi al regime della sorveglianza. Ci possiamo sfogare nel privato di quel che non possiamo mettere in discussione nella sfera pubblica. Porci comodi nella tua vita singola in cambio di riduzione a pecore da gregge nella vita global. Puoi sfasciare casa, famiglia, nascituri, te stesso e i tuoi legami ma guai se attenti all’ordine prestabilito e alle sue prescrizioni tassative. Liberi ma coatti.
La droga libera è oppio dei popoli e cocaina degli individui, narcotizza i primi ed eccita i secondi; aliena entrambi nell’illusione di renderli più liberi, li rende schiavi mentre illude di renderli autonomi. Benvenuti nella società dell’erba voglio e dell’obbligo di massa.
MV, La Verità (17 settembre 2021)