Le Olimpiadi cinesi “prive di morale”
di Gordon G. Chang 30 novembre 2021
Pezzo in lingua originale inglese: China’s ‘Morally Bankrupt’ Olympics
Traduzioni di Angelita La Spada
La scomparsa avvenuta questo mese della star del tennis Peng Shuai ha indotto molte persone in tutto il mondo a mettere in discussione lo svolgimento dei Giochi Olimpici Invernali 2022 in programma a Pechino. L’inizio dei Giochi è previsto per il 4 febbraio.
È giunto il momento che il mondo affronti la realtà del Partito Comunista Cinese e l’orribile sistema che ha costruito. C’è solo una scelta corretta: spostare le Olimpiadi.
Ci sono molte ragioni per boicottare o per spostare le Olimpiadi da Pechino. (…) Naturalmente, nessun gruppo dirigente che orchestra stupri, schiavitù, detenzioni di massa, torture, uccisioni e espianti di organi dovrebbe essere autorizzato, tra le altre cose, ad ospitare eventi sportivi internazionali.
Il Comitato Olimpico Internazionale sostiene che queste atrocità non sono di sua competenza. Eppure, la tutela degli atleti lo è. La detenzione di Peng ci dice che gli atleti non saranno al sicuro in Cina. I Giochi, dopo tutto, riguardano principalmente i partecipanti e la loro sicurezza personale deve essere la preoccupazione primaria.
Seppur in questa fase avanzata, bisognerebbe boicottare o spostare i Giochi Olimpici dalla Cina.
La scomparsa avvenuta questo mese della star del tennis Peng Shuai ha indotto molte persone in tutto il mondo a mettere in discussione lo svolgimento dei Giochi Olimpici Invernali 2022 in programma a Pechino. L’inizio dei Giochi è previsto per il 4 febbraio.
Quindi, solo chi è privo di morale potrebbe pensare che sia una buona idea consentire al regime cinese che prende ostaggi, protegge gli stupratori e si macchia di genocidio di ospitare questa competizione sportiva.
È giunto il momento che il mondo affronti la realtà del Partito Comunista Cinese e l’orribile sistema che ha costruito. C’è solo una scelta corretta: spostare le Olimpiadi.
Per decenni, le persone hanno trascurato i grandi crimini del comunismo cinese perché avevano la speranza che, col tempo, si evolvesse e diventasse benigno. Quando il “riformatore” Deng Xiaoping mise ai margini Hua Guofeng, il successore prescelto da Mao Zedong, e organizzò alla fine del 1978 lo storico Terzo Plenum, gli stranieri pensavano di vedere una diversa, e di gran lunga superiore, “Nuova Cina”.
In effetti, quando il Partito Comunista lanciò la gaige kaifang – la politica di “riforma e apertura” – il regime moderò la sua politica estera e allentò o eliminò i controlli sociali totalitari. Allora, dominava l’ottimismo.
Ma ora non più. L’attuale governante ha invertito le tendenze che molti stranieri, così come lo stesso popolo cinese, hanno accolto con favore. Il gruppo dirigente, mai benevolo, è diventato ancora più mostruoso sotto Xi Jinping.
E poi entra in gioco la signora Peng, eroina dello sport e beniamina del pubblico cinese. Il 2 novembre, la donna ha pubblicato su Weibo, spesso definito il Twitter cinese, un’accusa secondo cui Zhang Gaoli, con l’aiuto di sua moglie, l’ha costretta a fare sesso.
Tale accusa non ha precedenti nella storia della Repubblica Popolare Cinese. Zhang era un tempo un alto dirigente, un vice premier che ha anche fatto parte dal 2012 al 2017 del Comitato permanente del Politburo del Partito Comunista, il più alto organo direttivo del Paese.
Il post di Peng Shuai è stato rimosso nel giro di mezz’ora e la due volte campionessa di doppio del Grande Slam, a Wimbledon nel 2013 e degli Open di Francia nel 2014, è scomparsa.
Il 17 novembre, China Global Television Network (CGTN), il braccio internazionale dell’emittente statale cinese China Central Television, ha pubblicato il testo di un’e-mail, in inglese, presumibilmente scritta da Peng. In quel messaggio, correttamente definito da molti come “inquietante”, la tennista ha scritto che stava “bene”. La giocatrice ha inoltre affermato che anche la “notizia” diffusa dalla Women’s Tennis Association “compresa l’accusa di violenza sessuale, non è vera”. Quasi nessuno crede che il messaggio sia autentico e non sia il risultato di una coercizione.
Successivamente, il 19 novembre un commentatore della CGTN ha postato su Twitter tre foto di Peng presumibilmente pubblicate per la prima volta dall’amico della star del tennis sulla popolare app cinese WeChat. La campionessa sembra felice nelle foto, mentre gioca con un gatto e degli animali di peluche, incluso un panda.
Poi, il 19 novembre, Hu Xijin, direttore del tabloid Global Times del Partito Comunista ha affermato su Twitter che Peng “apparirà presto in pubblico e parteciperà ad alcune attività”.
Hu è stato preveggente. Il giorno seguente, ha pubblicato due video che volevano dimostrare la presenza della tennista in un ristorante, a novembre. La conversazione al tavolo sta a indicare che i video erano stati girati il 20 novembre. Tuttavia, la conversazione è ampollosa e ovviamente messa a punto per evidenziare la data in cui doveva aver avuto luogo.
Infine, Hu ha pubblicato un video di una sorridente Peng che assiste a un torneo di tennis a Pechino, presumibilmente girato la mattina del 21 novembre.
La tennista non è l’unica figura di alto profilo ad essere trattenuta negli ultimi mesi. L’uomo d’affari Jack Ma, i giornalisti partecipativi Zhang Zhan e Chen Qiushi e la celebrità Zhao Wei sono tutti scomparsi. Si consideri questo uno schema.
La Cina di Xi Jinping è molto più coercitiva e reticente rispetto alla Cina dei tre decenni precedenti, e ciò indica che il regime sta tornando ai suoi vecchi metodi. Mao e il suo ammiratore Xi riflettono la vera natura del comunismo cinese.
Quel regime, ora dominato da Xi Jinping, è una minaccia per gli atleti che vanno in Cina per partecipare alle gare olimpiche, come dimostra l’episodio di Peng Shuai. “Gli atleti sono utili al Partito Comunista purché siano strumenti dello Stato”, ha detto al Gatestone Cleo Paskal della Foundation for Defense of Democracies. “Se cercano di essere individui, diventano un ostacolo. Lo Stato distruggerà l’individuo se quella persona rappresenta un rischio per il Partito”. Come osserva la Paskal, che è anche associate fellow presso la Chatham House, Peng rappresenta ora un rischio per il regime.
Ecco perché il regime farà in modo che Peng ritratti pubblicamente le accuse o la distruggerà. L’individuo non significa nulla nell’attuale sistema cinese. Troppe volte la televisione di Stato ha mandato in onda raccapriccianti confessioni di individui che sono ovviamente prostrati.
Il 18 novembre, il presidente Joe Biden, rispondendo a una domanda di un giornalista nello Studio Ovale, ha detto che stava considerando la possibilità di un boicottaggio diplomatico dei Giochi Olimpici di Pechino. Il senatore Tom Cotton, repubblicano dell’Arkansas ha appena chiesto “un boicottaggio totale”.
Ci sono molte ragioni per boicottare o per spostare le Olimpiadi da Pechino. Finora i sostenitori di tali azioni si sono concentrati sulle politiche di genocidio del Partito Comunista contro gli uiguri e altre minoranze turche e sui suoi altri crimini contro l’umanità. Naturalmente, nessun gruppo dirigente che orchestra stupri, schiavitù, detenzioni di massa, torture, uccisioni e espianti di organi dovrebbe essere autorizzato, tra le altre cose, ad ospitare eventi sportivi internazionali.
Il Comitato Olimpico Internazionale sostiene che queste atrocità non sono di sua competenza. Eppure, la tutela degli atleti lo è. La detenzione di Peng ci dice che gli atleti non saranno al sicuro in Cina. I Giochi, dopo tutto, riguardano principalmente i partecipanti e la loro sicurezza personale deve essere la preoccupazione primaria.
La Paskal rileva che lo svolgimento dei Giochi in Cina va contro l’intero concetto di competizione olimpica. “Le Olimpiadi riguardano gli individui che cercano di dare il meglio di sé”, afferma. “Questo è in antitesi con il Partito Comunista, che parla di sottomissione dell’individuo agli obiettivi dello Stato”.
Seppur in questa fase avanzata, bisognerebbe boicottare o spostare i Giochi Olimpici dalla Cina.
Gordon G. Chang è l’autore di “The Coming Collapse of China”, è Distinguished Senior Fellow presso il Gatestone Institute e membro del suo comitato consultivo.